giovedì 29 dicembre 2011

Anche quando non succede niente succede sempre qualcosa

Oggi mi sento di ringraziare una persona che durante un mio sfogo mi ha semplicemente scritto queste parole:


"...Certo che è comprensibile la voglia di mandare tutto all'aria ma sono altrettanto certo che non lo farai: siete troppo forti e la "posta in gioco" è troppo alta. Se posso fare un paragone un uomo di montagna come te lo sa benissimo che la vetta magari è vicina, dietro una curva del sentiero o sopra le nuvole...la fatica è tanta e l'ultimo sforzo è il più terribile ma il panorama poi ripaga di tutto. OK, lo so, ho scritto una banalità ma mi piaceva l'immagine per te che sei amante delle montagne e per il tuo bimbo che è più montanaro di te! Allenati allenati, che poi dovrai stargli dietro sulle Dolomiti...e non sarà facile!!!"


E ha concluso con questa frase "rubata" da un palazzo di Nizza:

Anche quando non succede niente succede sempre qualcosa



Grazie Ale... Non è una banalità quel paragone soprattutto per me che sto vivendo questo percorso come una camminata in montagna.

venerdì 23 dicembre 2011

Il sogno

Stanotte, per la prima volta, è toccato a me sognare il piccolo R.

"Eravamo in una grande sala. Spaziosa. Il pavimento era simil marmo. Le mattonelle erano giallo ocra chiaro con tanti puntini più scuri. Le pareti mi pare fossero gialle o un colore tendente al verde. Le porte marroni. 
Entra da una porta il mio titolare con in mano tre giochi: un triciclo a due ruote ma senza pedali in legno chiaro, un monopattino sempre in legno chiaro e un orsacchiotto di peluches begiolino chiaro.
Gli vado incontro e lo ringrazio e successivamente mi dirigo verso R.
Era tanto piccolo fisicamente, forse più piccolo dell'età che ha.
L'ho messo seduto sul triciclo a due ruote che vagamente ricordava un monopattino.
Ma lui non riusciva a muoversi. Rimaneva fermo e non riusciva a spingere con le gambe. Gli era venuto il broncio. Non era felice. 
Ho preso così il monopattino.
La base d'appoggio per il piede era molto larga. L'ho fatto sedere e l'ho spinto per tutta la sala. Ho preso poi l'orsacchiotto di peluches e gliel'ho messo dietro la schiena con le zampe che gli circondavano la pancia. Lui a quel punto mi ha guardato e un sorriso ha preso il posto del broncio. Sono tornato a spingerlo per tutta la stanza e lui era felice". 
Poi mi sono svegliato.

Ieri sera sono stato al telefono un'ora con i miei zii.
Abbiamo parlato di molte cose, abbiamo ricordato un mio famoso tema che avevo scritto quando era più piccolo: "Le montagne sono verdi". Questo è quanto avevo scritto su un foglio di carta. Niente più.
Avevo rimosso questa cosa, ma quando la zia me l'ha detta, lentamente i ricordi sono riaffiorati. Ricordo ancora quello che è successo dopo... ahahahahahahahah
Sta di fatto che ieri sera la telefonata mi ha lasciato un unico pensiero: il nostro piccolo è la; sereno e felice perché lui non ha ricordi diversi da quello che ha vissuto fino ad ora. Per lui quella è la vita e la serenità.
Questo da un lato mi fa stare meno male e mi fa guardare avanti con fiducia. Domani quando lui sarà con noi sarà tutto ancora meglio. Sarà come aver vinto la lotteria per lui e tutto questo perché finalmente vivrà le emozioni che un papà e una mamma possono fargli vivere. Vivrà la SUA vita.
Coraggio piccolo R. e coraggio Marcello e Silvia, ancora un piccolo sforzo e poi tutti e tre saremo sotto lo stesso tetto.
E ricordiamo sempre che: le montagne sono verdi!

mercoledì 21 dicembre 2011

Strani eventi

Fa davvero freddo a Milano in questi giorni, certo non come in Kyrgyzstan dove sono previsti fino a -18 gradi. La webcam su Bishkek non trasmette più nulla. E' tutto nero da tre giorni ormai. Penso che il freddo abbia creato qualche piccolo problema alle apparecchiature elettroniche.
Il cielo sopra Milano ogni mattina ultimamente è sempre "limpido"; in lontananza da sopra le montagne innevate si vedono i nuvoloni bianchi arrivare. E' tre giorni che vedo un'alba spettacolare che mai pensavo di poter vedere in città.
Stamattina è stato fantastico. Il cielo era rosso fuoco. Sembrava un tramonto più che un alba e le nuvole in lontananza contrastavano con il grigio bluastro questo rosso e i colori mischiati insieme creavano una sorta di mare rosso mosso da delle onde grigio bluastro.
Stavo dedicando questo spettacolo a R. e Silvia e mentre stavo "parlando" con R., ecco che uno stormo di uccelli completamente bianchi si alzano in volo da un campo.
Non so che uccelli fossero. Sembravano colombe per quanto erano bianche...
Mi sono chiesto se stessi sognando o fossero vere. 
E se fossero state davvero colombe? La mente non può che ritornare a quella famosa predica della notte di Pasqua e a quel famoso martedì dopo Pasqua quando ci hanno convocato a Piacenza.
Chissà... Ogni giorno la speranza che sia quello buono non ci abbandona. 
Penso che ormai per Natale non riceveremo più nessuna notizia, ma magari per fine anno... chi lo sa.
Già, Natale; in Kirgyzstan non lo festeggiano, ma l'albero di Natale il presidente e il primo ministro l'hanno fatto fare per tutti i bambini disabili e per quelli negli orfanotrofi. Mi sento di ringraziarli!

sabato 17 dicembre 2011

"perché la vita va avanti..."

Il conto alla rovescia è finito, il timer indica 00.00.00; la bomba è esplosa.
Durante questo percorso ne ho e abbiamo sentite tante. Le ultime in ordine di tempo, settimana scorsa, quando mi sono sentito dire: "la vita va avanti... finchè va avanti", oppure che: "dovete pensare che prima o poi partirete, guardate me, ci ho impiegato 5 anni ai miei tempi". Ma chi se ne frega mi viene voglia di rispondere; innanzitutto ai tuoi tempi le cose erano completamente diverse e secondo, la tua risposta è fuori luogo dato che noi avevamo chiesto tutt'altro.
Per quanto riguarda la prima affermazione, invece, direi che non è vero che la vita va vanti... Facendo mio il titolo di una canzone, direi: LA VITA E' ADESSO, e nonostante tu abbia vissuto quello che hai vissuto fino a poco tempo fa, mi stupisce che non lo capisca.
La vita è adesso, va vissuta giorno per giorno. Ogni giorno potrebbe essere l'ultimo per cui è giusto viverla come ho voglia. Voglio essere felice, voglio essere incazzato, voglio essere triste, voglio fare questa cosa, voglio fare l'altra, non voglio andare di qui, non voglio fare..., voglio essere..., non voglio essere...
Quello che per te è importante non è detto che lo sia per me. Come è vero che quello che per me è importante non è detto che lo sia per te e come io lascio vivere a te la tua vita senza permettermi di dire cosa avrei dovuto fare, sarebbe giusto che chiunque accetti il modo in cui io ho deciso di vivere la mia. In fin dei conti non sto facendo del male a nessuno. Nel caso, se proprio proprio, solo a me stesso. Che poi NON è ASSOLUTAMENTE vero perché da quando vivo questa esperienza mi sento la persona più fortunata e felice della terra. Essere felici non vuol dire solamente gioire. Si è felici quando nella propria vita si è raggiunto lo scopo che si è prefissato e lentamente noi lo stiamo raggiungendo e quello che stiamo vivendo giorno dopo giorno e il modo in cui lo viviamo è solo nostro e ci permette di andare avanti.

A volte basterebbe non aprire bocca. A volte una parola detta può fare male più di mille silenzi.
Io ascolto, taccio, metabolizzo, faccio finta di niente.
Penso a domani quando qualcuno potrebbe dirmi in presenza di mio figlio: "beh se chi l'ha messo al mondo era così non mi stupisco che lui sia uguale". Penso a come dovrò rispondere. Di getto mi verrebbe voglia di vomitargli addosso tutto quello che penso, ma poi a chi farebbe bene? Forse a me, ma non a mio figlio. Dosare le parole. Dare delle certezze con una stretta di mano, dire le cose in maniera pacata anche se sputeresti in faccia a chi hai di fronte, sarà l'arma migliore.
E quindi taccio anche perché in fin dei conti a te ci tengo, per cui non posso chiuderti la porta in faccia e prendo il lato positivo anche di quella affermazione: mi aiuta a trovare l'autocontrollo per un domani.
Ma stamattina non ce l'ho più fatta a tenere tutto dentro. E' dalle 6 che ci penso e come è ovvio quando succede che inizio a pensare ecco che tutto esce. Gli occhi si inumidiscono e ho bisogno di sfogarmi e lo faccio in questo mio angolo in cui un domani rileggendo, potrò solamente sorridere. Ma finalmente adesso che l'ho fatto sto meglio.
Certo avrei potuto rispondere così al momento, ma a che pro. So cosa vuol dire sentirsi male dentro e so cosa vuol dire vedere star male una persona quando dici le cose per fare male. Ho sempre davanti agli occhi quelli di Silvia e quello sguardo nessuno mai lo potrà cancellare.

Per cui avanti così, la vita è adesso

"... sei tu che spingi avanti il 
cuore ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro
sei tu nel tempo che ci fa più grandi
e soli in mezzo al mondo
con l'ansia di cercare insieme
un bene più profondo
e un altro che ti dia respiro
e che si curvi verso te
con un'attesa di volersi di più
e non capir cos'è
e tu che mi ricambi gli occhi
in questo istante immenso
sopra il rumore della gente
dimmi se questo ha un senso... "

giovedì 15 dicembre 2011

I primi regali

"Ciao piccolo grande R., come stai? Ho visto che nel paese in cui vivi è tutto bianco. Ci sono poche persone che camminano per strada, per cui immagino faccia particolarmente freddo.
L'albero nella piazza con tutte le decorazioni è finito da un paio di giorni. Chissà se dalla finestra della tua casa riesci a vederlo.
Stamattina mentre stavo bevendo e mangiando un po' di biscotti mi sono incantato a guardare un cammioncino che ti è stato regalato da un collega della zia. E' troppo bello. E' blu, rosso e giallo; forse è addirittura più grosso di te. E' un gioco tipicamente estivo. Lo si usa solitamente in spiaggia quando si è al mare per giocare sulla sabbia. Naturalmente lo potrai usare quando vorrai. Ai miei tempi certe cose non c'erano nemmeno. Solitamente quando vedo altri bambini giocare con questa cosa non mi soffermo più di tanto ad osservarli. Stamattina invece ero troppo imbambolato e avevo addirittura la bavetta intorno alla bocca. La mamma ha dovuto asciugarmela con un tovagliolino.
Già cosa sono mare e sabbia? Il mare è una grossa distesa d'acqua dove i bambini come te e anche più grandi entrano per giocare. La sabbia invece è una grossa distesa di polvere sulla quale cammini o giochi.
Il cammincino invece è una specie di scatola con le ruote che trasporta delle cose da un posto all'altro. Cose tipo i vestiti, giocattoli, pappa e altro ancora...
A proposito di regali posso dirti che ne sono arrivati altri oltre al cammioncino. E' arrivata una scatola piena di vestiti. C'è un giaccone pesante, una tuta, due magliette con le maniche lunghe, e un golfino di lana. Tutto veste fino ai 4 anni, a parte il golfino che è una taglia inferiore. Speriamo possa sfruttare anche questo.
Volevamo mandartelo insieme ad altre cose, ma ci è stato detto di aspettare gennaio.
Poi la mamma ti ha comperato la stazione del treno con il trenino e il capostazione. Già il treno che cosa è? E' un mezzo di trasporto molto grosso. C'è una grossa scatola con le ruote che ne traina altre. In queste scatole ci sono sedute le persone che vengono trasportate da un posto all'altro. La stazione è una specie di casa dove le persone aspettano che arrivi il treno. Poi ci sono anche treni che trasportano cose tipo il cammioncino, ma in quantità maggiore. Capito?
L'altra notte la mamma ha sognato che era a spasso insieme alla coppia che è venuta a trovarci domenica: i genitori del tuo amico B. Erano alla disperata ricerca di un iphone per te e per lui. Sono scoppiato a ridere quando me l'ha detto. L'iphone è una scatoletta piccola piccola con un pulsantino. Quando lo premi diventa tutto colorato. Se con il dito tocchi una serie di numeri colorati riesci poi a parlare con altre persone. Ma qui mi sembra che si sta andando troppo oltre con la fantasia. 
Però sono un po' invidioso... La mamma a me non l'ha mai fatto comperare mentre lo sta già sognando per te. Però hai una mamma davvero troppo simpatica...
Cosa sono i sogni? Bella domanda. E' stata data una definizione da persone che hanno studiato più di me che se però te la dicessi ti lascerebbe con altre domande alle quali difficilmente adesso riuscirei a risponderti. Io ho un'idea tutta particolare dei sogni, ma dirtela adesso ti metterebbe ancora più confusione nella testa. Quindi, diciamo che i sogni sono quello che potrebbe succedere nella tua vita e di notte mentre dormi la tua testa te lo fa vedere.
Adesso ti saluto piccolo mio penso dovrai prepararti per il sonnellino pomeridiano. Spero tu faccia dei bellissimi sogni.
ciao dal tuo papà"

lunedì 12 dicembre 2011

C'era un paese lontano lontano...

Ieri ci siamo incontrati con una coppia che deve partire con noi...
Abbiamo passato una piacevole giornata. Si è parlato di tutto un po' e se devo essere sincero, molto poco della situazione che stiamo vivendo.
Durante il pranzo mi è tornato in mente l'8 di ottobre quando ci eravamo tutti ritrovati a Piacenza per l'incontro con la psicologa dell'ente.
Noi tutti avevamo scritto un qualcosa per rappresentare quanto stiamo vivendo, e loro avevano scritto una filastrocca che ci aveva colpito particolarmente.
Ieri gli ho chiesto se potevo pubblicarla sul blog. Loro gentilmente hanno acconsentito...
Speriamo di poterla leggere presto ai nostri figli.


C'era un paese lontano lontano
era un paese un po' fuori mano
il suo nome non avevamo mai sentito
e temevamo di non avere ben capito
poi di quel luogo abbiamo imparato tutto:
i monti e i boschi, ogni angolo bello e brutto.
Bimbo nostro, vivevi laggiù....

E noi che ancora non ti conoscevamo
a te tutti i giorni sempre pensavamo;
ma quanti ostacoli c'erano in mezzo...
giudici e scartoffie ci han fatto sudare per un bel pezzo!
Però nulla ha potuto fermare l'amore
che anche a distanza ci legava al tuo cuore.
Bimbo nostro, vivevi laggiù...

Volando nei cieli poi siamo arrivati
e tu, come se ci avessi da sempre aspettati,
sorridendo ci hai teso la mano
pronto a sognare di un mondo lontano:
in Italia hai ritrovato monti e boschi e hai scoperto un mare blu...
ma tutto è più bello perchè ci sei tu!
Bimbo nostro che ora vivi quaggiù...

Paolo e Elena,
Piacenza, 8 ottobre 2011

domenica 11 dicembre 2011

La frase del giorno

"E' meglio stare in silenzio e passare per degli scemi, piuttosto che aprire la bocca e dimostrare di esserlo..."

giovedì 1 dicembre 2011

il mio diario 1/12/2011

Apro gli occhi come al solito qualche minuto prima che suoni la sveglia. Mi ritrovo tra le mani un piccolo peluches di Koala, un regalo che ho fatto a Silvia martedì sera dopo un inizio di settimana abbastanza tormentato...
Voglia di alzarmi zero. Sono stanco faccio fatica a uscire dal letto ma la giornata in fin dei conti deve iniziare.
Solita routine: bagno - cucina per preparare la colazione - camera per disfare il letto - cucina per chiedere aiuto al nostro ormai compagno di viaggio Santo Espedito.
La sua immaginetta è a fianco alla foto del piccolo R. C'è anche quella di Giovanni Paolo II, c'è un orsacchiotto di peluches che tiene tra le braccia la foto del nostro piccolo, una macchinina che in qualche modo ci immaginiamo possa portarci a breve dal nostro piccolo, due pupazzetti di barbapapà, una "smile" a forma di angelo, un biglietto di auguri di Natale dello scorso anno molto particolare e una busta di semi di cavolo gentilmente regalata da i genitori di C., la futura fidanzata di "quel gran figo di vostro (nostro) figlio" :) come augurio.
Stamattina è stato diverso. Ho sentito una strana cosa salirmi dentro. Non la sentivo così da quando il 12 luglio ci hanno dato la foto del nostro piccolo. Mi metto a leggere la preghiera esprimendomi al plurale e non più al singolare. Sento i brividi salire e in casa nonostante tutto si sta abbastanza bene.
Esco di casa alla solita ora, apparentemente calmo e sereno. Il cielo ha un colore strano, azzurro con delle sfumature lilla. Ormai tutte le mattine lo guardo e cerco di immaginare se a 6000 km di distanza ci sia lo stesso cielo. Forse si ma con 5 ore di ritardo rispetto a noi.
Entro in ditta. In un attimo è scesa la nebbia. Sento gli aerei volare sopra la testa ma non li vedo. Apro internet, mi collego alla webcam su Bishkek e vedo che c'è una bellissima giornata di sole.
Ore 12,15 dopo una mattinata passata a diventare matto dietro troppe cose, mi collego a gmail e...
Non ci potevo credere: alle 11,51 era arrivata la mail che tanto aspettavamo. Il nostro ente come gli altri due enti che operano in Kyrgyzstan è stato accreditato; viene riportato un periodo per la probabile partenza. Non la voglio scrivere per scaramanzia ma se fosse vero sarebbero passati esattamente 9 mesi da quando ci hanno detto che c'era un bambino per noi.
Dopo aver letto la mail chiamo Silvia... Spettacolare la sua reazione, mi sarebbe piaciuta vederla in quel momento.
Mentre sto scrivendo mi cade l'occhio sul titolo di questo post, e cosa vedo? Il famoso numero 12... 12 come la data dell'abbinamento, 12 come la data in cui tutte le notizie fino ad oggi sono arrivate.
Per alcuni questa potrebbe essere una notizia come un'altra e per alcune coppie che leggiamo su un forum c'è pure spazio per del vittimismo (dovevamo partire a luglio e invece siamo ancora qui...).
E' vero siamo ancora qui ma senza questo benedetto accreditamento chissà per quanto tempo saremmo restati ancora qui. Ora c'è una nuova meta e non voglio illudermi troppo, ma non mi stupirei se entro fine anno ci venisse comunicata anche una data. Io ce l'ho in testa questa data ma non la dico.


E' stato un periodo difficile questo appena passato. Forse il periodo più difficile. Sapere le eventuali conseguenze di un non accredito è stato pesante.
E' stato tutto nauseante: le persone che non sanno niente e che parlano per niente, quelle che sanno ancora meno e pensano di sapere tutto, le persone che ti sono vicine che cercano di smontarti in continuazione e se per noi al momento fare un regalo al nostro piccolo è un modo come un altro per sentirlo più vicino, per loro è un modo come un altro per auto portarsi sfiga. Ritrovarsi a casa la sera solo noi due e guardarci in faccia, parlare di niente altro che non sia questa situazione, mentre fuori una vita va avanti e chi magari prima tra una chiacchiera e l'altra ti domandava: "come va? il bambino?" adesso è sparito completamente dalla nostra vita.


Ringrazio comunque tutti perché chi più e chi meno mi e ci ha aiutati in questi ultimi due mesi.
Ringrazio in particolar modo "Ni" e la sua mail  di lunedì pomeriggio che si concludeva così: "adesso smettila di fare il broncio vedrai che prestissimo una inaspettata notizia arrivera'......lo sento e normalmente mi sbaglio di poco.......". Aveva ragione
Ringrazio anche "Quattrogatti" e lui sa il motivo...
Ringrazio tutte le persone che accendono una candela per noi.


Adesso dopo l'euforia della giornata ritorniamo con i piedi per terra e aspettiamo la data e speriamo sia la volta buona.

lunedì 28 novembre 2011

Le brioches e il cannoncino

"C'erano una volta due brioches al cioccolato; vivevano e pensavano di non aver nulla da invidiare agli altri dolci.
Sfilavano per le strade sentendosi importanti e si sentivano talmente piene che non gli mancava nulla.
Un bel giorno, mentre passarono di fronte ad una pasticceria, videro tantissime brioches diverse da loro: quelle al cioccolato bianco, alla marmellata, al miele e alla crema.
Cominciarono così a pensare al fatto che probabilmente non erano le uniche al mondo ad essere così uniche.
Decisero così di entrare nel negozio per conoscere le loro simili.
Ad un tratto videro in un angolo, solo ed abbandonato, un cannoncino. Gli si avvicinarono e incominciarono a parlargli.
Scoprirono così che per la sua diversità era stato allontanato da tutti ma che in fin dei conti non era così diverso da loro.
Le due brioches in effetti notarono in lui qualcosa che li poteva accomunare: nonostante la diversità nell'aspetto il loro ripieno era identico, anzi, una volta assaggiatolo si accorsero che il suo cioccolato era molto più dolce.
Decisero così che non potevano lasciarlo da solo in mezzo a brioches che non riuscivano a comprendere la sua bellezza e la sua bontà.
Uscirono così dal negozio e da quel giorno non si separarono più."

venerdì 18 novembre 2011

"buon Natale"...

Ovunque mi giro, già vedo gli addobbi natalizi. Da circa 2 settimane i centri commerciali e la città si stanno preparando al Natale.
intanto ci ritroviamo a novembre ormai inoltrato. Sembra ieri il 12 luglio e invece 4 mesi sono già passati. Anzi, a dire il vero volati.
Che Natale sarà quest'anno? Eh chi lo sa. Da un lato continuiamo a dirci che non vogliamo festeggiarlo, dall'altro dopo la benedizione in casa di ieri sera da parte del parroco e la frase che più o meno recitava: "è l'attesa del figlio che deve arrivare", ci viene da dire: proviamoci!
Vogliamo provare a sperare di essere in Kyrgy in quei giorni; la dove il Natale non esiste, la dove molti piccoli aspettano i loro genitori.
Ci chiediamo ultimamente come mai hanno anticipato così tanto i tempi quest'anno con le illuminazioni e gli addobbi.
Sarà forse la crisi o sarà altro, chi può dirlo.
Io e Silvia la pensiamo in un modo un po' diverso.
Io penso che quest'anno vogliano farci vivere in anticipo il Natale. A noi che ha sempre fatto uno strano effetto il periodo natalizio, ce lo vogliono fare vivere in anticipo dato che poi in quei giorni non saremo in Italia...
Lei, forse più realista, pensa sia solo un modo come un altro per attirare i clienti e per farcelo "odiare" un po' di più.
Mentre scrivo sento qualcosa salire qualcosa che non so definire: gioia, ansia, commozione, rabbia e mille altri sentimenti che forse non saprei nemmeno riconoscere.
Mi sento come quando si andava a scuola e non si era preparati per le interrogazioni. Si sperava che il proprio nome non capitasse sotto le grinfie del professore e si vivevano quelle ore con addosso quello strano sentimento che faceva sperare che la fine dell'ora arrivasse presto.
Venerdì abbiamo comperato il cd di Enzo Iacchetti. All'interno ecco una canzone di Natale ed ecco una paio di strofe che rispecchiano senza ombra di dubbio la nostra situazione...


"...Buon Natale a te che vivi lontano
e a parlarti che fatica si fa
prova allora a spedirci un pensiero
e un sorriso sono sicuro arriverà

A chi aspetta le stazioni
a chi il biglietto non ce l’ha
a chi viaggia dentro i sogni
e dove arriva non si sa..."

mercoledì 16 novembre 2011

"A volte ritornano"...

Ieri sono tornato a seguire un corso pre adozione tenuto da Le Radici e Le Ali.
Da quando facciamo parte dello staff esterno, questo è il secondo corso che seguo.
Ricordo ancora le sensazioni che avevo provato la prima volta. Rivivere quanto avevo vissuto in qualche maniera durante il periodo in cui eravamo noi seduti al posto delle coppie che ancora stavano iniziando il percorso dell'adozione o magari erano già più avanti o semplicemente erano presenti per capire qualcosa in più sul mondo dell'adozione, mi aveva provocato dei sensi di disagio. Forse perchè non ero pronto allora a rivivere certe cose dette dalla psicologa o forse perchè l'emozione di ritrovarmi nuovamente ad affrontare, seppur indirettamente, quello che avevo vissuto nei mesi precedenti e il ricordo di quanto avevo vissuto era ancora troppo vivo, mi avevano fatto provare paura.
Paura di cosa? Paura di non essere ancora pronto ad intraprendere questo percorso.
Ieri è stato diverso, non perchè la paura fosse sparita, anzi quella ci sarà sempre e ho imparato a conviverci e penso sia meglio così. Vivere con la consapevolezza di aver paura mi rende pronto ad affrontare ogni situazione.
Stanotte la mia testa ha elaborato molto. Ha macinato quanto ascoltato dalle coppie e dalla psicologa e stamattina mi sono svegliato ancora di più con la convinzione che questo percorso ti fa vivere alla pari questa genitorialità.
Non c'è ombra di dubbio che una gravidanza biologica venga vissuta dalla mamma in maniera del tutto diversa che dal papà. L'emozione che prova una mamma a sentir calciare nella pancia il proprio figlio, un futuro padre non la potrà mai provare. Può passare le ore con la mano o la testa sulla pancia, ma quella sensazione che prova una madre la prima volta non la potrà mai capire. Vive di riflesso l'entusiasmo della moglie o della compagna.
Le nausee non sa neanche cosa siano, i dolori del travaglio, il dolore del parto non può nemmeno immaginare cosa siano. Vive tutto di riflesso. Sta male magari a vedere la persona che ama soffrire ma è un male psicologico e non fisico. Lei, la futura madre, prova entrambi i dolori.
Poi il figlio nasce e per lui tutto è finito solo perchè è nato e subito vuole riprendere la vita normale. Lei invece è stanca. Felice ma stanca. Ha bisogno di essere capita, amata; ha bisogno di tempo per riuscire a gestire tutte le emozioni che ha provato in nove mesi. Ma il più delle volte non viene capita. Viene "abbandonata a se stessa" perchè tanto ormai il figlio è nato e allora è normale che tutto sia come prima.
E' facile dire a una coppia che affronta il cammino dell'adozione: "tu non puoi capire cosa voglia dire essere mamma perchè il figlio non l'hai cresciuto dentro te".
E' vero, una mamma adottiva non l'ha cresciuto dentro di lei suo figlio, ma come spesso dico, avere un figlio, non vuol dire farlo crescere dentro se, avere un figlio vuol dire donargli la vita e sapere soffrire per lui e una mamma adottiva lo sa fare molto bene; in più ha avuto la fortuna di vivere con una persona che capisce benissimo ogni singolo istante quello che prova e ha passato. Hanno vissuto ogni singolo giorno, ora, minuto, secondo le stesse identiche emozioni.
Non è un discorso fatto per dire che i genitori adottivi siano più o meno bravi dei genitori biologici, non è una gara dove si stabilisce chi sia più o meno bravo o un modo come un altro per dire che chi ha adottato sarà un genitore perfetto (capita purtroppo di sentire di adozioni andate male e in questi casi la colpa, come nel caso di figli biologici, è solo esclusivamente dei genitori, non dei figli); nessuno è più bravo di altri; i genitori adottivi sono semplicemente più consapevoli che per crescere un figlio non basta solo l'amore, ma ci deve essere da entrambi la capacità di accettare, e soprattutto la voglia o la necessità, di soffrire per amore.
Quando abbiamo iniziato questo percorso lo vedevo com una passeggiata: "cosa vuoi che sia, siamo perfetti, perchè mai non dovrebbero darci un figlio?".
Dover ripartire daccapo dopo che ci avevano bloccati lo ritenevo una perdita di tempo non una sconfitta, a prescindere dalle motivazioni date.
In quei mesi successivi, durante i secondi colloqui, è successo di tutto. Provavo una rabbia verso il mondo, così improvvisamente. Rabbia che si doveva sfogare su qualcuno e quel qualcuno "purtroppo" è stata Silvia. Purtroppo rigorosamente tra "", perchè grazie a quella rabbia ho capito cosa volesse dire soffrire per amore. E chi me l'ha fatto capire è stata proprio lei. Lei che si prendeva le colpe di tutto quanto di male succedeva nella nostra vita. Si prendeva pure le colpe di quando la squadra di calcio per cui tifo, perdeva. Un'altra persona mi avrebbe buttato fuori di casa, lei invece mi ha semplicemente teso la mano e ha accettato tutto soffrendo in silenzio, a volte, e urlando per farmi reagire in altre occasioni.
Grazie a lei sono ripartito e grazie a lei ho iniziato a VEDERE i bambini.
Non ho mai visto o osservato un bambino in carrozzina, non ho mai provato invidia per un uomo che cammina a fianco di una donna con la pancia perchè ritengo questo un fatto del tutto naturale, come ritengo naturale vedere un bambino adottato con i propri genitori, ma quello che mi è successo da allora è stato vedere solo ed esclusivamente i bambini adottivi ed emozionarmi nel vederli insieme ai genitori.
Ho ancora tanta paura che qualcosa non sia del tutto pronto in me. Ho ancora paura di non essere domani un buon genitore, ma ho a fianco una persona che mi aiuterà in questo ruolo e posso dire con abbastanza certezza che io saprò aiutare lei se ne avrà bisogno.

domenica 13 novembre 2011

Strani stati d'animo

Non ci capisco più nulla ormai. Il mio corpo reagisce in una maniera che proprio non mi aspettavo e mi domando semplicemente perché? La cosa buffa è che in qualche modo anche a Silvia sta succedendo quanto capita a me.
Dopo la notizia di settimana scorsa, dopo lo sconforto totale che ci ha presi, dopo tutti i pensieri più disperati e la rassegnazione, adesso siamo "sereni", "spensierati" e con una carica di ottimismo che non ci immaginavamo nemmeno di avere.
Cosa sia cambiato nella nostra vita in poche ore non lo sappiamo. Ce lo stiamo domandando da un paio di giorni ma non riusciamo a darci le risposte.
Giovedì abbiamo iniziato a leggere una preghiera rivolta a Sant'Espedito, il Santo protettore delle cause urgenti. Per quanto mi riguarda dopo che l'ho letta la prima volta ho sentito i brividi in tutto il corpo e quel senso di angoscia che tenevo dentro, lentamente mi ha abbandonato. Sabato siamo stati in una chiesa a Milano dove c'è presente la statua del Santo e nuovamente ho provato la stessa sensazione di svuotamento e di sollievo.
Provo una certa gioia addosso che non capisco da dove arrivi. Mi viene difficile pensare che sia frutto di sole tre letture, però non riesco a capire cosa altro possa essere accaduto.
Ci sono dei momenti in cui mi ritrovo a pensare intensamente a R.; sento salire dei brividi dalla schiena, alzo lo sguardo e lo vedo li in foto che mi guarda e mi sorride e sento la serenità propagarsi per tutto il corpo.
Mi capita a volte di essere intento a fare dell'altro, sento nuovamente i brividi salire e alzando lo sguardo vedo sempre R. in foto che mi guarda, oppure vedo che si illumina il cellulare da solo (perché la batteria è scarica e quindi si illumina per avvisarmi?) e vedo sempre lui che mi guarda e mi sorride.
Mi sento improvvisamente sereno e la cosa mi spaventa più di quanto potrebbe essere se fossi preso da ansia e angoscia. Non ci capisco molto, ma di una cosa sono certo: chi mi manda tutti questi segnali, è il nostro piccolo che in qualche maniera vuole dirmi che sta bene e ci sta aspettando. Non può essere altrimenti...

E se vogliamo credere anche alle stelle, l'oroscopo per la prossima settimana dice: finalmente marte è uscito dal segno (toro) per cui anche la sfiga vi abbandonerà, inoltre marte in vergine protegge la vita affettiva anche se il cielo sembra mostrare un cambiamento che potrebbe riguardare la famiglia, novità positive ad ogni modo... Per non parlare di Silvia (capricorno): marte in vergine appoggia un processo di ristrutturazione e consolidamento della tua posizione familiare...

Mi attacco a tutto, ma semplicemente mi rendo conto che quella piccola creatura che sta a 6000 km di distanza mi sta trasmettendo una forza che nemmeno immaginavo di avere.

mercoledì 9 novembre 2011

il mio diario 7/9 novembre 2011

7 novembre 2011
E' sera, piove ancora ma mi sento strano. Per tutto il giorno e il fine settimana precedente, mi sentivo addosso una bella sensazione. Ero davvero convinto che avremmo avuto a breve delle notizie.
Stavamo finendo di cenare ed ecco che suona il cellulare. Lo squillo è quello delle telefonate provenienti da numeri non registrati a gruppi della rubrica. Tra questi c'è anche quello dell'ente. E' forse masochistica la cosa, ma almeno ogni volta che squilla il cellulare c'è sempre una speranza in più.
Guardo il display. Il numero non è quello dell'ente, ma di una coppia che deve partire con noi.
In 2 secondi è come se mi fosse passata davanti tutta la vita: cosa è successo? Perchè chiamano dato che ci siamo sentiti per mail la mattina? Si parte? Festeggiamo in diretta la notizia? Altro rinvio? Cosa succede?
Così rispondo. Dopo praticamente nessun convenevole ecco la notizia: un nuovo rinvio e questa volta bisogna aspettare fine dicembre.
Non ci credo. Penso stia scherzando. Silvia da lontano scrutava tutti i movimenti dei muscoli del mio viso per capire se stessi scherzando o fossi serio.
Purtroppo ero serissimo. Mi chiedevo come mai a noi non era stato comunicato ancora niente.
Chiamo immediatamente la nostra responsabile di sede, le spiego in poche parole il tutto e mi conferma la notizia, aggiungendo che l'indomani, dopo aver parlato con chi di dovere per capire esattamente cosa stesse succedendo e nel caso, dopo aver contattato il referente per avere ulteriori spiegazioni, avrebbe mandato una mail generale a tutte le coppie spiegando l'accaduto.
Mi sono letteralmente sciolto. Silvia ha iniziato a piangere. Lo sconforto ci ha presi.
In un certo senso speravo in un errore di traduzione della mail, mi illudevo che il giorno dopo sarebbe arrivata una smentita e con questa speranza sono andato a dormire. Una speranza che però avevo solo io.
Silvia era stravolta. Non abbiamo dormito niente, lei di certo, io forse un paio d'ore di fila sono riuscito a farle.

8 novembre 2011
Arrivo al lavoro. Non so quanto tempo sia passato dall'ultima volta che un collega mi ha chiesto notizie. Ma quando succede qualcosa, tutti arrivano a domandare. Sembra impossibile ma le persone le attiri come gli orsi con il miele.
Dopo aver spiegato l'accaduto ecco che arriva la classica frase da idioti: "ma non potevi farti una bella trom...a? Avresti risparmiato soldi e ansie". E giù a ridere come dei deficienti.
Sono rimasto letteralmente senza parole. Non li ho nemmeno considerati. Mi sono girato e me ne sono andato. Li ho ignorati completamente anche perchè a volte essere ignorati da più fastidio che essere provocati.
Inizio così questa "bellissima" giornata.
Alle 8,00 gmail era già "aperto", ogni 30 minuti controllavo eventuali nuovi messaggi in "posta in arrivo", ma niente.
Ore 11,40 ecco che arriva la mail con oggetto: "aggiornamento".
Leggo? Non leggo?
Ho letto... Purtroppo tutto era confermato.
C'è sempre abbastanza ottimismo da parte dell'ente e questo penso sia importante, ma vorrei tanto che la prossima notizia fosse una bella notizia.
La sera sono venuti a trovarci i futuri "zii" del nostro puffo.
Abbiamo passato una serata senza pensare troppo a quanto successo, o meglio ci abbiamo provato. Siamo riusciti a dormire un po' di più questa notte.

9 novembre 2011
Guardando il calendario mi rendo conto che a fine mese mancano solo due colonne di numeri e a fine anno ne mancano 7 in totale.
7 settimane che se vissute come le ultime, voleranno. In queste settimane ci sarà un giorno in cui forse arriverà la notizia che al momento aspettiamo.
Nonostante lo sconforto mi abbia tagliato le gambe, oggi riparto con la certezza che questo tempo passerà veloce come gli ultimi mesi, che ogni giorno che passa è uno in meno che mi e ci separa dal nostro piccolo e che in fin dei conti un anno fa a quest'ora non sapevamo nemmeno che faccia avesse nostro figlio.
Certo, dopo l'abbinamento eravamo convinti di passare il Natale con lui. Quasi sicuramente quest'anno non lo festeggeremo, e anche se faremo qualcosa la testa non sarà a casa. In un certo senso con lui quest'anno è anche vero però che o festeggeremo. La sua foto di certo non mancherà intorno al tavolo,  ma come regalo di Natale quest'anno vorrei semplicemente la certezza che il prossimo lo faremo sotto lo stesso tetto.

venerdì 4 novembre 2011

Lettera... di mamma

Caro Piccolo R.,
oggi è la tua mamma che ti scrive.
Ormai sono passati mesi da quando ti abbiamo conosciuto sulla fotografia che ci hanno inviato. Da quel momento non è passato giorno che non abbiamo pensato a te, a come sarà la nostra vita insieme a come sconvolgerai la nostra esistenza al tuo arrivo. Ma abbiamo pensato anche come cambierà la tua breve vita, ci chiediamo se ti troverai bene, se ti sentirai veramente a casa con mamma e papà.
Il destino ci sta tenendo ancora lontani, per colpa di una burocrazia troppo complicata, non siamo ancora riusciti ad incontrarci e intanto tu cresci senza di noi; ci stiamo perdendo i momenti più belli, anche se so che quando arriverai verrano ripercorse tutte le tappe che non sei riuscito a goderti, su questo non devi avere dubbi.

Una notte sola in questi 4 mesi ti ho sognato, eravamo a Milano, in Corso Buenos Aires che guardavamo i negozi.
In fondo al viale ci siamo ritrovati al mare, sulla spiaggia e tu come un bimbetto discolo hai fatto la pipì sulla sabbia ed io ti ho spiegato che non si fa, come una brava mamma...
Arrivato il momento di tornare a casa, mentre ti stavo vestendo, mi sono accorta che i tuoi vestitini erano troppo grandi per la tua età, ma tu mi hai risposto che avevi solo quelli e che dovevamo prenderne altri.
Ti ho sentito tanto vicino, eri proprio tu, sembrava tutto vero, invece al mio risveglio ho provato l’amara consapevolezza che era tutto frutto della mia immaginazione.

Stamattina mentre ero sul tram per andare al lavoro, ho immaginato il nostro incontro, là in quel paese lontano, il tuo paese, e in quell’istituto che ti sta accogliendo, non posso dire se con amore o con solo la routine di una semplice occupazione. Quando ci vedrai cosa farai? Ci verrai incontro con le braccine tese oppure sarai talmente terrorizzato che ti nasconderai dietro le gambe di qualcuno e ci guarderai con due occhioni pieni di angoscia? Io so solo che mi inginocchierò, mi metterò al tuo livello e ti tenderò le mani, inizieranno a scendere le lacrime perché sarà una gioia che nessuno potrà descrivere, neanche paragonabile secondo me alla nascita di un figlio naturale; già stamattina proprio sul tram ho dovuto mandare indietro le lacrime, non voglio far vedere al mondo il mio dolore perché tu non ci sei, è una cosa solo mia e del tuo papà…
Sappi solo che anche noi abbiamo una paura incredibile, per il fatto che magari inizialmente non ci accetterai, per il fatto che potrai ricordare la tua vita fino al momento in cui ci abbracceremo e per i riflessi che potrebbe avere sui tuoi anni futuri, ma soprattutto abbiamo paura che il giorno del nostro incontro sia ancora lontano, non riusciamo a vivere così, ogni giorno nella speranza che sia il giorno giusto e che invece alla sera, mettiamo via come un giorno insignificante.
Adesso devo tornare al lavoro, ma sappi che la mia mente e il mio cuore sono con te, ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e conto ogni istante che ci separa da te.
La tua mamma.

lunedì 24 ottobre 2011

Lettera a una quasi mamma

"Ciao Silvia, come stai? Domanda superflua, lo so, ma le lettere solitamente si iniziano così.
E' un po' di giorni che ti osservo di nascosto, mentre lavi i piatti, mentre guardi la tv, mentre fai i mestieri, mentre cammini, mentre fai la spesa, mentre dormi.
Mi accorgo che ci sei con il corpo, ma la tua testa è altrove. Il tuo sguardo cerca altro, va al di la dei piatti, degli articoli sui banconi, delle immagini che corrono su uno video come più o meno anche la nostra vita sta facendo.
Sei presente, anche se in fin dei conti sei assente.
Vedo giorno dopo giorno un segno in più sulla tua pelle, dovuta non tanto alle regole del tempo ma alla stanchezza. Una stanchezza mentale più che fisica. Una stanchezza che neanche un bel sonno riesce a toglierti. E la dimostrazione è stata proprio sabato mattina che nonostante ti sia svegliata alle 10, il pomeriggio appena rientrata dai tuoi giri, eri di nuovo pronta per tornare a letto.
Ogni volta che ti guardo mi rendo conto di quanto tu sia forte. Trovi una strana forza dentro te che nonostante tutto quello che stai passando, ti permette in pubblico, di regalare un sorriso, una battuta, un gesto.
Ieri mi hai fatto morire quando hai detto che tutte le mattine, nonostante tutto, entri ancora in chiesa, ma anzichè pregare, domandi a Dio: "beh allora?!?!"
Conoscendo i tuoi toni, è ancora più spassosa da immaginare la scena.
Oppure quando mi hai detto che quanto sta succedendo è voluto, in maniera tale che quando dovrai salire sull'aereo, sarai talmente stremata che non ti sembrerà nemmeno di esserci sopra.
Mi fai morire quando parli alla sua foto o lo abbracci attraverso la foto, quando gli spieghi ciò che sta succedendo, quando prendi la foto in corrispondenza della sua mano e cammini per la casa "tenendolo per mano".
Ho sempre pensato che fossi una gran donna e non posso fare altro che ammirare il tuo carattere e la tua forza di volontà che ho sempre saputo ci fossero, ma erano nascoste. Dovevano solo essere stimolate.
Solo prendendoti la mano, solo abbracciandoti o solo accarezzando la tua testa mi rendo conto che però anche tu sei fragile. Solo quando mi rendo conto che le mie mani sono il doppio delle tue, o la tua testa mi sta in una mano o che con le mie braccia riesco a circondare il tuo corpo o che con le mie dite riesco a sentire attraverso la delicatezza della tua pelle, le ossa o le vene capisco che in fin dei conti una facciata non è altro che la controfigura di quanto tieni dentro. Ma sei brava a nascondere al mondo tutto quello che io non riesco a nascondere.
A parole è vero che sei una quasi mamma, ma in pratica penso tu lo sia a tutti gli effetti e penso che lo fossi ancor prima che iniziassimo questo cammino.
Penso che un domani con il nostro piccolo sarai un'ottima mamma, perchè saprai fin da subito regalargli un sorriso anche quando lui vorrà starti lontano, saprai trasmettergli certezze anche solo con lo sguardo o anche solo con una carezza.
Saprai dargli quello che ora nei momenti di bisogno riesci a dare a me.
Ti posso promettere che il nostro piccolo lo abbracceremo, non mi importa se dovrò aspettare ancora settimane o mesi, ma ti prometto che tra poco sarà a casa con noi e potrai donargli tutto quello di cui ha bisogno. TU!
ciao."

giovedì 20 ottobre 2011

Il vento è cambiato

Penso che oggi soffi da nord. E' freddo, penetra nelle ossa e nell'animo. Ho visto gli aerei sopra linate atterrare dalla parte opposta la solita. Sopra la mia testa volavano talmente bassi che sembrava di vedere la gente affacciata agli oblò.
Mi domando se in Kyrgyzstan faccia così, o più, freddo. Ho davanti agli occhi la foto di mio figlio in magliettina maniche corte, tipicamente estiva, con il suo taglio di capelli che in Italia in situazioni normali si definirebbe "taglio estivo" e mi domando se avrà qualcosa di più pesante da indossare.
Mi rendo conto però che lui, due autunni e mezzo in quel paese li ha già trascorsi, di cui quasi uno e mezzo nella sua attuale "casa".
Mi viene da sorridere quando Silvia mi dice: "copriti che fa freddo".
Oggi sono giù.
Ultimamente ho imparato a vedere l'aspetto positivo delle cose. Cerco sempre di guardare oltre. Oggi non ce la faccio.
Sono svuotato emotivamente. Vorrei aggrapparmi a qualcosa ma non trovo appigli. Mi sembra di essere al centro di una piazza deserta con delle vertigini e dei capogiri dovuti a chissà cosa. Cerco di aggrapparmi a qualcosa ma intorno non c'è nessuno e non c'è niente. Le pareti della case sono lontane, le piante lo sono ancora di più.
Mi immagino chi prima di noi ha fatto questo percorso. Provo a immaginare i loro pensieri, le loro emozioni, ma se devo essere sincero non riesco a trovarne beneficio.
Vedo la mamma sul tram con suo figlio. E' adottato non ci sono dubbi. Gli parla, lo tiene per mano, gli spiega che cosa sta facendo il tranviere e lui con i suoi occhi neri spalancati, che rimane senza parole. Vorrei essere in quel momento al suo posto. Già lo sono al suo posto, ma solo con una foto.
Provo tremenda insofferenza verso tutto e tutti: verso la signora anziana che sale sull'autobus con il carrellino della spesa, senza timbrare il biglietto si mette al centro del bus e quando dopo due fermate arriva a destinazione, mentre stanno salendo operai (extracomunitari) che tutto il giorno si sono spaccati la schiena a lavorare questa decide di muoversi, si mette davanti alla porta e dice in tono imperativo: "fatemi scendere!".
Uno di loro abbassando lo sguardo chiede scusa e scende per farla passare. Sarei sceso apposta per prenderla a calci.
Verso quella donna che è al bar a mangiare insieme al marito e ai due figli. Si vede che non è cosa e neanche guarda in faccia o ascolta i propri figli che cercano rifugio nel padre.
Verso quella persona a cui racconto la nostra "gravidanza" e questa non mi racconta della sua gravidanza per chi sa quale motivo. E lo vengo a sapere dopo da altre persone che lei è incinta. La consideravo una mezza amica mi rendo conto che non è mai stata neanche un decimo di quella mezza...
Verso chi mi dice che una coppia di amici sta partendo per la seconda adozione; "certo sono in ballo da un po' di tempo, qualche mese, però tra pochi mesi partono".
Verso i giornali e i tg che parlano in tutte le salse di Carla Bruni che è diventata mamma. Certo è un fatto incredibile, una notizia da prima pagina, una notizia di dominio internazionale...
A tutte queste cose ho sempre risposto: CHI SE NE FREGA!!! Oggi non riesco. Oggi sono insofferente.
Voglio volare ma come l'altro giorno, anche oggi mi rendo conto di essere un'aquila imprigionata nel corpo di un pollo. Mi sforzo e faccio piccoli brevi salti. Sbatto le ali ma non riesco a spiccare il volo.
Mi rimane una sola cosa da fare: mettere la testa sott'acqua e nuotare per non pensare e per cancellare i pensieri.
L'acqua purifica, l'acqua spazza via, l'acqua distrugge. Sembra impossibile, perché è semplicemente acqua ma anche le cose più impensabili hanno una forza straripante. Voglio uscire dalla piscina con questa forza, per ripartire domani mattina e magari già stasera con nuova vitalità.
Voglio che il vento soffi diversamente anche per me stasera. E voglio che presto il vento ci porti da nostro figlio.

venerdì 14 ottobre 2011

Stati d'animo

Oggi mi sento un'aquila imprigionata nel corpo di un pollo!

mercoledì 12 ottobre 2011

Il numero 12... PARTE 3

Dubito che stavolta avremo novità; sono già le 11,15 e dopo le conferme ricevute sabato durante il corso, immagino che notizie non ne arriveranno.
Certo tutto può succedere, però meglio non illudersi.
A dire il vero qualcosa è successo stamattina; sul solito calendario, la pagina dedicata al 12 di ottobre riportava: quanto scritto si compirà.
Che dire? Affidiamoci anche a questi segnali che arrivano in altri modi.

Ieri dopo parecchio tempo abbiamo provato a riprendere le prove del coro.
Diciamo che serve più a Silvia che a me. Le serve per pensare ad altro.
Così, mentre durante il tragitto casa - chiesa mi domandavo perchè cacchio dovessi buttare via una serata in quella maniera dato che mi sono un po' stufato di andare al coro e soprattutto non sono dello spirito adatto, alle 21,00 entriamo in parrocchia.
Incrociamo il nostro don, cerco di evitare in qualche modo lo sguardo ma per educazione bisogna salutare.
Volevo evitare le solite domande, le solite frasi basate sulla fede e quant'altro.
Naturalmente una volta salutato le domande invece iniziano, ma devo dire che le sue risposte in seguito alle nostre esternazioni ci hanno alquanto spiazzato.
In sostanza ci ha fatto capire che ci sta che in questo momento siamo incazzati anche con Dio, che in questo momento abbiamo voglia di essere egoisti e pensare solo a noi stessi, che in questo momento ci stiamo "allontanando" da quella che sotto il punto di vista della fede, potrebbe essere la retta via.
Poi girandosi verso Silvia, le dice: "Silvia, non mollare!" e se ne va.

Strano discorso ci ha fatto, ma onestamente anche in questo caso, come sabato, la cosa ci è piaciuta.
Durante le prove poi succede qualcosa: proviamo un canto che ne io ne Silvia avevamo mai sentito; Vivere la vita e abbiamo fatto nostre alcune parti di questo canto:

Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita e inabissarti nell'amore è il tuo destino
è quello che Dio vuole da te
Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui,
correre con i fratelli tuoi
...Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai...
Vivere la vita è l'avventura più stupenda dell'amore
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita è generalmente ogni momento il paradiso
è quello che Dio vuole da te.



Non so cosa Dio voglia da noi, ma sappiamo ciò che noi vogliamo.

lunedì 10 ottobre 2011

Il corso

Sabato 8 ottobre 2011
Ore 13.00 eravamo al quanto scettici sul prosieguo della giornata.
Ci immaginavamo seduti in cerchio insieme ad altre coppie che come noi erano in attesa di partire. Ci immaginavamo la psicologa dirci le solite cose: "dovete colmare il tempo dell'attesa distraendovi, dovete pensare a voi stessi, dovete stare nel limite del possibile tranquilli".
Comunque, nonostante questi pensieri partiamo alla volta di Piacenza.
Ore 14.15 finalmente arriviamo. Mentre camminiamo per la via che ci separa dal parcheggio all'ingresso della sede mi domando: "ma cosa ci sono venuto a fare? Con una giornata così potevo sicuramente essere ovunque, e invece..."
Appena arriviamo ecco che incontriamo Paolo ed Elena, una coppia che come noi era presente il 30 di aprile. C'erano inoltre tante facce nuove, mai viste prima ma che tra di loro a gruppi di tot già si conoscevano.
Parlavano di tutto un po' e noi ascoltavamo in disparte.
Finalmente si entra. Eravamo davvero in tanti. All'incirca 15 coppie.
Appena prendiamo posto ecco che inizia il giro delle foto dei nostri figli. Sembrava che tutte le coppie già con abbinamento non aspettassero altro. Condividere con gli altri la foto del proprio figlio.
Mi sentivo un po' in imbarazzo mentre vedevo le altre coppie ancora senza abbinamento e forse ancora all'inizio del percorso con la Primogenita, che ci guardavano. Ho immaginato per un istante il loro stato d'animo. Forse potevamo evitare, però in quel momento la gioia di condividere con altri, che neanche conoscevamo, la foto del nostro piccolo ha preso il sopravvento.
Dopo circa 10 minuti arriva Giovanna e inizia a riassumere le varie situazioni dei vari paesi. Noi del Kyrgyzstan ovviamente eravamo in trepida attesa, e naturalmente siamo rimasti per ultimi. Alla fine l'attesa viene "ripagata" con alcune notizie che non hanno fatto altro che confermare quanto già sapevamo. Diciamo che in questo momento va bene così. Ogni conferma positiva è meglio di una conferma negativa, anche se una data non c'è ancora.
A quel punto ci dividiamo in due gruppi: le coppie con abbinamento in una stanza e le coppie senza abbinamento in un'altra stanza.
Tutti in cerchio iniziamo dietro suggerimento della psicologa a presentarci, a parlare di nostro figlio, a esporre i nostri pensieri, i nostri dubbi, le nostre paure: i nostri stati d'animo.
Beh è stato un momento davvero spassoso. Non ridevo così da non so quante settimane. Nonostante fossimo tutti tesi, preoccupati, ansiosi, sembrava quasi che in quel preciso istante avessimo abbassato le nostre barriere e avessimo dato sfogo ai nostri pensieri. Senza paure, senza timori. E più qualcuno diceva qualcosa di "pesante" più gli altri ridevano.
Per la prima volta dopo non so quanto tempo mi sono trovato in mezzo a persone che vivono la situazione al mio stesso modo. Nessuno più avanti, tutti più indietro: 7 coppie (6 sul Kyrgyzstan e 1 sull'India) tutte pronte ad abbracciare i propri figli ma bloccati da avvenimenti difficili anche per noi da capire, ma normalissimi per chi vive da anni il mondo dell'adozione.
Per la prima volta dopo settimane o mesi finalmente eravamo in mezzo a persone che non ci dicevano: "eh ma che bravi, eh ma che forza che avete, eh ma che bella cosa che state facendo".
Per la prima volta dopo tanto non eravamo noi l'oggetto della discussione, non eravamo al centro di discorsi di commiserazione...
Finalmente dopo mesi eravamo in mezzo a genitori normalissimi che parlavano in qualche modo dei propri figli. Si perchè la cosa che fa davvero incazzare è quando ti dicono: che sei bravo e che hai coraggio e che di qui e che di la... Non mi pare che quando una coppia ha un figlio biologico le si dice che sono bravi, che sono belli e che sono fotomodelli...
Abbiamo fatto il "gioco" di immaginare il percorso giunto a questo punto attraverso un racconto, una favola, un qualcosa da poter leggere magari un domani a nostro figlio; è uscito di tutto: dalle brioches agli alani, dai pettirosso alla pianta, dalla principessa al bambino di nome felicità, passando anche dalle filastrocche.
Tutto davvero toccante e a tratti divertente.
Le 3 ore a nostra disposizione sono letteralmente volate. Sono uscito talmente rilassato che mi faceva fin male la testa.
Per la prima volta dopo settimane e mesi, tornati a casa, eravamo davvero sereni e questa serenità ci ha accompagnati anche per tutta domenica.
Lunedì però siamo ritornati nell'apatia e nell'ansia di sapere. Le giornate hanno ripreso a correre normalmente ma devo dire che questo corso è stato davvero importante.

giovedì 29 settembre 2011

la camminata

Una mattina di cinque primavere fa, decidemmo di fare una passeggiata. A dire il vero dovetti insistere non poco per convincere Silvia che era una cosa fattibile e che anche lei sarebbe riuscita a fare; così una volta indossati scarpe adatte e esserci coperti nella maniera che ritenevamo più opportuna iniziò la camminata verso la cima del Monte Piana.
Appena lasciata la macchina al parcheggio del lago di Misurina ci accorgemmo che qualcosa non quadrava. Era metà giugno eppure la cima del monte sembrava innevata. Ma proseguimmo. Avevamo entrambi un paio di jeans una pile e una giacca imbottita che ci riscaldavano. La salita non sembrava poi così difficile. 
Dopo i primi metri però, trovammo la neve. Certo non a metri, ma qualche centimetro c'era ancora. Decidemmo comunque di proseguire. Intanto il cielo da limpido e sereno iniziava a velarsi. L'aria era frizzante, ma mai immaginavamo che in un attimo il tempo sarebbe potuto cambiare.
Eravamo soli su quella strada, sentivamo gli uccellini (seppur pochi) farfugliare qualcosa, il vento che si stava facendo un po' più insistente, in base al tornante che si prendeva, sembrava volesse dirci qualcosa.
Dopo circa un'ora Silvia iniziò a chiedermi se mancasse ancora tanto... Mi ricordo ancora oggi come se fosse ieri che le risposi: "no tranquilla, ancora due-tre tornanti. Vedi quei parapetti e quella strada di cemento che sembra sospesa? Ecco dopo quel tratto siamo arrivati". Così continuammo la nostra avventura. 
Passato quel punto che le avevo indicato, lo sconforto la prese. Voleva tornare indietro, era stanca, erano passate in totale due ore e nonostante camminassimo a ritmo blando lei era davvero stanca. Faceva freschino eppure era un po' sudata. Riuscii a convincerla a ripartire anche perchè giunti a quel punto era stupido tornare indietro. 
Si è vero, nonostante avessi fatto quella camminata parecchie volte nel corso degli anni, ero impreparato anche io a tutta quella strada; non ricordavo più esattamente il tragitto. 
Diciamo che ormai quelle rare volte, la facevo quasi ad occhi chiusi. Una volta ricordo che ci impiegai solo 1 ora e trenta a farle la salita, per cui ero davvero convinto che non doveva essere poi tanto lontana la meta.
Finalmente in lontananza un cartello su un albero. "Ecco" le dissi, "vedi quel cartello? Indica che mancano 200 metri all'arrivo, me lo ricordo benissimo". Mi viene da ridere al solo pensiero che mi prese una volta arrivati davanti al cartello. O avevano spostato il rifugio o avevano spostato la pianta su cui avevano messo il cartello; citava infatti 2000 metri al rifugio.
In quel momento ricordo solo una vampata di calore arrivarmi sul collo. Era Silvia che sembrava volesse azzannarmi. Ci sedemmo, riposammo e alla fine non so come riuscii ancora a convincerla a ripartire. Bene furono i 2 km più lunghi della mia vita. Quasi un'ora per farli.
Finalmente arrivammo al rifugio. Era chiuso, ma un cane bianco appena ci vide ci corse incontro festoso. Silvia ebbe uno scatto da centometrista; nonostante fosse stremata trovò le forze per scappare via mentre io come un bambino giocavo con il cagnone.
Non ci eravamo accorti che il cielo era diventato copletamente grigio. Le nuvole erano basse (o forse noi eravamo in alto), erano da una parte grigie e da una parte nere. Intorno era tutto bianco. Rabbrividii, ma non per il freddo, ma al pensiero che sotto la neve c'erano le trincee che al momento non si vedevano come si vedevano in estate. Si vedevano in zone un po' più pulite le travi di legno marcio spuntare. C'era un silenzio irreale e in quel silenzio non potemmo fare altro che contemplare quanto di bello avevamo attorno senza però dimenticare quanto delle povere anime prima di noi 60 anni e rotti fa avevano vissuto proprio in quel posto...
La neve iniziò a scendere e fummo obbligati a ripartire. La discesa ci sembrò a quel punto più semplice, invece era sol un'impressione. Si scivolava un pochino per via del ghiaccio che in alcuni punti si era creato e da causa di un po' di ghiaietta sull'asfalto che non aiutava. La temperatura nonostante fossimo a mezzogiorno era scesa di colpo e le nuvole nonostante noi ci abbassassimo di quota sembravano sempre più basse.
Ci fermammo solo una volta in una grotta. C'era una specie di altare in pietra con delle candele e dei fiori. Ripartimmo dopo qualche istante e finalmente arrivammo alla macchina.
Una volta arrivati al parcheggio, guardandoci indietro, vedemmo che la cima era completamente scomparsa...


Una mattina di tre autunni fa iniziò il nostro percorso di adozione...
Più passa il tempo, più mi rendo conto che è proprio paragonabile a una passeggiata in montagna.
Non si deve partire impreparati, bisogna essere pronti a tutto e considerare che anche se è pronti a qualsiasi evenienza, qualche intemperia può trovarti impreparato. Le cose cambiano improvvisamente e non sempre sei in grado di fare fronte a qualcosa.
La camminata è lunga e a volte lo sconforto ti prende. Vorresti fermarti, ritornare indietro, ma poi ti rendi conto che in cima qualcosa che non ti aspetti, ti attende.
Trovi intoppi sulla strada, provi magari qualche scorciatoia che ti obbliga a tornare indietro. Trovi dei crepacci o dei fiumi che ti bloccano, ma se fai attenzione ti rendi conto, che a fianco alla strada maestra che è bloccata, c'è sempre un'altra strada che ti permette di oltrepassare l'ostacolo...
Trovi dei cartelli che ti sembrano vogliano dire: "dai ormai ce l'avete fatta, ormai manca davvero poco"; in realtà, poi, ti rendi conto che il cartello nascondeva un altro significato.
A quel punto ti incazzi, vorresti spaccare tutto, ma riprendi per mano tua moglie o tuo marito e riparti, magari più lentamente, per far sbollentare la rabbia e per ritrovare le forze. 
E poi arrivi in cima. Trovi qualcosa che non ti aspettavi proprio di vedere. Ti "emozioni", "piangi", "ridi", "urli" e ti vengono i brividi perchè, nonostante tutto, non sei mai pronto a vedere ciò che una vetta può mostrarti.
E a quel punto riparti per tornare a casa. A quel punto la discesa sembra una bazzecola rispetto alla salita. E invece no. La discesa è più difficile ancora: il piede che scivola perchè la prendi con leggerezza, e in un attimo ti fai male. Male davvero.
In questo percorso, come in montagna non si è mai arrivati fino a quando non ritorni al punto di partenza con tutte le ossa a posto. 
Solo quando riguardandoti indietro ti dirai: "domani rifarò tutto" potrai dire che finalmente sei a casa.

martedì 20 settembre 2011

il numero 12... CONTINUA

Ho aspettato tanto prima di aprire questo topic.
Volevo essere certo che scrivere fosse la cosa giusta. Giusta per chi non lo so.
Forse per il piccolo R., forse per me e per Silvia, forse per tutti o forse per nessuno.
Forse anche questo è un modo come un altro per darmi forza e pensare che qualcosa di nuovo presto potrebbe succedere.
Tempo fa avevo riportato come il numero 12 fosse stato importante nei due mesi precedenti. Mi ero lasciato con l'illusione che dopo luglio ed agosto, anche il 12 di settembre avrebbe portato novità; e così è stato.
La mattina di quel lunedì, è arrivata una mail dal nostro ente che ci aggiornava sugli ultimi sviluppi. La conferma della data di "entro fine settembre" per l'elezione di tutti i giudici e da li le date delle sentenze, le rassicurazioni sul fatto che le elezioni del nuovo governo, di fine ottobre, non creeranno ulteriori ritardi e che la settimana prima erano arrivati nuovi abbinamenti per altre coppie.
Ecco, quest'ultima parte è quella che mi interessava di più. Vuol dire che il paese vuole continuare con l'adozione e nonostante i ritardi, mandano avanti le cose per tutte le altre coppie. Mi chiedo però a che pro lasciare altre coppie con la foto del proprio figlio in mano e una data fittizia per poterlo andare a trovare.
I giorni fino ad oggi, sono trascorsi con pochi alti e molti bassi. Il tempo sembra essersi fermato, e anche se continuo a vedere i giorni volare, le lancette dell'orologio sembrano essere bloccate.
Si vive o forse ci si illude di vivere giorno dopo giorno aspettando che a questo punto il prossimo "12" porti qualche certezza in più. Magari la data della partenza, o meglio ancora,  la data per la sentenza.
Ci attacchiamo a tutto ma con la consapevolezza che questo tutto è una semplice filigrana pronta a spezzarsi al primo strappo.
Leggo di persone che vogliono mandare lettere alle autorità kyrgyse, alla cai, alle autorità italiane. Leggo di persone che ce l'hanno a morte con i loro enti. Leggo di persone pronte a fare la rivoluzione. Peccato che forse non si rendono conto che questo potrebbe bloccare non solo loro, ma tutti noi che come loro stiamo aspettando un soffio di speranza. E questo porta ulteriore ansia e sconforto. Vi prego, non fatelo!
Stamattina mentre "parlavo" con mio figlio, mi è capitata una cosa strana. Camminavo e intanto mi si materializzavano davanti, come delle specie di visioni, scene di vita vissuta di me e Silvia con il nostro piccolo. Non mi erano mai capitatati dei momenti così intensi. Mi sembrava di essere lo spettatore del film della mia vita.
Silvia ieri mentre era al lavoro, guardandosi allo specchio ha visto riflessi nei suoi occhi, gli occhi del nostro bambino. Come se lei avesse i suoi occhi.
Speriamo che questi siano tutti segni mandati da lui.
Non mi viene nemmeno più da pregare; stamattina sul solito calendario c'era scritto non smettere di pregare...
Ormai ho smesso, sono davvero incazzato con Lui. Ogni volta che gli chiedo aiuto qualcosa va storto e ci ritroviamo con un pugno di mosche. Il bello è che non possiamo incolpare nessuno. E mi metto a questo punto, nuovamente, nei panni del nostro piccolo. A chi può dare la colpa lui di quanto sta vivendo? A nessuno. Seppure a 6000 km di distanza, siamo su un'unica stessa barca, chi a poppa e chi a prua. Una barca che galleggia nel mare in tempesta, pronta a essere travolta dalle onde. Ma il mare non avrà la meglio, perchè la nostra barca è tenuta insieme da delle corde che più si bagnano, più si rinforzano.
Arriviamo piccolo, aspettaci, ormai manca poco a quel numero "12" di ottobre e magari a quel punto avremo altre notizie che ci permetteranno di incontrarci.
E' davvero buffo attaccarsi anche ai numeri. Più penso alle volte precedenti, più mi dico che qualcosa quel giorno succederà.
Speriamo!

venerdì 9 settembre 2011

9/9/2011 - lettera

Ciao piccolo, come stai? Oggi a Milano splende il sole, c'è una temperatura perfin gradevole e gli uccellini nel giardino fuori casa, cantano ancora la mattina; certo nulla a che vedere con il paesaggio che ti circonda, con le montagne, il verde e tutto il resto, però se devo essere sincero, penso proprio che una volta che sarai a casa, non ti dispiacerà più di tanto.
Ho passato 3 giorni davvero pessimi. Il tuo papà che solitamente è uno schiaccia sassi si è lasciato andare... Non ho voluto piangere, solo perchè voglio piangere per un motivo che non sia la disperazione. Voglio regalare a te le mie prossime lacrime. So che ti starai chiedendo: "ma che cavolo dice questo signore?", però è una promessa che mi sono fatto e un giorno di certo capirai.
Negli ultimi due anni ho pianto tanto. Non mi ricordavo neanche come si faceva, ma alla fine è come andare in bicicletta: quando impari non lo dimentichi più... Ma adesso c'è bisogno di reagire, di non lasciarsi prendere dallo sconforto. 
Ieri è stata la giornata più difficile di tutte. Non so, non trovavo una via di uscita. Non sapevo dove girarmi, non sapevo cosa fare. Mi sembrava di essere in fondo ad un pozzo. In alto vedevo la luce, cercavo di arrampicarmi per uscire, ma ogni volta che trovavo un appiglio, la gamba cedeva e io scivolavo nuovamente giù. Non so poi cosa mi sia frullato nella testa. Forse quell'istinto di sopravvivenza che regna dentro di noi mi ha fatto trovare un modo per uscire dal pozzo senza nemmeno rendermene conto.
I questi 3 giorni mi sono sentito dire che c'è di peggio nella vita di quello che sto affrontando... Ho pensato varie volte alla frase e al contesto in cui mi è stata detta. Beh sai cosa ti dico? Chi dice queste cose non capisce esattamente quello che sto vivendo. Ma è giustificabile dato che non sa minimamente niente della sofferenza che un genitore prova sapendo suo figlio solo dall'altra parte del mondo e che per motivi che non dipendono da noi non possiamo stare insieme. E' facile parlare quando si hanno i figli in casa tutti i giorni. E' facile dire a qualcuno: "goditi questo momento perchè poi mi dirai delle notti insonne, dei pianti, ecc. ecc.". Peccato che chi parla non si rende conto che io e tua mamma stiamo semplicemente vivendo per avere questo e non poterlo avere ci destabilizza non poco.
Forse a volte una parola in meno sarebbe meglio di mille parole dette senza pensare.
Ieri sera siamo usciti a cena con gli "zii" Alessandra e Massimo. Anche se la voglia era poca, forse è servito a dare il via a tutto il resto. Sono due brave persone e anche se lo "zio" Massimo ti sembrerà un po' strano, ti divertirai con loro.
Penso che il pensare a te e alla tua vita lontano da qui, mi dia la forza per reagire, perchè se mi abbatto ora, in questo momento di difficoltà, come potrò fare un domani a darti quelle certezze e forze che chiederai? Come potrò dare conforto alla mamma e a te nei momenti più difficili?
Stamattina ho letto un messaggio che ieri sera tua mamma ha scritto su un forum. Ieri mentre lo scriveva me lo leggeva, ma io ero già nel mondo dei sogni e capivo ben poco di quello che diceva... Mi si è appannata la vista... Ho avuto una morsa al cuore, semplicemente perchè quanto detto da tua mamma in fin dei conti è la verità: "è davvero bello e commovente quanto viene scritto su queste pagine, in questo modo i nostri bimbi sono piu' vicini, anche il fatto di saperli la' tutti insieme, lenisce almeno in parte la nostra disperazione per non averli accanto a noi".
Per cui penso che da oggi proverò, quando avrò bisogno di parlarti a scriverti. Chissà mai che sia un altro modo per sentirmi davvero più vicino a te.
Ah già:
- la bicicletta è un mezzo di trasporto con due ruote (quattro quando la usano i bambini piccoli). Ha un seggiolino dove sedersi. Ci sono poi due piccoli aggeggi dove mettere i piedi. Se fai forza e fai un certo tipo di movimento con le gambe, ti muovi. Ma appena arriverai a casa ti porterò a fare parecchi giri in bicicletta. Prima naturalmente ti porterò io e poi ti insegnerò ad andarci da solo.
- il pozzo invece è un buco più o meno profondo, scavato nella terra. Viene solitamente utilizzato come riserva di acqua potabile nei paesi in cui manca acqua.
Ecco, anche oggi hai imparato due cose nuove.
Ciao piccolo.

venerdì 2 settembre 2011

Il mio diario 2/9/2011

Caro piccolo R. eccoci di nuovo qui.
Oggi è il 2 di settembre; sembra ieri che l'ente ci ha comunicato il rinvio e di attendere per fine settembre novità.
Il tempo solitamente non passa mai invece sono già trascorsi 20 giorni. Ad essere sinceri, le ore in una giornata sembrano non passare mai, poi però ci ritroviamo a fine settimana senza quasi rendercene conto.
L'importante è trascorrere queste ore e questi giorni cercando di essere fiduciosi e sperando che la prossima telefonata sia per comunicarci la data per poterti conoscere almeno di persona.
Parliamo con te tutti i giorni, mattina, pomeriggio, sera. Cerchiamo di raccontarti giorno per giorno qualcosa della nostra vita e nello stesso tempo ci immaginiamo, che mentre ti spieghiamo qualcosa, ancora a te sconosciuta, ci possa sentire, ascoltare e capire.
Non è da pazzi (anche se potrebbe sembrare) semplicemente è un modo per illuderci che tu sia un po' più vicino.
Ieri la mamma stava sfogliano un giornale che viene dato ai dipendenti del posto in cui lavora...
Ha trovato la pubblicità di un libro: "Mai più paura di volare".
Appena ha visto quel titolo e appena si è resa conto che il mese di settembre era iniziato, si è subito esaltata; ha immaginato che fosse un segno. Come dico sempre non credo alle coincidenze, tutto capita secondo una logica... Forse ho contagiato anche lei con questo pensiero, infatti ha deciso di comperarlo.
Ogni tanto, capita di trovare persone che ci parlano della loro attesa. A volte li vediamo o leggiamo davvero abbattuti. Lo siamo anche noi, ma cerchiamo e proviamo per lo meno a vedere il positivo in tutto. La mamma sotto questo punto di vista, giorno dopo giorno mi stupisce sempre più.
E' cresciuta molto in questi ultimi mesi. Sta davvero iniziando a uscire quella forza che aveva dentro che io sapevo c'era, ma che lei credeva di non avere. 
Certo, è difficile; forse sarebbe più facile abbattersi o cercare qualcuno a cui dare delle colpe per questi continui rinvii: che so all'ente che non ci parla, o al "Kyrgyzstan" perchè non si muove, perchè ci sta facendo continuare a parlare con una foto... Ma alla fine non è questione di colpe questa attesa. Non è un problema di cattiva gestione o di organizzazione. E' semplicemente un qualcosa che sta partendo da zero. E come in tutte le cose, anche qui, nessuno può dare delle certezze. Dal niente non si può costruire in 2 giorni un grattacielo.
Sembra così facile farlo capire alle persone. E invece no. Si ottiene solo l'effetto contrario.
A volte le cose più semplici da capire, sono le più difficili da accettare. Ma penso che questo tu lo sappia già, nonostante la tua piccola età, e penso pure che domani anche tu vorrai avere delle risposte e dare le colpe a qualcuno per qualcosa. Vorrai che qualcuno ti dica il perchè e il per come della tua vita. Di certo tu avrai noi e questa attesa sicuramente ci aiuta a capire come dovremo comportarci. Ogni giorno lontano da te è sicuramente un capello bianco in più, o addirittura un capello in meno, ma va bene lo stesso se alla fine domani tu sarai tra noi.
A presto piccolo. Ti vogliamo bene.