giovedì 14 febbraio 2013

E quindi...

Si riparte con una strana carica in corpo.
Silvia mi dice che sono un po' pazzo. Forse ha ragione. Mi sento sempre positivo e sempre euforico.
Mi sembra di essere ritornato a due anni fa quando partivo con i documenti per la prima volta. Questa euforia, mista ansia, tensione, paura. Ma l'euforia per qualcosa di nuovo; verso quella strada che mi avrebbe portato da mio figlio.
E nonostante tutto, oggi sono ancora qui, più carico che mai. Devo cercare di bilanciare i momenti di entusiasmo con i momenti di panico tipo quello avuto ieri mattina che mi ha visto in un attimo sprofondare nel nero più nero. Oggi vedo azzurro, o meglio blu, come quel cielo stampato sulla foto del mio calendario.
Sono qui a preparare i documenti che speravo avrei dovuto preparare per il fratellino o la sorellina di N., con le "ansie" e le paure di sbagliare qualche cosa (ed è già capitato), ma poco importa. Alla fine io ho una convinzione dentro che è meglio non trascrivere perchè allora si che leggendola, potrei convincermi di essere pazzo davvero.
Avanti a testa bassa. Tempo per pensare non ce n'è. Da qualche parte mio figlio o mia figlia o illa pupinona mi aspetta. Illa pupinona, solo a scriverlo mi vengono i brividi.
Come direbbe qualcuno: "don't stop me now!"

venerdì 8 febbraio 2013

"Eh i soldi?"

Questa è la domanda ricorrente di queste ultime ore...
Come il 18-19-20 febbraio del 2012, l'8-9-... febbraio 2013 continua con questa domanda: "Eh i soldi?".
Fa niente se io e Silvia siamo al secondo aborto, fa niente se stiamo ripartendo per la terza volta, fa niente se tutto sommato ci sentiamo degli stracci, fa niente se pensiamo in fondo in fondo di aver anche un po' fallito... No; la cosa più importante sono sempre gli stramaledetti soldi. Perchè recuperare 6500 euro mi ridaranno mio figlio?
Questi dannati soldi, sono la causa di questa situazione eppure sembra che la vita di mio figlio valga 10.000, 50.000, 100.000 e rotti euro.
Niente mi ridarà indietro il sorriso di quel bambino o le sue vomitate sui vestiti o i suoi occhi. NIENTE!
Forse bisognerebbe che prima di parlare, le persone imparassero a capire che nella vita c'è qualcosa di più importante del denaro.
Mah... Alla fine forse il pazzo sono io che crede ancora nell'umanità delle persone.

giovedì 7 febbraio 2013

E' finita

E quindi eccoci giunti alla fine di questa storia. Di questo percorso, di questa pagina di vita.
Con emozioni contrastanti che da un lato mi lasciano un po' inebetito e dall'altro forse, stranamente, sollevato.
Appena sono stato contattato ho quasi tirato un sospiro di solievo. Mi sentivo leggero, finalmente "libero" da quel grosso punto interrogativo che da maggio del 2011 mi portavo dietro...
E ora che lo bomba è scoppiata, sono senza pensieri, senza sentimenti, apparentemente tranquillo ma anche abbastanza frastornato.
Prendiamo atto dell'unica cosa che ci è stata detta, anche se so perfettamente che è stato un "contentino", per chiudere questa vicenda, ricca di molti punti interrogativi ai quali lo stesso paese ha deciso di rispondere chiudendo alle adozioni.
E alla fine che mi resta tra le mani? Aria... Semplicemente aria. Un soffio d'aria che per alcuni istanti è stato il respiro di mio figlio e che ora vola via rilasciato da quei pugni che per giorni e giorni si sono sforzati di stringerlo a me.
Si riparte, per la terza volta; la quarta se consideriamo le parole di qualcuno di ormai 4 anni fa...
Ma come allora, come l'anno scorso e come oggi, mi possono piegare ma non spezzare.
Avanti, il motore è sempre caldo, prima o poi ce la faremo, perchè non so ancora quanta strada dovrò percorrere prima di arrivare da lui/lei, ma so che prima o poi ci incontreremo...

Buon viaggio piccolo N. nella tua nuova famiglia, se così è...

mercoledì 6 febbraio 2013

Emozioni


Ieri sera per la decima volta da quando è stato trasmesso, ho rivisto il film “notte prima degli esami”.
Nonostante conosca a memoria quasi ogni scena, mi sono messo a ridere ancora davanti alla tv.
Da quanto tempo è che non rido? 
Penso di aver disimparato ad emozionarmi. Non so più cosa voglia dire ridere, piangere, arrabbiarsi, gioire; non capisco più quando è arrivato il momento di fare una cosa piuttosto che l'altra. A volte mi trovo a ridere per non piangere, oppure ad arrabbiarmi, perchè non so cosa altro fare; a stare in silenzio perchè a dire qualcosa non servirebbe a niente, o a dire troppo facendo un gran baccano tanto per non sentirmi vuoto dentro.
Ogni giorno provo a fare un mix di tutto ciò, ma alla fine mi rendo conto che ne viene fuori solo un “big bang” che non mi da nessuna soddisfazione.
Quante volte in questi giorni ho provato a piangere, a sforzarmi per lo meno di farlo, per buttare fuori almeno tutta l'ansia che tengo dentro per un bimbo che giorno dopo giorno vedo sempre più lontano.
Quante volte ho provato a ridere o per lo meno sorridere per la speranza che ogni sorriso lo possa riavvicinare a me.
Ho provato ad arrabbiarmi verso qualcosa o qualcuno ma alla fine cosa ne esce? Niente.
Sono senza sentimenti. Mi sento amorfo, in stand by e invece vorrei per lo meno tornare a provare delle emozioni vere. Vorrei stupirmi nuovamente di fronte a qualcosa. Vorrei guardarmi allo specchio e vedere i lineamenti di occhi e bocca "sorridere" e non essere costantemente tirati verso il basso. Vorrei ridere per una battuta, piangere per un dolore, arrabbiarmi perchè è giusto arrabbiarmi.
Giorni fa, una coppia che conosco ha trovato la forza di cambiare paese, di ripartire d’accapo. Due anni di attesa circa e poi vedranno il loro sogno realizzarsi. Mi hanno lasciato senza parole quando lui mi ha detto: “saranno due anni di “vacanza” in cui ogni giorno potremo vivere la nostra vita senza aver l’incubo che ogni giorno arrivi una mail da quel paese che rimescola tutte le carte in tavola. Due anni senza ansia”. 
Mi viene solo da dirgli grazie per queste parole. Loro hanno ritrovato nonostante un percorso difficile quanto il nostro, la voglia di tornare ad emozionarsi.
Ho deciso che proverò a tornare lentamente a dedicarmi un po’ a me stesso, alle mie cortecce e alle mie radici. Appena arriverà un po’ di caldo, prenderò la bicicletta e via che girerò lungo i fiumi e le colline, solo per dire: "sono felice di essere stanco".
Ho bisogno di ritrovare la gioia nei confronti anche delle piccole cose. Quelle cose che ormai non si apprezzano più ma che alla fine sono alla base della mia vita. Senza emozioni non vado da nessuna parte. Senza emozioni non sono in grado di accogliere nessuno.


Emozioni di Lucio Battisti

Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi 
ritrovarsi a volare 
e sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare 
un sottile dispiacere 
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire 
dove il sole va a dormire 
Domandarsi perchè quando cade la tristezza 
in fondo al cuore 
come la neve non fa rumore 
e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte 
per vedere 
se poi è tanto difficile morire 
E stringere le mani per fermare 
qualcosa che 
e’ dentro me 
ma nella mente tua non c’è
Capire tu non puoi 
tu chiamale se vuoi 
emozioni 
tu chiamale se vuoi 
emozioni 
Uscir dalla brughiera di mattina 
dove non si vede ad un passo 
per ritrovar se stesso 
Parlar del più e del meno con un pescatore 
per ore ed ore 
per non sentir che dentro qualcosa muore 
E ricoprir di terra una piantina verde 
sperando possa 
nascere un giorno una rosa rossa 
E prendere a pugni un uomo solo 
perchè è stato un po’ scortese 
sapendo che quel che brucia non son le offese 
e chiudere gli occhi per fermare 
qualcosa che 
è dentro me 
ma nella mente tua non c’è 
Capire tu non puoi 
tu chiamale se vuoi 
emozioni 
tu chiamale se vuoi 
emozioni

domenica 3 febbraio 2013

"La macchina del tempo"

Ieri durante uno scambio di mail, una persona scrisse che Dio quando ci ha creati, ci ha donato solo due occhi per guardare avanti. Se avesse voluto che ci guardassimo indietro ce ne avrebbe donati altri due.
Mi sono così ricordato di una storiella che avevo scritto tempo fa.
Ad oggi come forse ho già scritto altre volte, ciò  che conta è il presente.
Il passato non può rendemii schiavo di qualcosa che è successo.
Il passato mi ha fatto diventare quello che sono. Più o meno conscio dei miei limiti, dei miei difetti, dei miei pregi. Il futuro non si costruisce dal passato, ma solo dal presente. 
Oggi non ha senso chiedersi come sarebbe andata se avessi preso un'altra strada.
Certo, vedo persone che sono partite per questo cammino con noi o prima di noi o dopo di noi che finalmente stanno gioendo o magari anche soffrendo, ma vedo anche altre persone che alla fine hanno deciso di mollare. Il loro sogno, tale rimarrà perchè purtroppo vivono nell'incubo del: "mi potrebbe ricapitare e non avrei più la forza di sopportarlo".
Io non me la sento di mollare. Forse un domani dovrò andare in analisi? E chi se ne frega. Mio figlio, quel figlio che qualcuno volutamente sta cercando di togliermi ne ha passate, ne sta passando e ne passerà di peggio, perchè qualcuno ha deciso magari di divertirsi per poi abbandonarlo, qualcuno ha deciso di giocare con la sua vita per poi abbandonarlo nuovamente. Io purtroppo non sono niente se non un semplice essere umano che vuole semplicemente realizzare il suo sogno.
Quel che sarà lo vivrò domani. Oggi vivo con la consapevolezza che quel che è stato mi renderà ancora più forte e mi aiuterà ad abbracciare e ad accogliere quel figlio che prima o poi arriverà.


"LA MACCHINA DEL TEMPO

C’era una volta, un giovane uomo che viveva in una grande città. Non usciva mai di casa e dalla finestra della sua stanza, vedeva sempre tanta gente: piccoli con le loro mamme, ragazzi, adulti e anziani, che correvano, giocavano, passeggiavano e vivevano la vita di tutti i giorni.
Aveva sempre pensato di essersi perso i momenti più belli del sua infanzia. Non ricordava nulla di quando era bambino, e della sua adolescenza aveva solo un vago ricordo non sempre felice. Un giorno mentre era affacciato alla finestra decise di costruire una macchina del tempo; una macchina del tempo particolare però, che gli permettesse di tornre solo nel passato e mai andare nel futuro. Così facendo sarebbe potuto tornare bambino o adolescente quando voleva e avrebbe potuto rivivere sempre ogni momento del suo passato e cambiarlo a suo piacere, in modo da ricordarlo sempre allegramente.
Dopo anni e anni di lavoro continuo, finalmente la macchina era pronta. Iniziarono così i suoi lunghi viaggi nel passato. Lui ritornava bambino o adolescente e tutte le volte cambiava ciò che non gli andava bene. Ogni volta che ritornava al presente si sentiva bene, felice e soddisfatto.
Un giorno, prima del suo solito viaggio, un forte mal di pancia lo bloccò. Era una persona molto golosa e quella mattina, appena svegliato, aveva mangiato moltissimi dolci. Dovette così lasciare perdere il suo tuffo nel passato. Mentre camminava per la casa, passò davanti ad uno specchio, ci guardò dentro e vide una persona che non aveva mai visto: un vecchio con le rughe, la barba bianca e i capelli bianchi.
Si chiese chi fosse questa persona ma alla fine capì: era lui.
Troppo preso dalla costruzione della macchina per tornare nel suo passato, non si era accorto che gli anni nel presente erano trascorsi e lui era diventato vecchio.
Iniziò a piangere e si diede dello stupido, perchè si rese conto che per rivivere felice il suo passato, aveva perso il suo presente e mai l’avrebbe potuto cambiare, perchè ormai era troppo vecchio, la macchina del tempo lo riportava solo a quando era piccolo e non aveva più tempo per costruire un’altra macchina che gli permettesse di fare altri viaggi.
Decise così di godersi gli ultimi anni della sua vita come meglio avrebbe potuto. Iniziò ad uscire di casa e ogni volta che incontrava qualcuno, gli diceva di vivere sereno tutti gli attimi della propia vita, perchè il passato e il futuro difficilmente possono tornare."

venerdì 1 febbraio 2013

Perchè state in ansia e piangete?


E così anche questa mattina un nuovo messaggio sul calendario mi ha fatto riflettere: “perché state in ansia e piangete?”
Sulla spiegazione del verso c’era scritto: questa domanda può essere banale come quella di Gesù che chiede ai discepoli sulla barca: “di cosa avete timore?”. 
La barca... Tempo fa ho scritto una storiella intitolata “la barca”; oggi siamo qui in balia di un mare in tempesta e ogni onda che ci troviamo ad affrontare è più alta rispetto a quella precedente, ma prima o poi ne usciremo e ritroveremo il mare calmo. Ci dobbiamo riuscire. Per i nostri figli. Chiunque loro saranno.
Sempre stamattina sul calendario che ho realizzato con le foto del nostro viaggio nel paese, ecco che sfogliando la pagina sul mese di febbraio, compare il cielo blu sopra le nuvole bianche e l’ala dell’aereo su cui eravamo durante il viaggio di ritorno. Sotto di noi la perturbazione. Sopra il blu. Un blu che solo su qualche foto manipolata con photoshop ho visto più blu...
Sul mese di gennaio c’era la foto di un torrente, bianco per via della schiuma che le piccole onde creavano per la velocità dell’acqua.
Sarà fede, sarà speranza, sarà un caso o non sarà niente, ma alla fine come sempre dico tutto torna, i cerchi si chiudono e il senso della vita, della mia vita è semplicemente qui davanti ai miei occhi.
Credere o non credere a qualcosa conta poco. L’importante è che alla fine si riesca a dare un senso a tutte le cose.
Vivo consapevole che la tristezza e il dolore vanno vissuti come la gioia, perchè non c’è amore senza dolore, non c’è figlio senza amore...

la barca

C’era una volta una piccola barca a vela che stava in ammollo tra le calme e silenziose acque del porto. Era molto semplice, molto colarata e carina alla vista. Aveva il suo bell’albero a cui era legata la vela e il suo timone che da quanto sembrava fragile, risultava impossibile potesse affrontare le insidie del mare.
Questa piccola barchetta aveva due particolarità che nemmeno lei conosceva: era stata costruita con il legno dell’albero della balsa e per la vela, era stato utilizzato, del tessuto di ginestra...
Un giorno mentre le onde la cullavano in quella che ormai era diventata la sua dimora fissa, le venne un desiderio: scoprire il mondo; poter cavalcare le onde, poter affrontare quell’oceano al di la dell’orizzonte...
Così si mise a parlare con le sue amiche barche che le facevano compagnia durante la notte nel porto.
Chiese cosa potesse fare per affrontare quel lungo viaggio e soprattutto capire da loro se magari ce l’avrebbe potuta fare.
Tutte iniziarono a quel punto a prenderla in giro. Alcune cercavano di distoglierla da quel folle gesto e altre senza troppi scrupoli le dicevano che visto la sua fragilità mai e poi mai sarebbe riuscita ad andare oltre gli scogli che stavano al di la del molo e che alla prima onda sarebbe rimasta completamente in balia del mare.
La piccola barca rimase dispiaciuta e decise che non sarebbe partita per il suo viaggio. Avrebbe continuato a guardare il mondo da quel porto mentre le sue amiche molto più grandi di lei navigavano in tranquillità tra le onde.
Una notte accadde qualcosa che nessuno si poteva immaginare... La corda che la teneva legata al molo, si ruppe. Ormai consumata dal tempo e dal sale era diventata troppo fragile e non riuscì a tenere più legata a se la piccola barca. Così quando arrivò il mattino la giovane barca si ritrovò in mezzo al mare... Nonostante lo spavento iniziale si accorse che tutto intorno a lei era azzurro e decise così di provare ad andare avanti senza fermarsi e continuare ad esplorare quel mondo fino ad allora sconosciuto.
Durante il suo tragitto incontrò le altre barche o navi che vedendola muoversi nel mare la deridevano o la schifavano e continuavano a dirle di tornarsene a casa perchè mai e poi mai avrebbe potuto affrontare le insidie del mare.
Lei non ne voleva sapere e così andò avanti... Aveva trovato la sua libertà.
Ma ecco che quando tutto sembrava filare liscio arrivarono le prime tempeste e le prime mareggiate.
La piccola barca si spaventò parecchio, improvvisamente si rese conto che non sapeva come affrontare tale difficoltà, ma indietro non poteva tornare perchè la corrente era troppo forte e le onde le impedivano ogni movimento... Così decise che avrebbe fatto di tutto per uscire sana e salva da quel mare in burrasca. Le onde la sommergevano ma lei trovava sempre la forza di uscirne. La ribaltavano ma lei riusciva sempre a rigirarsi. Il suo albero era resistente ad ogni insidia e la sua vela seppur apparentemente molto fragile era più elastica delle vele delle altre barche. Il suo scafo sembrava indistruttibile e l’acqua non riusciva a scalfirlo. Così più passava il tempo più prese coraggio e più prese coraggio e più si rese conto che niente e nessuno l’avrebbe mai potuta affondare.
Così uscì da quella tormenta e si ritrovò in un nuovo mare dove il cielo era perfino rosso per via dell’alba che stava vedendo. Alle sue spalle solo brutti ricordi e tanto nero; altre barche che come lei e più grandi di lei non erano riuscite a venire fuori dalla tempesta stavano li ormai in balia del mare mentre lei piccola ma non più fragile navigava verso il suo futuro.