Le radici di una pianta le danno la forza di ergere i propri rami verso il cielo. Il cielo che è sinonimo di vita.
Tutto intorno sembra darci contro, ma abbiamo l'obbligo di trovare la forza dentro di noi per arrivare al nostro cielo!
Non sappiamo quanta strada ci sia da percorrere per arrivare a Te... Sappiamo però che presto ci incontreremo!
giovedì 29 novembre 2012
domenica 18 novembre 2012
I momenti più difficili...
Ho aperto gli occhi e subito ho capito che giornata sarebbe stata. Il suo primo compleanno è arrivato. Mi guardo intorno. La sua cameretta è buia e silenziosa: è vuota. Sono le 6 e fuori è ancora buio. Cammino per la casa e trovo l'ipad. Lo accendo... La luce è forte e intensa, come il significato del suo nome. E lui è li che mi guarda con la solita faccina in cerca di conferme. Torno a letto. Un'altra giornata è iniziata.
Nonostante continuo a essere convinto che ce la faremo, faccio sempre fatica a digerire questi momenti; ricordo quando a maggio festeggiavo il compleanno del piccolo R. Gli avevamo preso una crostatina microscopica... 3 candeline che indicavano la sua età. Sembra passato un secolo ma invece sono passati solo 6 mesi.
Ma oggi no, non lo voglio fare. Oggi è un giorno come un altro. Un giorno come tanti. Parlo con Silvia appena si sveglia e la prima cosa che mi dice è: "quest'anno non voglio festeggiare il Natale". Stesse parole dell'anno scorso nello stesso periodo. Ma stavolta hanno un significato diverso. C'è più rabbia e tristezza... C'è più sconforto.
Ieri mattina al supermercato ho visto mio figlio. Per un attimo ho detto: "sei tu!" Invece era seduto nel seggiolino del carrello insieme ai suoi genitori: padre italiano e madre asiatica. Ma l'incrocio che ne è uscito è il sosia del nostro piccolo N. Con più capelli e la testa leggermente più squadrata, ma penso più per i ciuffi "figli" della notte che per eventuali lineamenti del cranio.
Devo smettere di guardare i figli degli altri. Non posso affezionarmi a loro...
Devo continuare a girare lo sguardo, ma quando loro ti guardano, è impossibile farlo...
Due notti fa ho sognato che camminavamo per una via di Milano. Dalla fermata della metropolitana stavamo tornando verso casa. Camminavamo e Silvia aveva in braccio il nostro piccolo. Aveva più o meno due anni. Aveva una tutina invernale azzurra addosso. Ma faceva caldo, non era inverno e lui non era più un maschietto, ma una femminuccia, con i suoi stessi lineamenti. Io lo guardavo e ogni volta che mi giravo verso di lui il suo viso invecchiava ma il corpo rimaneva lo stesso. L'ultima volta che mi sono girato a guardarlo, aveva il mento allungato e l'espressione di un anziano di circa 90 anni. Ma la pelle era sempre giovane e liscia.
Incrociamo delle persone per strada che ci salutano. Ma tiro diritto. Voglio entrare in fretta in casa.
Entriamo in casa e ci aspettano tutti i parenti e gli amici. Una zia di Silvia vuole prendere in braccio a tutti i costi il bimbo. Vuole stare seduta con lui davanti alla porta in modo che tutti entrando lo possano vedere, salutare, coccolare. E noi siamo in mezzo alla stanza in mezzo a tutte le persone, a sorridere, scherzare e guardare il nostro piccolino...
Ma quando ci giriamo per l'ultima volta, la zia teneva in mano solamente la sua foto.
I sogni si avverano sempre all'incontrario e per tanto attacchiamoci in questa giornata anche a questo pensiero. E via che si riparte e si cerca di ritrovare il sereno nell'animo.
Buon compleanno figlio mio!
Nonostante continuo a essere convinto che ce la faremo, faccio sempre fatica a digerire questi momenti; ricordo quando a maggio festeggiavo il compleanno del piccolo R. Gli avevamo preso una crostatina microscopica... 3 candeline che indicavano la sua età. Sembra passato un secolo ma invece sono passati solo 6 mesi.
Ma oggi no, non lo voglio fare. Oggi è un giorno come un altro. Un giorno come tanti. Parlo con Silvia appena si sveglia e la prima cosa che mi dice è: "quest'anno non voglio festeggiare il Natale". Stesse parole dell'anno scorso nello stesso periodo. Ma stavolta hanno un significato diverso. C'è più rabbia e tristezza... C'è più sconforto.
Ieri mattina al supermercato ho visto mio figlio. Per un attimo ho detto: "sei tu!" Invece era seduto nel seggiolino del carrello insieme ai suoi genitori: padre italiano e madre asiatica. Ma l'incrocio che ne è uscito è il sosia del nostro piccolo N. Con più capelli e la testa leggermente più squadrata, ma penso più per i ciuffi "figli" della notte che per eventuali lineamenti del cranio.
Devo smettere di guardare i figli degli altri. Non posso affezionarmi a loro...
Devo continuare a girare lo sguardo, ma quando loro ti guardano, è impossibile farlo...
Due notti fa ho sognato che camminavamo per una via di Milano. Dalla fermata della metropolitana stavamo tornando verso casa. Camminavamo e Silvia aveva in braccio il nostro piccolo. Aveva più o meno due anni. Aveva una tutina invernale azzurra addosso. Ma faceva caldo, non era inverno e lui non era più un maschietto, ma una femminuccia, con i suoi stessi lineamenti. Io lo guardavo e ogni volta che mi giravo verso di lui il suo viso invecchiava ma il corpo rimaneva lo stesso. L'ultima volta che mi sono girato a guardarlo, aveva il mento allungato e l'espressione di un anziano di circa 90 anni. Ma la pelle era sempre giovane e liscia.
Incrociamo delle persone per strada che ci salutano. Ma tiro diritto. Voglio entrare in fretta in casa.
Entriamo in casa e ci aspettano tutti i parenti e gli amici. Una zia di Silvia vuole prendere in braccio a tutti i costi il bimbo. Vuole stare seduta con lui davanti alla porta in modo che tutti entrando lo possano vedere, salutare, coccolare. E noi siamo in mezzo alla stanza in mezzo a tutte le persone, a sorridere, scherzare e guardare il nostro piccolino...
Ma quando ci giriamo per l'ultima volta, la zia teneva in mano solamente la sua foto.
I sogni si avverano sempre all'incontrario e per tanto attacchiamoci in questa giornata anche a questo pensiero. E via che si riparte e si cerca di ritrovare il sereno nell'animo.
Buon compleanno figlio mio!
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