mercoledì 25 maggio 2011

il "calvario" dei documenti: seconda settimana

Lunedì 9 maggio
Siamo nuovamente pronti per riprendere il nostro cammino.
Abbiamo appena trascorso un bel fine settimana in montagna a casa di amici. Si tagliava la legna (un modo come un altro per sfogare lo stress) e si respirava aria buona. A proposito grazie ancora dl fine settimana.
La giornata corre abbastanza spedita. A mezzogiorno vado a ritirare i certificati al ministero delle entrate e intanto Silvia passa dal notaio a ritirare copia conforme dell'atto di acquisto della casa.
Alle 16,00 chiamo in questura per il passaporto, e... INIZIANO I CONTRATTEMPI!!!
"Mi dispiace il passaporto non è stato stampato, vi consiglio di presentarvi alla questura di via Cordusio e richiedere l'urgenza". Come? L'urgenza l'avevamo chiesta la settimana prima: panico


Martedì 10 maggio
Alle 9,30 siamo in procura: rilasciamo i fogli che dovevano essere legalizzati e la signora ci dice che potevamo passare giovedì a ritirarli.
Alle 10,30 siamo in questura: "Mi spiace il passaporto non è stato stampato". Ancora?
Gli dico che avevamo chiesto l'urgenza, gli spieghiamo la situazione e gli diciamo che senza passaporto non possiamo far legalizzare i documenti in prefettura ne tanto meno autenticare i certificati.
Ci risponde: "Mi spiace, l'urgenza viene richiesta solo per motivi di lavoro o di salute e non per andare in vacanza". Andare in vacanza??? Sono un tipo abbastanza tranquillo ma li non ci ho più visto: "Ma che vacanza??? DEVO ANDARE A PRENDERE MIO FIGLIO DALL'ALTRA PARTE DEL MONDO".
Le persone che avevo intorno si allontanano, il tipo mi squadra come se volesse arrestarmi. Poi mi congeda dicendo: "per venirvi incontro presentatevi qui domani mattina non prima delle 10 a ritirare il tutto". Non avevamo parole.
Improvvisamente un flash: il giorno dopo dovevamo portare tutto in prefettura per le legalizzazioni e la mattina saremmo dovuti andare in comune per le autentiche. Eravamo in ritardo e seppure il tipo della prefettura al quale avevamo spiegato la situazione ci aveva garantito che nella giornata di giovedì, avrebbero fatto tutto, non potevamo rischiare di arrivare a venerdì mattina ad aver in mano i documenti. Metti che qualcosa non fosse andato bene?
Ci viene in soccorso una collega di Silvia che ha una amica che lavora in prefettura. Se mercoledì sera le consegnavamo a casa tutto, lei le dava i documenti e giovedì pomeriggio potevamo ritirarli: GRANDE!!!


Mercoledì 11 maggio
Ore 9,55 siamo in questura. Nonostante l'anticipo di 5 minuti ci rilasciano il passaporto. STRANO!
Ore 11,30 siamo in comune. Caso vuole che ritroviamo la stessa impiegata della volta precedente. Iniziano le autentiche e le copie conformi; "ok, va bene, questo anche, questo pure... no questi 5 documenti non possiamo autenticarli (album fotografico della casa e dei futuri nonni oltre che nostro, curriculum della coppia, 2 certificati rilasciati dall'ente perchè richiedevano una certificazioni su avvenimenti futuri e il comune di Milano non può autenticare il futuro)".
Quindi? Corriamo dal notaio con quei documenti! Durante il tragitto comune-casa, gli raccontiamo telefonicamente tutto. Ci aspetta per le 14,30. 
In un'ora e con 120 euro ecco i documenti autenticati.
Ore 16,00 siamo dalla collega di Silvia che consegna tutto all'amica.


Giovedì 12 maggio
Suona il telefono, è Silvia: "pronto ciao sono io; la prefettura non può mettere il timbro sui documenti del notaio; lo può fare solo la procura". Cavolo... Chiamo la procura e mi risponde l'impiegata del lunedì: "certo che se mi avesse detto che aveva dei documenti del notaio gliel'avrei detto subito che doveva darli a noi" - "Certo che se sapevo leggere il futuro, al momento non sarei al telefono con lei". - "Va beh se riesce a portarli per le 13,00, domani li troverà pronti".
I genitori di Silvia dopo che sono stati allertati corrono alla volta della prefettura e successivamente in procura. Alle 12,30 i documenti sono stati consegnati e in mano avevamo i documenti della prefettura.
ORE 21,00: IL DRAMMA
La prefettura ha sbagliato il timbro, i documenti non andavano bene.
Chiamo il mio amico in uno stato di confusione mentale inimmaginabile. Gli spiego la cosa e gli spiego che ho bisogno di una nuovo certificato autenticato. Lui mi assicura che il giorno dopo l'avrebbe rifatto e ci saremmo trovati da qualche parte.
Ore 22,30 mi chiama un altro amico per supporto.
Intanto io e Silvia ci stavamo "scannando": non perchè la colpa fosse di uno di noi, ma perchè lo stress e l'ansia stavano prendendo il sopravvento.


Venerdì 13 maggio
Ore 8,30 siamo nuovamente in comune; chiamo una coppia che deve partire con noi, gli spiego l'accaduto e secondo lui i documenti vanno bene anche con quel timbro.
Subito dopo riceviamo la telefonata dalla prefettura. La sera alle 21,00 infatti avevamo allertato l'amica della collega di Silvia che le ha risposto dicendole che il giorno dopo le avrebbe dato notizie.
Dice che  il timbro usato è solo quello. Milano per quel paese può usare solo quello.
Usciamo dal comune e chiamiamo l'ente. L'ente ci dice che non va bene, perchè le altre prefetture hanno usato un altro timbro e dobbiamo rifare tutto.
Ritorniamo in comune e la tizia dello sportello ci dice che non poteva rilasciarci subito i certificati. Come? La volta prima si e adesso no? Interviene l'impiegata della volta precedente, le spiega cosa doveva fare ed ecco che tutto si risolve.
Ore 9,30 siamo per strada in direzione ministero delle entrate. Silvia è al telefono con il medico della asl che le rifà al volo i certificati medici. Arriviamo all'agenzia delle entrate, la persona al centro informazioni era la stessa che mi aveva consegnato i documenti il lunedì. Si ricorda di me, le spiego tutto e lei ci da una copia nuova dei certificati. ore 10,15 siamo davanti alla asl per i certificati del medico. Intanto arriva il mio amico con il certificato del comune. Silvia va al lavoro e io con il mio amico ci dirigiamo verso la prefettura con tutti i documenti fatti in 2 ore contro i 4 giorni della settimana precedente. 
Arriviamo in prefettura e ci accoglie l'amica della collega di Silvia. Ci fa parlare direttamente con la responsabile. La dottoressa una donna sui 55 anni molto dura nei modi mi assale dicendomi che lei non fa altri timbri diversi da quelli che ha fatto. Mi vomita addosso una serie di aneddoti, tira fuori frasi molto forti, e mi caccia fuori. Alle 11,59 dopo tutte le corse non avevo in mano nulla. Non potevamo presentare i documenti. 
Chiamo l'ente, le spiego la cosa e mi viene detto che dati tutti i problemi che fa Milano, vanno bene i documenti con il timbro che avevamo, perchè il paese li accetta entrambi... Non sapevo se ridere, piangere, o incavolarmi...


Sabato 14 maggio
Alle 9,30 consegniamo i documenti a Piacenza. Ci sentivamo leggeri.

il "calvario" dei documenti: prima settimana

Lunedì 2 maggio
Siamo belli carichi pronti per affrontare l'incognita dei documenti.
Arriviamo entrambi in ufficio e avvisiamo i rispettivi superiori della situazione. Sapevano già che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Forse non se lo aspettavano così presto. 
Mi verrebbe da dire: figuriamoci noi.
Inizio subito a mandare una mail al Tribunale di Milano chiedendo la copia conforme di quanto serviva, successivamente chiamo per avere la certezza che la mail fosse arrivata. Mi viene confermato che il martedì della prossima settimana tutto sarebbe stato pronto.
Entrambi chiediamo ore e giorni di permesso non quantificabili. La situazione era già abbastanza critica e non potevamo chiedere 2 ore se poi ce ne sarebbero servite 3.
Durante la pausa pranzo corro al ministero delle entrate e spiego la situazione: tra cafoni che non rispettavano la fila e persone anziane che mi guardavano come un marziano e sembravano quasi scocciate dalla richiesta d'urgenza che facevo, mi sento dire che sarei dovuto tornare il giorno dopo perchè ormai l'orario al pubblico era quasi concluso; in ogni caso i tempi previsti per quel certificato erano di 30 giorni e anche con l'urgenza non sapevano cosa sarebbero riusciti a fare. PANICO!!!
Intanto i genitori di Silvia erano andati in questura a chiedere il necessario per il passaporto e a chiedere cosa si potesse fare per avere l'urgenza. Il poliziotto risponde che bastava una lettera da parte dell'ente che spiegava la situazione e comunque sicuramente per questo motivo l'urgenza era sotto intesa. Chiamo l'ente e la mail non tarda ad arrivare.
La sera corriamo in posta per pagare i bolli necessari per il passaporto e successivamente ci scattiamo delle foto alla macchinetta dell'esselunga.
Eravamo ridicoli: quasi mezz'ora a testa per 4 foto: siamo pettinati, abbiamo l'espressione giusta? 


Martedì 3 maggio
Alle 8,30 siamo in questura. Raccontiamo nuovamente la "situazione" e il poliziotto si ricorda che il giorno prima erano passati i genitori di Silvia. 
Mentre finiva di preparare il materiale (che spettacolo l'impronte digitali prese in digitale e non più con l'inchiostro) ci dice che il passaporto potremo ritirarlo martedì sera della settimana successiva. Gli chiediamo se poteva fare un miracolo anticipando a lunedì. Ci sorride e risponde che avrebbe fatto il possibile.
Usciamo e cerchiamo di capire come fare per il certificato medico. La nostra dottoressa non può rilasciarlo. Lo può rilasciare solo un medico del comune che abbia la firma depositata in prefettura. Chiamiamo la asl e troviamo una tizia che ci risponde dicendo che la dottoressa è autorizzata a fare questi certificati ma non prima di aver visto tutti gli esami del sangue e tutti gli esami necessari per capire se davvero siamo sani. Fa niente se l'anno scorso avevamo fatto già tutto. Panico... Ci volevano almeno 10 giorni per poter fare gli esami richiesti e la mantu. Non avevamo il tempo materiale per rifare tutto.
Mentre Silvia torna al lavoro, io corro al ministero delle entrate. Mi tocca rispiegare tutta la solfa. Mi danno un numero e mi dicono di attendere, ma dubitano riuscirò a fare qualcosa dato che non avevo preparato nessuna richiesta scritta.
Mi siedo e guardo il numero #17. Chiedo ad un signore una penna e inizio a buttare giù due righe ma in un attimo ecco il mio turno. Mi presento allo sportello n. 17. Quasi piangendo (ogni tanto un po' di sana scenografia non guasta) racconto tutta la storia. Trovo un signore davvero gentile che si prende a cuore la cosa. Mi dice che a fine turno avrebbe portato la richiesta alla responsabile e dopo averle accennato la cosa telefonicamente, ci congediamo con la promessa che anche questo documento avrebbero fatto il possibile per consegnarcelo martedì della settimana dopo.
Rientro in ufficio e parlo con la clinica alla quale si appoggia la ditta per i prelievi. La responsabile molto gentilmente mi dice che farà il possibile per fare tutti i test e gli esami necessari e darmi il tutto sabato mattina. Per la mantu però nulla da fare. Penso al S. Raffaele.
Ore 12,30 mi chiama Silvia euforica: ha i certificati medici. Un medico legale di una asl vicino al suo posto di lavoro glieli ha fatti. Un suo collega le aveva consigliato di andare li; su un foglio che aveva recuperato su internet c'erano le varie sedi dove si poteva andare per quel genere di certificati.


Mercoledì 4 maggio
Alle 9,00 siamo in tribunale per farci rilasciare il foglio riguardo la nostra fedina penale.
Mai stato in tribunale; c'è da perdersi. Incrociamo una signora molto gentile che vedendoci in difficoltà ci spiega cosa dobbiamo fare. Andiamo quindi a prendere le marche da bollo e poi diritti al piano e alla stanza. Arriva il nostro turno e una signora al di là dello sportello (str..a quanto grassa) ci rilascia i fogli dicendo che le marche da bollo non servivano. Per l'adozione è tutto esente. Ci fa uscire senza guardarci in faccia e senza nemmeno salutarci. Già inviperita alle 9,30 di mattina. Complimenti.
Successivamente ci dirigiamo verso il comune e in solo mezz'oretta otteniamo i vari certificati e prendiamo "appuntamento" per la settimana successiva per le autentiche. La tizia ci dice: "speriamo vada tutto bene, ce n'è sempre una con questi documenti da autenticare"... MMMMMhhhhhhh GUFO!!!. 
Successivamente torno al ministero delle entrate per avere info riguardo la nostra richiesta. Vengo congedato con: "la dottoressa ha sulla scrivania la vostra pratica, si farà sentire lei quando è pronta"


Giovedì 5 maggio
Alle 22,00 mi chiama un mio amico (l'ingegnere a cui ho chiesto la certificazione sulla casa). Mi dice che il giorno dopo sarebbe andato in comune a fare l'autentica della firma. Mi manda per mail il documento da controllare e dopo aver corretto un paio di cose ci salutiamo.


Venerdì 6 maggio
Ore 10,30 ricevo un sms dal mio amico: "Tutto ok con l'autentica".
Ore 15,30 suona il cellulare. Era la responsabile del ministero delle entrate: "I vostri certificati sono pronti". Se avessi potuto le sarei saltato addosso. 
Tutto si stava delineando abbastanza bene e senza troppi stravolgimenti "avevamo in mano" praticamente la metà dei documenti

lunedì 23 maggio 2011

il mio diario dal 26/4/2011 al 30/4/2011

26/4/2011
Pasqua è appena trascorsa. Per la prima volta Silvia durante la messa, riesce a capire la predica del parroco: si parlava del SENSO DELLA VITA.
Mio padre è da poco uscito dall'ospedale. Mia madre si sta riprendendo da una piccola operazione al cuore subita tre settimane prima.
Siamo al lavoro e alle 9,00 mi suona il cellulare. E' Silvia:
"pronto ciao sono io: mi ha chiamato l'ente. Ha detto di presentarsi con una certa urgenza sabato mattina. C'è un paese che ha da poco riaperto con l'adozione internazionale. Se siamo d'accordo si preparano subito i documenti e si parte".
Non ci sto più dentro. Inizio a fare le capriole. Silvia è molto scettica invece. Ha paura. Troppe incognite, non sappiamo nulla. In sostanza mi smonta subito.
Passo e passiamo i giorni successivi nella più completa confusione mentale: cosa ci racconteranno, dove dovremo andare, cosa ci sarà da fare? I tempi, l'età del bambino, maschio, femmina?


30/4/2011
Alle ore 10,30 entriamo nella sede del nostro ente. C'erano già 4 coppie sedute in sala. Noi eravamo gli ultimi. Ci sediamo tutti in cerchio. Arrivano le responsabili di sede e il presidente inizia a esporci la cosa. Ci racconta un po' del paese, un po' di storia politica e geografica ed ecco che arriva la notizia: c'è bisogno di 5 coppie giovani che partano al più presto per questo paese. Ci sono bambini di pochi anni che devono essere mandati fuori in breve tempo. Primo viaggio previsto di 5 giorni per fine giugno, si torna in Italia per circa un mese e poi si ripartirà per un secondo viaggio di 10 giorni dal quale si tornerà con il bambino.
Ci guardiamo tutti in faccia... Si passa da uno stato di interrogazione a uno stato di euforia a uno stato di ansia comune pensando ai documenti. Il tutto in 30 secondi: il tempo di metabolizzare la cosa.
Già i documenti da preparare. Tutto in 10 giorni: certificati di matrimonio, residenza, copia conforme della relazione dei servizi sociali,  copia conforme del decreto di idoneità, certificato da parte di un architetto o ingegnere sull'effettiva abitabilità della casa per un bambino, curriculum personali, certificato di sana e robusta costituzione, certificato del reddito dal ministero delle entrate, passaporto, certificati del datore di lavoro... Il tutto in parte legalizzato dalla prefettura e in parte dalla procura. 
Guardo tutte le coppie ridere e parlare, quasi istericamente, felici. 
e poi guardo Silvia; lo sguardo perso. Pietrificata. La faccia tirata. Ha paura. Il suo incubo peggiore le sta togliendo la gioia del momento: l'aereo. La fobia per questo enorme "volatile" che potrebbe portarci da nostro/a figlio/a. 
Torniamo a casa. Per tutto il viaggio di ritorno ha pianto. In un attimo è stata bombardata da troppe emozioni. Io non sapevo cosa dire e cosa fare. Più cercavo di fare qualcosa più ottenevo l'effetto contrario. Se la lasciavo in pace, si sentiva abbandonata. Arriviamo in casa alle 14,00. Praticamente non mangiamo. Stiamo in casa tutto il pomeriggio a parlare, pensare, discutere, piangere e dormire.
Alla 1,30 mi alzo dal letto. Vado sul divano. Non riuscivo più a sentire lei piangere. Più che altro perchè mi sentivo impotente.
Alle 2 si addormenta e torno a letto, ma per tutta notte era un continuo girarsi nervosa, piangere e sospirare. Alle 6,30 mi dice che non voleva andare. Aveva troppa paura. Alle 7,30 dopo un'ora di sonno si sveglia, mi chiama e mi dice che ha deciso di andare. Perchè dall'altra parte del mondo c'è suo/a figlio/a che l'aspetta e non capisce perchè deve essere l'unica mamma che per una fobia stupida deve perdere la sua occasione.
Le dico che anche lui/lei avrà tanta paura. Lui/lei si troverà solo/a ad affrontare questa cosa. Noi saremo in due a farci forza e quindi chi è più naturale che abbia paura?

il mio diario da novembre 2010 a febbraio 2011

10/2/2011
Sono passati ormai alcuni mesi dalla famosa telefonata di luglio, ma noi siamo sempre qui in attesa.
Illa Pupinona è sempre in viaggio. Chissà quando arriverà.
Continuiamo a sentire storie di abbinamenti in AN; invece noi niente.
Inconsciamente mi dico che non ce la faccio più. Questa attesa mi logora, mi distrugge.
Ma ce la devo fare. Lo devo fare per quella piccola creatura che arriverà a riempirci il cuore di gioia.

il mio diario da ottobre 2010 a novembre 2010

9-10/10/2010
In questi giorni abbiamo partecipato al corso pre-mandato per il nostro ente.
Abbiamo conosciuto tante coppie che come noi sono in attesa di diventare genitori.
Noi eravamo i più giovani.
Abbiamo passato insieme due giorni intensi: la mattina del sabato, dopo il nostro arrivo, il presidente ci ha spiegato come opera l'ente e in quali paesi. Ci hanno illustrato i progetti di cooperazione che hanno in tutto il mondo e per i quali dobbiamo versare un contributo in caso di mandato.
Il pomeriggio la psicologa dell'ente, ci ha fatto fare un gioco: formare delle coppie e dopo aver bendato una delle due persone, questa doveva essere condotta in giro dall'altra, infondendo fiducia.
Dopo cena, quattro chiacchiere e poi a nanna, nelle stanze di questa specie di residenza estiva per ragazzi.
La mattina seguente abbiamo ascoltato le testimonianze dei ragazzi adottati; 4 sorelle polacche soprattutto, hanno raccontato la loro esperienza, facendo scendere anche qualche lacrima.
Poi abbiamo ascoltato la storia di un ragazzo indiano arrivato in Italia all'età di 9 anni e di una bambina russa, cieca da un occhio e con 1/10 di vista dall'altro occhio.
Sono stati momenti toccanti, pieni di emozione, ma che ci hanno fatto capire che il giorno in cui incontreremo nostro/a figlio/a sarà il coronamento di un desiderio reciproco che ci farà pensare di aver ricevuto il regalo più grande.
Siamo tornati a casa con un certo valore aggiunto, anche se la speranza che si concluda il nostro cammino con un'adozione nazionale (per un fatto puramente economico) rimane sempre alta.


12/10/2010
Ieri Marcy ha sentito illa Pupinona. Ha detto che a nostra insaputa si è messo/a in contatto con noi mentre eravamo al corso: gli/le è piaciuto tutto, si è emozionato/a anche lui/lei. Oggi avrebbe dato un bel colpetto al suo viaggio.
Non si sa da dove venga; è sempre verde intorno. Ogni tanto si vede il mare, ogni tanto fa caldo, ogni tanto fa freddo. Ogni tanto ci sono le montagne, e ogni tanto c'è la nebbia. Comunque ha assicurato che arriva. Logicamente arriverà a Milano e noi andremo a prenderlo/a.
Se invece si stanca o succede qualcosa al suo mezzo di trasporto che gli/le impedisce di muoversi, andremo dove ci chiederà di andargli/le incontro.
Comunque sta facendo di tutto per arrivare a Milano. Ci sono delle volte che in base a come prende le curve vede in lontananza qualcosa brillare. Sarà la Madonnina?


2/11/2010
Abbiamo sentito illa Pupinona. Sta bene e sta viaggiando con le catene alle ruote della carrozzina. Ha fatto un po' di neve i giorni scorsi e quindi si è divertita/o a giocare a palle di neve. Adesso c'è il sole e fa caldo e la neve si sta sciogliendo.
Dice di non preoccuparsi che non sente freddo e ha detto che abbiamo fatto bene in questi giorni a non "disturbarla/o". Non avrebbe sentito dato che si stava divertendo troppo con la neve: non l'aveva mai vista.
Comunque gli/le abbiamo detto che la sua cameretta è pronta e il mobile ha dentro i ripiani e che siamo stati al Christmas Village a vedere delle belle cose. Dice che vuole venire anche lui/lei.


19/11/2010
Oggi dopo tanti turbamenti, dubbi e pensieri abbiamo dato il mandato all'ente internazionale per proseguire con il percorso di adozione internazionale.
Abbiamo ribadito la nostra preferenza per un paese e speriamo che si possa concludere tutto nel migliore dei modi.
Ora inizia definitivamente il tempo dell'attesa: sarà un periodo difficile, come lo è stato quello appena passato, ma sappiamo che ora il/la nostro/a bambino/a ci aspetta...
Non sappiamo dove ma ci ASPETTA!!!

martedì 17 maggio 2011

Riflessioni


Ogni tanto mi prende lo sconforto e allora Marcy mi tranquillizza con i suoi pensieri:
"perchè continui con questa storia che ti manca qualcosa e non vedi il bello che hai? Tutte le persone che vogliono costruirsi una famiglia ad un certo punto, sentono che gli manca qualcosa. Per cui fanno quello che possono. Ma tutti aspettano il loro momento, quindi il tuo cuore non deve spaccarsi, ma dovrebbe essere sempre speranzoso, pieno e grande, in modo che quando arriverà illa Pupinona troverà un cuore tutti per lui/lei.

4/10/2010
Oggi ho mal di gola e un po' di febbre; i mali di stagione, anche se penso che magari potrebbe avermeli attaccati il/la mio/a bambino/a.
Oggi Marcy ha sentito illa Pupinona. Sta bene, tutto a posto. Sabato e domenica ha viaggiato. La febbre è passata ma è sempre fiacco. Più tardi riposerà. Dice che gli/le dispiace di avermi fatto ammalare, però dice che sono la sua mamma e quindi capiterà ancora.

Illa Pupinona

3/10/2010
Sono passati quasi tre mesi dalla famosa telefonata, ma ad oggi nessuna novità.
Ci aggrappiamo solo alla nostra favola inventata da Marcy: il/la nostro/a bimbo/a ha iniziato il viaggio per raggiungere la nostra vita da un paese molto lontano. Percorre strade piene di ostacoli e intoppi, nella sua carrozzina trainata da due uccellini.
Ogni tanto si ferma per riposare e mangiare, altre volte per la presenza di lavori in corso sulle strade.
E' l'unica fiammella accesa che mi permette di andare avanti, oltre naturalmente al pensiero che un giorno potrò tenere tra le braccia il mio cucciolo e potrò essere chiamata mamma.
Spesso illa Pupinona (il nome che Marcy ha dato al nostro funghetto), si mette in contatto con lui perchè capisce il wawaese, la sua lingua, e quasi ogni giorno ci sono gli aggiornamenti:


15/9/210
"Illa Pupinona sta mangiando i loacker. Ne mangia di tutti i gusti. Ogni tanto si avvicina un uccellino che gli porta anche del pane e la carne tritata. Poi nei campi che ci sono intorno all'autostrada, ci sono le mucche e le capre che gli danno da bene il latte. Così è sempre in piena forma"
"Oh che carino, ma allora se mangia tutte queste cose è già un botolino. Allora arriverà con i buchini nelle mani e le righe nei braccini e nelle gambotte... ahahahahahahahaha, è tutto mio"
"eh si... e quando zampetta cade perchè perde l'equilibrio"

16/9/210

"...ma allora sono rondini? Ma le rondini adesso migrano perchè arriva il freddo e portano via illa Pupinona. Oh mamma mia si allontanerà anzichè avvicinarsi, loro vanno verso i paesi caldi..."
"ma si danno il cambio no? Illa Pupinona viene dai paesi freddi, loro vengono verso l'Europa adesso."

21/9/210
"Ma no che non cresce... A parte che per scaldarsi sta bevendo il grappino e quindi rimane sicuramente piccolo, poi io e lui/lei abbiamo fatto un patto: crescerà solo quando arriva da noi. Troppo comodo altrimenti stare a spasso tutto il tempo che vuole."


22/9/210
"No, non si è perso, tranquilla. Oggi in pausa mi ha inviato una specie di sms. Da quanto ho capito (è difficile leggere il wawaese) oggi sta facendo una lunga tappa, quindi preferisce non essere disturbato. Sta spremendo gli uccellini perchè ha detto che vuole arrivare presto."

30/9/2010
"Ha chiamato illa Pupinona, ha il raffreddore. E' due giorni che è fermo perchè gli cola il naso e lacrimano gli occhi. I passerini (che hanno preso il posto delle rondini) stanno cercando le erbe per curarlo. Dice che oggi va meglio."
Da mamma anche nelle favole mi preoccupo di mia/o figlia/o e cerco di fare qualcosa per farla/o guarire. Anche se non la/lo posso curare di persona, il mio pensiero è fisso du di lui/lei e spero che il mio amore lo/la faccia guarire...
"Oh mamma, te l'avevo detto che faceva freddo e che si sarebbe becato qualcosa. Uffa non è coperto abbastanza. Speriamo arrivi prima dell'inverno se no sarà sempre più a rischio di ammalarsi; come facciamo?"
"Non possiamo fare nulla. Dobbiamo sperare che tolgano i vari ostacoli dalle strade, che finiscano in fretta i lavori in corso e che si aggiunga qualche passerotto."

1/10/2010
"Ho sentito illa Pupinona, oggi va molto meglio. Le radici e le erbe che gli hanno dato da succhiare, gli hanno fatto bene. Era tutto felice. Poi ha fatto conoscenza con l'orsetto pappa di pelo che gli ha dato un po' di miele per sciogliere il catarro. Domani mattina si rimette in moto. Oggi piove e preferisce riposarsi per bene. Poi sabato e domenica farà non stop. Ha detto di salutarti e di non preoccuparti che ti pensa sempre e ti vuole già tanto bene perchè ti preoccupi per lui. Ti stringe la mano con il pensiero e ti dice di non essere in ansia."

il mio diario dal 17/7/2010 a fine novembre

Da quel giorno l’angoscia, l’occhio fisso sul telefono che non squillava mai.
Abbiamo parlato con una persona di Le Radici e le Ali: loro erano stati chiamati una volta ma senza seguito; dopo un mese sono stati richiamati e nel giro di una settimana erano genitori di una bimba di 20 giorni.
Abbiamo scritto alla nostra psicologa della asl, la quale ci ha confermato che se fossimo stati la coppia giusta, il tutto si sarebbe concluso in pochissimo tempo... 
Invece: NIENTE!
In vacanza il pensiero era fisso: l’attesa della telefonata.
Eravamo schiavi del telefono, ci mancava poco che ce lo portassimo in acqua dentro al costume.
Ci aggrappavamo a tutto, perfino agli oroscopi dei giornali che si leggevano sotto l’ombrellone.
Ci continuavano a fischiare le orecchie (così come era accaduto prima della famosa telefonata); di notte era un susseguirsi di sogni (Marcy ha addirttura ritrovato in albergo una bimba che aveva sognato qualche tempo prima mentre eravamo ancora a Milano), ma niente.
Ogni volta che squillava il telefono era un brivido; invece erano solo i parenti.

E così sono passati due mesi tra ansie e angosce, pensieri, lacrime e tanta solidarietà dagli amici, dal forum di Le Radici e le Ali, che sono sempre pronti a consolarci.
Proprio dal forum però abbiamo saputo che il mese di agosto è stata abbinata una bimba di 18 giorni ad una coppia.
Hanno raccontato la loro storia sul sito dell’associazione ed è stata ancora paranoia: 
"perchè non l’hanno dato a noi? Sulla base di che cosa fanno gli abbinamenti?"
Domande a cui non sappiamo dare risposte, ma che accrescono notevolmente la nostra ansia.

9-10 ottobre 2010
Partecipiamo al corso pre-mandato presso l’ente internazionale che avevamo scelto.
In seguito a fine novembre daremo il mandato e per noi si aprirà un’altra strada per arrivare alla gioia

il mio diario dal 14/7/2010 al 16/7/2010

14/7/2010
Sono in ufficio, solita monotonia, manca circa un’ora alla pausa pranzo, il tempo non passa, ho voglia di vacanze, ma sono ancora lontane.
Alle 12,34 squilla il cellulare, guardo il numero, è troppo corto per essere il numero di un provato; in una frazione di secondo un flash: è il TRIBUNALE.
Esco dall’ufficio, rispondo con il cuore in gola: “Buongiorno, è il tribunale dei minori di Milano, volevamo fissare un incontro per il prossimo venerdì alle ore 13,00” - “si, penso di si, devo chiedere a mio marito per via del lavoro... Comunque si dai, va bene, ci vediamo venerdì. Mi scusi, ma posso sapere per cosa?” - “Per un colloquio conoscitivo.”
Balle, dalle varie esperienze che ci hanno raccontato, se ti chiamano è perchè dietro ci sta un possibile abbinamento.
Mi manca il fiato, sono troppo agitata, chiamo Marcy che si esalta subito, chiamo la mamma che non si scompone più di tanto, chiamo mia sorella che pensa subito a cosa comperare.

E’ un susseguirsi di pensieri, emozioni. Già mi vedevo con in braccio un bambino, già mi vedevo giocare con lui; ho subito pensato agli acquisti da fare, a come dirlo al lavoro. Mamma che ansia...
Il tempo non passava mai.

16/7/2010
Ore 12,15 
Esco dall’ufficio, scendo in metropolitana, mi incontro con Marcy e via, verso Cadorna.
Arriviamo in tribunale alle 12,45. Le guardie all’ingresso non ci fanno neanche passare sotto il metal-detector e ci dirigono verso il secondo piano.
Arriviamo in una sala d’attesa vuota, non sappiamo se sia il posto giusto, cerchiamo i nomi sulle porte delle varie stanze; solo da una escono delle voci: la n. 209
Ci sediamo e aspettiamo

Ore 13,15
Siamo ancora li in attesa, chiediamo ad un tipo se siamo nel posto giusto e vagamente ci risponde un incerto si.

Ore 13,25
Chiamo il centralino del tribunale per avere ulteriore conferma del posto e anche in questo caso risposte campate per aria.
Si sente profumo di toast... ma dove siamo finiti?
Nel frattempo vediamo uscire una coppia... Forse siamo nel posto giusto.

Ore 13,30 (passate)
Finalmente ci chiamano. Entriamo in una stanza, la famosa 209 e incontriamo l’assistente sociale; abbastanza giovane, carina apparentemente di origin straniera, forse russa e il giudice, una donna di mezza età con accento meridionale.
Mi chiedono di parlare della vita che conduco, dei miei hobbies. Chiedono a Marcy notizie sul suo percorso interiore. Ci chiedono se abbiamo presentato anhe la domanda per adozione internazionale e a che punto siamo (questa cosa l’hanno sottolineata più volte nel corso del colloquio).
Ci hanno chiesto se eravamo consapevoli dell’esistenza del rischio giuridico (e come non esserlo con tutti i corsi che abbiamo fatto). Hanno rimarcato il fatto che eravamo disponibili per un bimbo di colore e che invece non eravamo disponibili ad accogliere bimbi con handicap seppur lievi e reversibili.
Dopo circa mezz’ora di colloquio e dopo qualche appunto preso da entrambe, ecco la conclusione: “Bene, può bastare, lasceremo traccia di questo colloquio nel vostro fascicolo; potreste essere richiamati da noi o da un’altra equipe”.
Ma che cavolo vorrà mai dire? Siamo usciti che eravamo vuoti, apatici; quell’incontro non ci aveva lasciato assolutamente niente.
Avremo fatto buona impressione? Avremo detto qualcosa che non dovevamo dire?”
BOH!!!

venerdì 6 maggio 2011

il mio diario da Aprile 2010 a Giugno 2010

Fine marzo 2010
Veniamo contattati dal Tribunale per fissare l’incontro con il giudice onorario, utile al rilascio del decreto di idoneità per l’adozione internazionale

13/4/2010
Siamo nella sala d’attesa del Tribunale e già ci domandiamo la solita cosa: “cosa ci chiederanno?”
Entriamo nella stanza e ci accoglie una donna, un po’ avanti con l’età, che subito ci appare un po’ troppo seria ed austera, e noi... ci agitiamo!!
Invece, una volta iniziato il discorso ci appare come una persona affabile, una mamma. Ci chiede sempre le solite informazioni sulla nostra vita, sul nostro percorso adottivo, sulle nostre aspettative.
Il colloquio si conclude dopo circa un’oretta, con una firma suglia appunti presi dal giudice e con un: “in bocca al lupo”

Il giorno seguente ci sorge un dubbio sulla “base del sentito dire”: perche non ci è stata letta la relazione scritta dal giudice?
E qui ricomincia il panico: avremo fatto buona impressione?
Ma chi mai può dire questo; come si fa a sbagliare raccontando della propria vita?

Fine maggio 2010
Marcy chiama in Tribunale per avere notizie sul nostro decreto e ci viene detto che... E’ POSITIVO!!!
La gioia ci assale, anche se questa volta sono io a dire che: “ci era dovuto”.

Giugno 2010
Ritiro del decreto e della notifica in comune e via... si continua...
Il secondo grande passo alla base del nostro progetto di vita è stato fatto, ed ora inizia il tempo dell’attesa e la ricerca dell’ente.
Abbiamo paartecipato agli incontri informativi di parecchi enti, ma quello che ci ha colpito di più è stato un ente di Piacenza, con il quale parteciperemo al corso premandato che si terrà ad ottobre.

martedì 3 maggio 2011

Il mio diario da Giugno 2009 a Marzo 2010

Giugno 2009
Corso presso l’associazione GENITORI SI DIVENTA.
Ricominciamo a camminare lungo il sentiero dell’adozione, quando durante il corso incontriamo un ex giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano.
Incontriamo tante altre coppie che, raccontando le loro esperienze e leggendo i piccoli temi che l’ex giudice onorario ci dava come compiti a casa, ci fanno sentire in famiglia.
Soprattutto Marcello vede in quell’uomo una sorta di guru, un maestro di vita che lo conduce a ripercorrere la sua infanzia ed a capire veramente cosa gli è mancato.

1/7/2009
Ripresentiamo la domanda di disponibilità all’adozione nazionale ed internazionale forse con una marcia in più (non volevamo dirlo ad alta voce, per non dover ammettere che forse le due operatrici della volta precedente un fondo di ragione potevano averlo).

Novembre 2009
Veniamo ricontattati dalla ASL di Via Ricordi per ricominciare l’iter.
Nel frattempo avevamo seguito un altro corso presso l’associazione ANFAA.
Si avvicina così la data del primo incontro; non sapevamo se fosse meglio cambiare equipe oppure riconfrontarci con le due persone che ci avevano “rimandati”, solo per fargli capire che si sbagliavano.
Comunque abbiamo incontrato un nuovo staff che ci ha accompagnati nel nostro percorso in una maniera veramente fantastica.
Ringraziamo l’assistente sociale e la psicologa che ci hanno aiutato a tirare fuori le nostre emozioni, ad aprirci, ad avvicinarci al mondo dell’adozione con maggiore consapevolezza.
Ci hanno messo subito a nostro agio, ci siamo sentiti in famiglia.
Ancora tanti incontri, visita domiciliare, colloqui di coppia e uno singolo, ma questa volta non ci è pesata come la prima volta.

Marzo 2010
Lettura della relazione.
L’assistente sociale inizia a leggere 6 pagine fitte fitte.
Storia di Silvia, storia di Marcello, storia della coppia, conclusioni finali.
Mano a mano che leggeva, mi salivano le lacrime agli occhi. Avevano scritto ed interpretato cose che neanche noi ci ricordavamo di aver detto. 
Sono entrate nel profondo e hanno capito tutto.
Siamo usciti che eravamo euforici, anche se per Marcy, questa era una cosa che ci era dovuta e quindi doveva per forza andare così.
Un grazie va all’associazione LE RADICI E LE ALI, presso la quale abbiamo seguito un altro corso di 5 serate e che, neanche a farlo apposta, ci ha seguiti in questi momenti cruciali del nostro percorso (magari ci hanno portato fortuna).
Durante quelle serate ricordo l’emozione che provavo in quanto questa volta finalmente eravamo una delle poche coppie (forse due) che eravamo arrivate a quel punto, ed era una gioia raccontare “la nostra avventura” a chi invece era solo all’inizio.
Un grazie anche a tutti i genitori adottivi che si sono prestati a raccontarci le loro esperienze e che ci hanno fatto maturare.

Il mio diario dal 26/9/2008 a Maggio 2009

26/9/2008
Presentazione presso il Tribunale dei Minori di Milano della disponibilità per adozione nazionale ed internazionale

Febbraio 2009
Corso ASL

Marzo 2009
Iniziano i colloqui con gli operatori della ASL di Via Ricordi.
Il dialogo con l’assistente sociale procede in maniera abbastanza tranquilla, ma è l’incontro con la psicologa che ci destabilizza notevolmente. Non ci sentiamo a nostro agio e lei fa di tutto per farci stare sulle spine.
Gli incontri proseguono con assiduità, uno alla settimana, per otto volte, senza contare la visita domiciliare, dove soprattutto la psicologa, non manca di sottolineare particolari della nostra casa che a noi sembrano del tutto normali.

Maggio 2009
Colloquio di restituzione.
Le operatrici ci accolgono con gentilezza e sorridenti iniziano il discorso con la frase: “siete una bella coppia...”. I nostri occhi iniziano a brillare, inconsapevoli che un “MA” stava per incombere su di noi.
Tra le tante cose ci viene riferito che secondo loro, non eravamo pronti all’adozione oltre che per non aver partecipato ai corsi di preparazione presso alcune associazioni, anche perchè nella nostra vita non avevamo sofferto abbastanza, non avevamo avuto lutti che potessero renderci più vicini alle tragiche realtà (così come le definivano loro) dei bambini adottivi.
Un macigno ci era caduto addosso. Tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non era servito a niente.
E con la domanda: “ma siete sicuri di voler minare la vostra vita di coppia con l’arrivo di un bambino?” le persone che ci avevano seguito durante il cammino, si congedavano da noi consigliandoci di ritirare la domanda (non avevano neanche stilato la relazione), per poi ripresentarla quando veramente ci sentivamo pronti a capire quali erano i nostri limiti. Che frase ad effetto... direi uno slogan ricorrente nel percorso adottivo... I LIMITI...
Neanche loro sapevano quasi spiegare a cosa si riferissero.
Io avevo le lacrime agli occhi.
D’istinto avrei dato uno schiaffo ad ognuna delle nostre “giudicatrici” e poi me ne sarei andata.
Marcello invece rideva. Ha cercato di prendere in mano la situazione e grazie a lui sono ritornata in me.
La settimana successiva abbiamo comunicato alle due operatrici di aver deciso di ritirare la domanda, ma con la convinzione di ripresentarla subito.