mercoledì 22 giugno 2011

Il "toto nome"

In queste ultime settimane, ci ritroviamo spesso ad immaginare illa Pupinona: maschio, femmina, età, etnia... 
E' vero, ci parlo tutte le mattine e la/lo vedo sempre nella sua carrozzina nel grande prato verde, ma come tutti i bambini è molto furba/o e quindi rimane sempre sotto la sua copertina rosa e tiene sempre in testa il suo cappellino azzurro; tra l'altro palla di pelo che non l'abbandona mai, gli/le ha recuperato un bel paio di occhiali da sole per proteggere gli occhi adesso che è arrivata la bella stagione, per cui è difficile capirci qualcosa. E' proprio buffa/o perchè gli occhiali sono più grossi della sua faccia e gli/le nascondono pure il naso, ma palla di pelo ha detto che è l'unica cosa che è riuscito a recuperare sulla strada.
Tra l'altro ultimamente illa ha scoperto come escludere la "video chiamata" per cui quando scende dal suo mezzo di trasporto per giocare con gli altri bimbi, non possiamo nemmeno metterci in contatto visivo. Proprio un/una furbetto/a
Ci chiediamo come si potrebbe chiamare. 
Complice il fatto che potrebbe avere sia etnia asiatica, europea o turca, i pensieri, i sogni, le "voci" che arrivano da lontano portano a:
Umpò: è il nome che ha sognato Silvia,
Hishmae: è il nome che mi ha suggerito illa una mattina mentre mi lavavo i denti,
Haiannah: è il nome che ha sognato mia mamma,
Cashmere: è il nome che danno a illa i futuri "zii".
Guarda caso tutti nomi eventualmente adattabili sia ad un maschio che ad una femmina...
Ma se alla fine si chiamasse semplicemente Hilla o Illian?

giovedì 9 giugno 2011

il mio diario 9/6/2011

Giovedì 9/6/2011 ore 7,50
E' tutta settimana che sono convinto che "domani" sarebbe stato giovedì.
Oggi giovedì finalmente è arrivato e vedremo se porterà a qualcosa.
Intanto stamattina durante il solito monotono viaggio casa lavoro, sotto un cielo grigio che non promette nulla di buono e tra un aereo e l'altro che mi volava sopra la testa mi sono ritrovato a parlare con illa Pupinona come da un po' non facevo.
E' strano, è come se da circa un mese ci fossero delle interferenze nella comunicazione.
Oggi mi ha detto, sempre rigorosamente in wawaese, che pensa che il suo viaggio sia finito.
Ieri pomeriggio i passerotti che trainavano il suo mezzo di trasporto se ne sono andati, dopo averlao lasciatao in mezzo ad un prato molto molto grande e con una grossa cascata, insieme ad altri bambini. Dice che ci sono bambini di tutte le misure e di tutti i colori. Tutti parlano in wawaese e si fanno compagnia. Sono tutti in attesa di qualche cosa anche se illa, non capisce cosa.
Ogni tanto si sente da un fiore enorme messo vicino alla cascata uscire una voce, che con un suono strano, pronuncia qualcosa in una lingua a lei/lui sconosciuta. Sembra quasi un nome. Subito dopo, da dietro la cascata, compare un grosso uccello tutto bianco e con un becco molto lungo; prende delicatamente uno dei bambini che ha intorno e lo porta via...
Dice che è un viavai incredibile. Poi mi ha salutato...
Chissà...

martedì 7 giugno 2011

Pensieri

Piove... sono passati 25 giorni da quando abbiamo consegnato i documenti. Silenzio su tutti i fronti: l'ente ci ha assicurato che le cose stanno procedendo come da copione. Stanno finendo di tradurre i documenti, il 15 di giugno si riunirà la camera di consiglio del paese per dare i numeri alle pratiche. Forse solo allora avremo notizie sulla scheda sanitaria e sulla foto di nostra/o figlia/o.
Penso che sia la stessa ansia che provano i genitori biologici nell'attesa di vedere l'ecografia o di sapere se il bimbo sta crescendo bene nella pancia.
Quanto è difficile.
Mi sono sempre detto che la parte più difficile sicuramente era il pre: psicologi, assistenti sociali, decreto di idoneità, corsa per preparare i documenti: balle.
Il momento più difficile è questo: dovere e sapere semplicemente aspettare. Non farsi prendere dall'ansia e dalla fretta.
Mi ritrovo ora ad un passo dalla meta in una crisi di nervi che nemmeno immaginavo.
Si è vero, è tutto a portata di mano, ma finchè non sarò su quel benedetto aereo per il viaggio di ritorno con mio/a figlio/a, ogni giorno sembrerà interminabile.
Silvia sta vivendo quasi più serenamente di me la cosa. Io che sono sempre stato il "duro" della coppia ora mi trovo a essere il più debole.
Vorrei che il telefono squillasse.
Vorrei che il telefono NON squillasse.
Provo a vivere tutti i pensieri che potrebbero corrermi nella mente in quei 3 secondi che dividono il movimento del dito che si sposta sul tasto verde del telefono: "Tutto confermato, si parte il giorno..." o "Mi spiace ci sono dei contrattempi, degli imprevisti burocratici..."
Certo, bisogna essere ottimisti, ma poi capita di leggere di coppie che conosci o meno, degli intoppi che hanno. Mi rendo conto di non essere padrone neppure delle mie paure e delle mie ansie. Sono solo una bandiera in balia del vento e del tempo. E oggi piove, fa freddo e c'è vento. Oggi mi sento pesante e sento il vento che penetra attraverso  le fibre della stoffa.
Per fortuna che esistono anche i momenti di lucidità, in cui mi ritrovo a pensare che a breve (e non necessariamente inteso nel senso vero della durata) sarò papà: mia/o figlia/o sa che avrà un papà. Questo tempo che ci separa non è importante perchè il modo in cui trascorreremo il tempo quando saremo insieme, varrà più di questo tempo "perso".