giovedì 17 ottobre 2013

C'era una volta...

C’era una volta, in un paese molto lontano da qui, con tanti prati verdi in estate e immense distese bianche in inverno, una casetta che si distingueva dalle altre per il suo colore giallo acceso.
Non era grandissima, ma era accogliente e pulita. Era la casa del bambino.
In questa casetta vivevano tanti bambini che non avevano persone che potevano prendersi cura di loro. Tra questi bambini c’era Viktor, che tutti chiamavano Vittia, un dolcissimo bambino di poco più di 2 anni dagli occhi di cerbiatto e dai capelli color nocciola.
I bimbi sembravano sereni e le giornate fino ad allora erano trascorse tra giochi e giretti nel giardino, anche per il piccolo Vittia.
Vittia era un bambino molto allegro, ma soprattutto molto curioso; ogni volta infatti che usciva nel giardino della casa del bambino, guardava al di la delle siepi e fissava in continuazione strane scatole muoversi che gli ricordavano i suoi giochi, ma molto più grandi.
Ascoltava i rumori a lui sconosciuti e vedeva volare gli uccellini, che ogni tanto si posavano nel giardino dove lui e gli altri bimbi giocavano.
Un giorno, mentre era nella stanza dei giochi insieme ai suoi amichetti si trovò di fronte due persone che non aveva mai visto prima. Due persone che non riusciva nemmeno a capire cosa gli dicessero, talmente grandi da arrivargli poco sopra la coscia. Li squadrò dal basso all’alto con fare interrogativo domandandosi chissà cosa, e faceva attenzione a tutti i gesti che quelle due persone facevano. Insieme si sedettero sul tappeto che c’era nella stanza e Viktor come se nulla fosse inziò a giocare con loro. Passarono così le ore e tra i tre iniziò a nascere una certa intesa.
Ad un certo punto i signori dovettero andare via e Vittia tornò alla sua solita vita, ma qualcosa in lui doveva essere successo perchè dalla sua bocca per qualche tempo continuarono ad uscire due parole: “mama” e “papa”.
Qualche tempo dopo, mentre era nel giardino ecco ritrovarsi difronte ancora quelle due persone. Faticò inizialmente a ricordarle ma poi, improvvisamente si mise a giocare con loro, nuovamente, come allora.
Passarono le ore e purtroppo i tre si dovettero salutare ancora una volta, ma i due signori, lasciarono Viktor con la promessa che la volta successiva sarebbero stati insieme per molto più tempo. Vittia mentre li salutava, li abbracciò e disse alle due persone: “mama” e “papa”.
Trascorsero così pochi giorni e come da promessa i signori tornarono da Viktor. Avevano con se dei vestiti che Viktor osservò e indossò immediatamente. Si lascio vestire e si fece prendere in braccio come se nulla fosse, come se fossero insieme da sempre come se si conoscessero da una vita.
Uscirono tutti e tre insieme dalla casa del bambino. Viktor si trovò di fronte una grossa scatola nera simile a quelle che vedeva muoversi, ma non si spaventò e in braccio alla signora che lui chiamava mama, salì.
La scatola iniziò a muoversi e lui spaventato ma nello stesso tempo incuriosito si guardava intorno e con il suo piccolo dito indicava cosa di nuovo vedeva.
Trascorsero tre giorni e tre notti insieme. Viktor ogni giorno che passava si vedeva intorno queste due persone e il “mama” e “papa” che diceva ogni tanto, diventava sempre più frequente.
Un giorno si ritrovò di fronte un enorme uccello grigio. Sembrava quelli che lui aveva visto zampettare nel giardino della casa del bambino, ma era molto più grande e la cosa che di certo l’aveva incuriosito è che ci salivano sopra tantissime persone. Vittia, come da suo solito quando vedeva qualcosa di nuovo, era diventato un punto interrogativo con due braccine e due gambine, ma nosostante la curiosità, la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò.
Da quel giorno per Vittia inizò una nuova vita. Si ritrovò in una casa diversa da quella dove aveva vissuto per due anni e mezzo; c’era una stanza tutta per lui con le pareti verdi e i mobili bianchi. C’era l’arancione, il marrone e il color pesco intorno a lui.
Mama diventò “mamma” e papa si trasformò in “dadà” alternato a “papà”.
Viktor in breve tempo capì di essere arrivato nella sua nuova casa e capì che da quel giorno avrebbe avuto la sua mamma e il suo dadà.