lunedì 28 novembre 2011

Le brioches e il cannoncino

"C'erano una volta due brioches al cioccolato; vivevano e pensavano di non aver nulla da invidiare agli altri dolci.
Sfilavano per le strade sentendosi importanti e si sentivano talmente piene che non gli mancava nulla.
Un bel giorno, mentre passarono di fronte ad una pasticceria, videro tantissime brioches diverse da loro: quelle al cioccolato bianco, alla marmellata, al miele e alla crema.
Cominciarono così a pensare al fatto che probabilmente non erano le uniche al mondo ad essere così uniche.
Decisero così di entrare nel negozio per conoscere le loro simili.
Ad un tratto videro in un angolo, solo ed abbandonato, un cannoncino. Gli si avvicinarono e incominciarono a parlargli.
Scoprirono così che per la sua diversità era stato allontanato da tutti ma che in fin dei conti non era così diverso da loro.
Le due brioches in effetti notarono in lui qualcosa che li poteva accomunare: nonostante la diversità nell'aspetto il loro ripieno era identico, anzi, una volta assaggiatolo si accorsero che il suo cioccolato era molto più dolce.
Decisero così che non potevano lasciarlo da solo in mezzo a brioches che non riuscivano a comprendere la sua bellezza e la sua bontà.
Uscirono così dal negozio e da quel giorno non si separarono più."

venerdì 18 novembre 2011

"buon Natale"...

Ovunque mi giro, già vedo gli addobbi natalizi. Da circa 2 settimane i centri commerciali e la città si stanno preparando al Natale.
intanto ci ritroviamo a novembre ormai inoltrato. Sembra ieri il 12 luglio e invece 4 mesi sono già passati. Anzi, a dire il vero volati.
Che Natale sarà quest'anno? Eh chi lo sa. Da un lato continuiamo a dirci che non vogliamo festeggiarlo, dall'altro dopo la benedizione in casa di ieri sera da parte del parroco e la frase che più o meno recitava: "è l'attesa del figlio che deve arrivare", ci viene da dire: proviamoci!
Vogliamo provare a sperare di essere in Kyrgy in quei giorni; la dove il Natale non esiste, la dove molti piccoli aspettano i loro genitori.
Ci chiediamo ultimamente come mai hanno anticipato così tanto i tempi quest'anno con le illuminazioni e gli addobbi.
Sarà forse la crisi o sarà altro, chi può dirlo.
Io e Silvia la pensiamo in un modo un po' diverso.
Io penso che quest'anno vogliano farci vivere in anticipo il Natale. A noi che ha sempre fatto uno strano effetto il periodo natalizio, ce lo vogliono fare vivere in anticipo dato che poi in quei giorni non saremo in Italia...
Lei, forse più realista, pensa sia solo un modo come un altro per attirare i clienti e per farcelo "odiare" un po' di più.
Mentre scrivo sento qualcosa salire qualcosa che non so definire: gioia, ansia, commozione, rabbia e mille altri sentimenti che forse non saprei nemmeno riconoscere.
Mi sento come quando si andava a scuola e non si era preparati per le interrogazioni. Si sperava che il proprio nome non capitasse sotto le grinfie del professore e si vivevano quelle ore con addosso quello strano sentimento che faceva sperare che la fine dell'ora arrivasse presto.
Venerdì abbiamo comperato il cd di Enzo Iacchetti. All'interno ecco una canzone di Natale ed ecco una paio di strofe che rispecchiano senza ombra di dubbio la nostra situazione...


"...Buon Natale a te che vivi lontano
e a parlarti che fatica si fa
prova allora a spedirci un pensiero
e un sorriso sono sicuro arriverà

A chi aspetta le stazioni
a chi il biglietto non ce l’ha
a chi viaggia dentro i sogni
e dove arriva non si sa..."

mercoledì 16 novembre 2011

"A volte ritornano"...

Ieri sono tornato a seguire un corso pre adozione tenuto da Le Radici e Le Ali.
Da quando facciamo parte dello staff esterno, questo è il secondo corso che seguo.
Ricordo ancora le sensazioni che avevo provato la prima volta. Rivivere quanto avevo vissuto in qualche maniera durante il periodo in cui eravamo noi seduti al posto delle coppie che ancora stavano iniziando il percorso dell'adozione o magari erano già più avanti o semplicemente erano presenti per capire qualcosa in più sul mondo dell'adozione, mi aveva provocato dei sensi di disagio. Forse perchè non ero pronto allora a rivivere certe cose dette dalla psicologa o forse perchè l'emozione di ritrovarmi nuovamente ad affrontare, seppur indirettamente, quello che avevo vissuto nei mesi precedenti e il ricordo di quanto avevo vissuto era ancora troppo vivo, mi avevano fatto provare paura.
Paura di cosa? Paura di non essere ancora pronto ad intraprendere questo percorso.
Ieri è stato diverso, non perchè la paura fosse sparita, anzi quella ci sarà sempre e ho imparato a conviverci e penso sia meglio così. Vivere con la consapevolezza di aver paura mi rende pronto ad affrontare ogni situazione.
Stanotte la mia testa ha elaborato molto. Ha macinato quanto ascoltato dalle coppie e dalla psicologa e stamattina mi sono svegliato ancora di più con la convinzione che questo percorso ti fa vivere alla pari questa genitorialità.
Non c'è ombra di dubbio che una gravidanza biologica venga vissuta dalla mamma in maniera del tutto diversa che dal papà. L'emozione che prova una mamma a sentir calciare nella pancia il proprio figlio, un futuro padre non la potrà mai provare. Può passare le ore con la mano o la testa sulla pancia, ma quella sensazione che prova una madre la prima volta non la potrà mai capire. Vive di riflesso l'entusiasmo della moglie o della compagna.
Le nausee non sa neanche cosa siano, i dolori del travaglio, il dolore del parto non può nemmeno immaginare cosa siano. Vive tutto di riflesso. Sta male magari a vedere la persona che ama soffrire ma è un male psicologico e non fisico. Lei, la futura madre, prova entrambi i dolori.
Poi il figlio nasce e per lui tutto è finito solo perchè è nato e subito vuole riprendere la vita normale. Lei invece è stanca. Felice ma stanca. Ha bisogno di essere capita, amata; ha bisogno di tempo per riuscire a gestire tutte le emozioni che ha provato in nove mesi. Ma il più delle volte non viene capita. Viene "abbandonata a se stessa" perchè tanto ormai il figlio è nato e allora è normale che tutto sia come prima.
E' facile dire a una coppia che affronta il cammino dell'adozione: "tu non puoi capire cosa voglia dire essere mamma perchè il figlio non l'hai cresciuto dentro te".
E' vero, una mamma adottiva non l'ha cresciuto dentro di lei suo figlio, ma come spesso dico, avere un figlio, non vuol dire farlo crescere dentro se, avere un figlio vuol dire donargli la vita e sapere soffrire per lui e una mamma adottiva lo sa fare molto bene; in più ha avuto la fortuna di vivere con una persona che capisce benissimo ogni singolo istante quello che prova e ha passato. Hanno vissuto ogni singolo giorno, ora, minuto, secondo le stesse identiche emozioni.
Non è un discorso fatto per dire che i genitori adottivi siano più o meno bravi dei genitori biologici, non è una gara dove si stabilisce chi sia più o meno bravo o un modo come un altro per dire che chi ha adottato sarà un genitore perfetto (capita purtroppo di sentire di adozioni andate male e in questi casi la colpa, come nel caso di figli biologici, è solo esclusivamente dei genitori, non dei figli); nessuno è più bravo di altri; i genitori adottivi sono semplicemente più consapevoli che per crescere un figlio non basta solo l'amore, ma ci deve essere da entrambi la capacità di accettare, e soprattutto la voglia o la necessità, di soffrire per amore.
Quando abbiamo iniziato questo percorso lo vedevo com una passeggiata: "cosa vuoi che sia, siamo perfetti, perchè mai non dovrebbero darci un figlio?".
Dover ripartire daccapo dopo che ci avevano bloccati lo ritenevo una perdita di tempo non una sconfitta, a prescindere dalle motivazioni date.
In quei mesi successivi, durante i secondi colloqui, è successo di tutto. Provavo una rabbia verso il mondo, così improvvisamente. Rabbia che si doveva sfogare su qualcuno e quel qualcuno "purtroppo" è stata Silvia. Purtroppo rigorosamente tra "", perchè grazie a quella rabbia ho capito cosa volesse dire soffrire per amore. E chi me l'ha fatto capire è stata proprio lei. Lei che si prendeva le colpe di tutto quanto di male succedeva nella nostra vita. Si prendeva pure le colpe di quando la squadra di calcio per cui tifo, perdeva. Un'altra persona mi avrebbe buttato fuori di casa, lei invece mi ha semplicemente teso la mano e ha accettato tutto soffrendo in silenzio, a volte, e urlando per farmi reagire in altre occasioni.
Grazie a lei sono ripartito e grazie a lei ho iniziato a VEDERE i bambini.
Non ho mai visto o osservato un bambino in carrozzina, non ho mai provato invidia per un uomo che cammina a fianco di una donna con la pancia perchè ritengo questo un fatto del tutto naturale, come ritengo naturale vedere un bambino adottato con i propri genitori, ma quello che mi è successo da allora è stato vedere solo ed esclusivamente i bambini adottivi ed emozionarmi nel vederli insieme ai genitori.
Ho ancora tanta paura che qualcosa non sia del tutto pronto in me. Ho ancora paura di non essere domani un buon genitore, ma ho a fianco una persona che mi aiuterà in questo ruolo e posso dire con abbastanza certezza che io saprò aiutare lei se ne avrà bisogno.

domenica 13 novembre 2011

Strani stati d'animo

Non ci capisco più nulla ormai. Il mio corpo reagisce in una maniera che proprio non mi aspettavo e mi domando semplicemente perché? La cosa buffa è che in qualche modo anche a Silvia sta succedendo quanto capita a me.
Dopo la notizia di settimana scorsa, dopo lo sconforto totale che ci ha presi, dopo tutti i pensieri più disperati e la rassegnazione, adesso siamo "sereni", "spensierati" e con una carica di ottimismo che non ci immaginavamo nemmeno di avere.
Cosa sia cambiato nella nostra vita in poche ore non lo sappiamo. Ce lo stiamo domandando da un paio di giorni ma non riusciamo a darci le risposte.
Giovedì abbiamo iniziato a leggere una preghiera rivolta a Sant'Espedito, il Santo protettore delle cause urgenti. Per quanto mi riguarda dopo che l'ho letta la prima volta ho sentito i brividi in tutto il corpo e quel senso di angoscia che tenevo dentro, lentamente mi ha abbandonato. Sabato siamo stati in una chiesa a Milano dove c'è presente la statua del Santo e nuovamente ho provato la stessa sensazione di svuotamento e di sollievo.
Provo una certa gioia addosso che non capisco da dove arrivi. Mi viene difficile pensare che sia frutto di sole tre letture, però non riesco a capire cosa altro possa essere accaduto.
Ci sono dei momenti in cui mi ritrovo a pensare intensamente a R.; sento salire dei brividi dalla schiena, alzo lo sguardo e lo vedo li in foto che mi guarda e mi sorride e sento la serenità propagarsi per tutto il corpo.
Mi capita a volte di essere intento a fare dell'altro, sento nuovamente i brividi salire e alzando lo sguardo vedo sempre R. in foto che mi guarda, oppure vedo che si illumina il cellulare da solo (perché la batteria è scarica e quindi si illumina per avvisarmi?) e vedo sempre lui che mi guarda e mi sorride.
Mi sento improvvisamente sereno e la cosa mi spaventa più di quanto potrebbe essere se fossi preso da ansia e angoscia. Non ci capisco molto, ma di una cosa sono certo: chi mi manda tutti questi segnali, è il nostro piccolo che in qualche maniera vuole dirmi che sta bene e ci sta aspettando. Non può essere altrimenti...

E se vogliamo credere anche alle stelle, l'oroscopo per la prossima settimana dice: finalmente marte è uscito dal segno (toro) per cui anche la sfiga vi abbandonerà, inoltre marte in vergine protegge la vita affettiva anche se il cielo sembra mostrare un cambiamento che potrebbe riguardare la famiglia, novità positive ad ogni modo... Per non parlare di Silvia (capricorno): marte in vergine appoggia un processo di ristrutturazione e consolidamento della tua posizione familiare...

Mi attacco a tutto, ma semplicemente mi rendo conto che quella piccola creatura che sta a 6000 km di distanza mi sta trasmettendo una forza che nemmeno immaginavo di avere.

mercoledì 9 novembre 2011

il mio diario 7/9 novembre 2011

7 novembre 2011
E' sera, piove ancora ma mi sento strano. Per tutto il giorno e il fine settimana precedente, mi sentivo addosso una bella sensazione. Ero davvero convinto che avremmo avuto a breve delle notizie.
Stavamo finendo di cenare ed ecco che suona il cellulare. Lo squillo è quello delle telefonate provenienti da numeri non registrati a gruppi della rubrica. Tra questi c'è anche quello dell'ente. E' forse masochistica la cosa, ma almeno ogni volta che squilla il cellulare c'è sempre una speranza in più.
Guardo il display. Il numero non è quello dell'ente, ma di una coppia che deve partire con noi.
In 2 secondi è come se mi fosse passata davanti tutta la vita: cosa è successo? Perchè chiamano dato che ci siamo sentiti per mail la mattina? Si parte? Festeggiamo in diretta la notizia? Altro rinvio? Cosa succede?
Così rispondo. Dopo praticamente nessun convenevole ecco la notizia: un nuovo rinvio e questa volta bisogna aspettare fine dicembre.
Non ci credo. Penso stia scherzando. Silvia da lontano scrutava tutti i movimenti dei muscoli del mio viso per capire se stessi scherzando o fossi serio.
Purtroppo ero serissimo. Mi chiedevo come mai a noi non era stato comunicato ancora niente.
Chiamo immediatamente la nostra responsabile di sede, le spiego in poche parole il tutto e mi conferma la notizia, aggiungendo che l'indomani, dopo aver parlato con chi di dovere per capire esattamente cosa stesse succedendo e nel caso, dopo aver contattato il referente per avere ulteriori spiegazioni, avrebbe mandato una mail generale a tutte le coppie spiegando l'accaduto.
Mi sono letteralmente sciolto. Silvia ha iniziato a piangere. Lo sconforto ci ha presi.
In un certo senso speravo in un errore di traduzione della mail, mi illudevo che il giorno dopo sarebbe arrivata una smentita e con questa speranza sono andato a dormire. Una speranza che però avevo solo io.
Silvia era stravolta. Non abbiamo dormito niente, lei di certo, io forse un paio d'ore di fila sono riuscito a farle.

8 novembre 2011
Arrivo al lavoro. Non so quanto tempo sia passato dall'ultima volta che un collega mi ha chiesto notizie. Ma quando succede qualcosa, tutti arrivano a domandare. Sembra impossibile ma le persone le attiri come gli orsi con il miele.
Dopo aver spiegato l'accaduto ecco che arriva la classica frase da idioti: "ma non potevi farti una bella trom...a? Avresti risparmiato soldi e ansie". E giù a ridere come dei deficienti.
Sono rimasto letteralmente senza parole. Non li ho nemmeno considerati. Mi sono girato e me ne sono andato. Li ho ignorati completamente anche perchè a volte essere ignorati da più fastidio che essere provocati.
Inizio così questa "bellissima" giornata.
Alle 8,00 gmail era già "aperto", ogni 30 minuti controllavo eventuali nuovi messaggi in "posta in arrivo", ma niente.
Ore 11,40 ecco che arriva la mail con oggetto: "aggiornamento".
Leggo? Non leggo?
Ho letto... Purtroppo tutto era confermato.
C'è sempre abbastanza ottimismo da parte dell'ente e questo penso sia importante, ma vorrei tanto che la prossima notizia fosse una bella notizia.
La sera sono venuti a trovarci i futuri "zii" del nostro puffo.
Abbiamo passato una serata senza pensare troppo a quanto successo, o meglio ci abbiamo provato. Siamo riusciti a dormire un po' di più questa notte.

9 novembre 2011
Guardando il calendario mi rendo conto che a fine mese mancano solo due colonne di numeri e a fine anno ne mancano 7 in totale.
7 settimane che se vissute come le ultime, voleranno. In queste settimane ci sarà un giorno in cui forse arriverà la notizia che al momento aspettiamo.
Nonostante lo sconforto mi abbia tagliato le gambe, oggi riparto con la certezza che questo tempo passerà veloce come gli ultimi mesi, che ogni giorno che passa è uno in meno che mi e ci separa dal nostro piccolo e che in fin dei conti un anno fa a quest'ora non sapevamo nemmeno che faccia avesse nostro figlio.
Certo, dopo l'abbinamento eravamo convinti di passare il Natale con lui. Quasi sicuramente quest'anno non lo festeggeremo, e anche se faremo qualcosa la testa non sarà a casa. In un certo senso con lui quest'anno è anche vero però che o festeggeremo. La sua foto di certo non mancherà intorno al tavolo,  ma come regalo di Natale quest'anno vorrei semplicemente la certezza che il prossimo lo faremo sotto lo stesso tetto.

venerdì 4 novembre 2011

Lettera... di mamma

Caro Piccolo R.,
oggi è la tua mamma che ti scrive.
Ormai sono passati mesi da quando ti abbiamo conosciuto sulla fotografia che ci hanno inviato. Da quel momento non è passato giorno che non abbiamo pensato a te, a come sarà la nostra vita insieme a come sconvolgerai la nostra esistenza al tuo arrivo. Ma abbiamo pensato anche come cambierà la tua breve vita, ci chiediamo se ti troverai bene, se ti sentirai veramente a casa con mamma e papà.
Il destino ci sta tenendo ancora lontani, per colpa di una burocrazia troppo complicata, non siamo ancora riusciti ad incontrarci e intanto tu cresci senza di noi; ci stiamo perdendo i momenti più belli, anche se so che quando arriverai verrano ripercorse tutte le tappe che non sei riuscito a goderti, su questo non devi avere dubbi.

Una notte sola in questi 4 mesi ti ho sognato, eravamo a Milano, in Corso Buenos Aires che guardavamo i negozi.
In fondo al viale ci siamo ritrovati al mare, sulla spiaggia e tu come un bimbetto discolo hai fatto la pipì sulla sabbia ed io ti ho spiegato che non si fa, come una brava mamma...
Arrivato il momento di tornare a casa, mentre ti stavo vestendo, mi sono accorta che i tuoi vestitini erano troppo grandi per la tua età, ma tu mi hai risposto che avevi solo quelli e che dovevamo prenderne altri.
Ti ho sentito tanto vicino, eri proprio tu, sembrava tutto vero, invece al mio risveglio ho provato l’amara consapevolezza che era tutto frutto della mia immaginazione.

Stamattina mentre ero sul tram per andare al lavoro, ho immaginato il nostro incontro, là in quel paese lontano, il tuo paese, e in quell’istituto che ti sta accogliendo, non posso dire se con amore o con solo la routine di una semplice occupazione. Quando ci vedrai cosa farai? Ci verrai incontro con le braccine tese oppure sarai talmente terrorizzato che ti nasconderai dietro le gambe di qualcuno e ci guarderai con due occhioni pieni di angoscia? Io so solo che mi inginocchierò, mi metterò al tuo livello e ti tenderò le mani, inizieranno a scendere le lacrime perché sarà una gioia che nessuno potrà descrivere, neanche paragonabile secondo me alla nascita di un figlio naturale; già stamattina proprio sul tram ho dovuto mandare indietro le lacrime, non voglio far vedere al mondo il mio dolore perché tu non ci sei, è una cosa solo mia e del tuo papà…
Sappi solo che anche noi abbiamo una paura incredibile, per il fatto che magari inizialmente non ci accetterai, per il fatto che potrai ricordare la tua vita fino al momento in cui ci abbracceremo e per i riflessi che potrebbe avere sui tuoi anni futuri, ma soprattutto abbiamo paura che il giorno del nostro incontro sia ancora lontano, non riusciamo a vivere così, ogni giorno nella speranza che sia il giorno giusto e che invece alla sera, mettiamo via come un giorno insignificante.
Adesso devo tornare al lavoro, ma sappi che la mia mente e il mio cuore sono con te, ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e conto ogni istante che ci separa da te.
La tua mamma.