giovedì 31 gennaio 2013

"La strada che non andava da nessuna parte"


di Gianni Rodari

"All'uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo sapeva perché lo aveva chiesto un po' a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta: "Quella strada lì? Non va in nessun posto. E' inutile camminarci".
"E fin dove arriva?". "Non arriva da nessuna parte"."Ma allora perché l'hanno fatta?". "Non l'ha fatta nessuno, è sempre stata lì"."Ma nessuno è mai andato a vedere?". "Sei una bella testa dura: se ti diciamo che nonc'è niente da vedere..."."Non potete saperlo se non ci siete mai stati".Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino-Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto. Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi.Cammina cammina la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro quando vide un cane. Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava con la mano.Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora. Era bella, vestita come una principessa e in più era allegra e rideva: "Allora non ci hai creduto"."A che cosa?". "Alla storia della strada che non andava da nessuna parte"."Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade". "Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni ti farò vedere il castello".C'erano più di cento saloni zeppi di tesori. C'erano diamanti, pietre preziose, oro, argento e ad ogni momento la bella signora diceva: "Prendi, prendi quello che vuoi... Ti presterò un carretto per portare il peso".Martino non si fece pregare e ripartì col carretto pieno.In paese, dove l'avevano già dato per morto, Martino fu accolto con grande sorpresa.Scaricato il tesoro il carro ripartì. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte.Ma quella sera stessa tornarono uno dopo l'altro, con la faccia lunga per il dispetto: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c'era né cancello, né castello, né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova."

Qualcuno mi ha suggerito un finale diverso: "certi tesori esistono soltanto per chi ci crede", e direi che è direttamente collegato al finale di questo racconto. Abbiamo intrapreso per "primi" una strada nuova e comunque finirà, presto il nostro tesoro lo avremo tra le braccia, intanto continuo a crederci perchè finchè ho la forza per farlo, di impossibile non c'è nulla.

mercoledì 30 gennaio 2013

Perchè avete paura?

Stamattina, sfogliando il mio solito calendario, ecco cosa è apparso al giorno 30 gennaio: "perchè avete paura?"
Ci ho pensato fino ad ora e non so nemmeno io che risposta darmi.
Da domenica sera sono particolarmente tranquillo, cerco in tutti i modi di capire perchè questo sia il mio stato d'animo e l'unica risposta che mi sento di dare è perchè, purtroppo o per fortuna, ho già vissuto una situazione analoga l'anno scorso e forse inconsciamente o consciamente sono pronto per affrontarla nuovamente. Certo, molti particolari sono cambiati da allora e il più importante è che "ieri" vivevo in funzione di una foto mentre "oggi" di un bimbo in carne ed ossa.
Forse, ed è questo il paradosso, al momento avrei paura se mi dicessero che le cose si sono sistemate e a breve si potrebbe partire.
Al momento potrei aver paura del cardiologo, del dermatologo o degli esami del sangue perchè nonostante tutto, possono sempre "regalare" sorprese, ma per quello che sto vivendo? Dovessi rifare i documenti, ci sarei già passato lo scorso anno con il cambio ente quando per sicurezza avevamo già iniziato a rifarli. Ma in questo caso la cosa fastidiosa sarebbe puramente la burocrazia di un paese che si continua a beare di essere all'avanguardia, ma quando si parla di adozione è ancora indietro.
Dover "abbandonare" un bimbo e riordinare le idee e lo "zainetto" per un altro bambino? Anche questo l'ho già vissuto seppur in maniera diversa, ma il concetto è più o meno simile.
L'attesa? Nemmeno più di tanto. In fin dei conti a ottobre di quest'anno saranno 5 anni che abbiamo iniziato il nostro percorso adottivo, senza considerare gli anni precedenti, quindi dover aspettare i mesi necessari su un paese "certo", o meglio, "tranquillo" potrebbe permetterci di vivere più serenamente questa possibilità.
Non lo so, forse la mia è più consapevolezza dei miei limiti o spavalderia nei confronti della vita che come sempre capita, prima o poi verrà a chiedermi il conto e mi metterà nuovamente in una situazione che mi farà paura e se devo essere sincero, se il ragionamento che ho appena scritto fosse vero, bene, allora spero di aver paura presto e di sentirmi dire che si stanno sistemando finalmente le cose.
In tutto questo poi penso a N. e allora l'unica cosa che mi domando è: "perchè dovrebbe succedere ancora?"
A questo punto potrebbero partire milioni di ipotesi, ma anche in questo caso, l'unica cosa che mi sento di dirmi e ripetermi è: "perchè dovrebbe succedere ancora?".
Avanti quindi, consapevole che quel che succederà in un modo o nell'altro lo affronterò più o meno con il sorriso, ma di certo con lo stato d'animo giusto.

domenica 27 gennaio 2013

E adesso?

E adesso aspettiamo ancora un mese.
Pensavo che fosse finalmente arrivata la chiusura del cerchio e in un certo senso così è stato, anche se bisogna aspettare un attimo per considerarlo "chiuso" a tutti gli effetti.
Quando mi hanno detto che le procure degli avvocati non sono ancora state utilizzate, sono tornato a respirare dopo circa un'ora in apnea. La fiammella della speranza ha preso una bella boccata di ossigeno ed è tornata a bruciare.
Non so cosa succederà domani ma di certo la parola impossibile è ancora lontano dalla fine di questo mio percorso travagliato.
L'impossibile è solo per chi smette di credere a qualcosa e io non ho ancora smesso di farlo.
Pensavo di trascorrere una settimana come quella dell'anno scorso, piatta e quotidiana, senza stress emotivo e senza novità di rilievo, e invece è stata una settimana da panico: mi sono ritrovato contro anche chi dovrebbe proteggere i miei interessi (e non parlo dell'ente), ho discusso con persone con le quali fino a pochi giorni fa c'era la stessa unità di pensiero. Stress emotivo si è accumulato allo stress fisico e alla fine il venerdì sera sono crollato nella disperazione più totale.
Nonostante tutto, sabato mattina mi sono svegliato con una tranquillità d'animo fuori dal normale e a quel punto mi sono detto che se la settimana è stata così travagliata, di certo il giorno di questo incontro sarebbe stato diverso da quello dello scorso anno. E così è stato. E' chiaro, nessuno sa come si concluderà questa pagina di vita, ma come scritto poche righe fa, la fiammella della speranza brucia ancora.
Ieri ho incontrato parecchie persone che avevo conosciuto per mail i giorni scorsi, ognuna con la propria storia, le proprie paure, ansie dubbi e timori. Alcuni che forse hanno avuto un ulteriore conferma che sarà davvero complicato ma che ci vogliono credere ancora e non vogliono mollare finchè la parola fine non verrà scritta nero su bianco; altri che magari sono usciti dall'incontro più ridimensionati e altri ancora che hanno avuto la conferma che sia davvero arrivato il momento di cambiare "aria".
E in questa valanga di emozioni eccomi li, come sempre abbastanza imperturbabile a tutto, con l'unico chiodo fisso: portare a casa mio figlio.
Chi sarà, ancora oggi non posso dirlo. Ma è per mio figlio che devo combattere. Avrò un mese per recuperare tutte le forze perchè quando arriverà la fine di febbraio allora si che dovrò essere pronto a tutto per un motivo o per l'altro.
Questi due anni mi hanno regalato parecchio: l'unione con mia moglie è diventata sempre di più la base di questo nostro cammino, ho capito che cosa vuol dire aver pazienza, ho imparato a essere padre di testa ancora prima che esserlo di corpo e ho imparato che se oggi posso dire "no sono stanco e non ho voglia al momento" domani questa stringa di testo non potrà venire pronunciata perchè mio figlio in qualsiasi momento, anche quando magari sarò a 3000 metri di altezza in bilico sullo strapiombo, mi farà una domanda che mi farà tremare le gambe, e allora li dovrò essere bravo a fermarmi, rispondergli, convincerlo e ripartire per aggirare l'ostacolo.
I bimbi sono così, talmente piccoli ma già grandi che non si accontentato dello zuccherino, ti stupiscono sempre. Ma questo è il loro punto di forza quello che mi fa capire che oggi non posso fare a meno di lui.
Sono pronto ad affrontare parecchie sfide e di certo tutto questo è un disegno che Qualcuno ha pensato bene di disegnare per me tempo fa.
Ieri una persona ha detto che più che un disegno divino sembra uno scarabocchio. Fantastico...
Anche Michelangelo è partito da uno scarabocchio per arrivare a fare la Cappella Sistina e anche noi da piccoli iniziamo a disegnare con degli scarabocchi. Lo scarabocchio non è il mio punto d'arrivo, ma il punto di partenza. Da questo scarabocchio arriverò a vedere un capolavoro.
E' come con i lego: da tot pezzi sparsi su un tavolo si arriva a costruire un qualcosa che sembrava impossibile realizzare. Magari i pezzi non li trovi subito perchè sono nascosti da altri pezzi, però alla fine si arriva a concludere l'opera e si rimane sempre sorpresi.
Avanti con la certezza che qualsiasi cosa succederà sarà la continuazione dello scarabocchio per arrivare alla mia opera d'arte finale.