venerdì 7 novembre 2014

Un figlio unisce... Un figlio divide...? Non penso, ma...

Ieri pomeriggio ricevo una mail da un'amica; mi racconta un po' degli avvenimenti degli ultimi mesi e poi in un certo senso, più o meno velatamente, mi fa una domanda, e cioè capire cosa succede ai papà quando arriva un figlio perchè si ritrova un po' spiazzata ad affrontare certe situazioni che non immaginava possibili.
Mi sono preso un po' di tempo per rispondere e ci ho dormito sopra. Appena aperti gli occhi stamattina le ho risposto di getto quello che ho metabolizzato la notte, e nella mia risposta mi sono stupito della frase che ho scritto che è anche riportata nel titolo di questo post perchè giorni fa ho utilizzato la stessa frase con un amico in un contesto e in una situazione completamente diversa.

"penso sia difficile dire cosa capita a livello mentale nella testa dei papà come del resto nella testa della mamme con l'arrivo di un figlio. Cambiamo di certo gli equilibri è tutto quello che prima era normale non lo è più, la mamma probabilmente gira la maggior parte delle attenzioni sul figlio e il papà improvvisamente si sente trascurato o non più parte di un mondo che sentiva suo, di un progetto e inizia a guardare le cose con un'ottica diversa. Per quanto mi riguarda l'arrivo di Viktor è servito a vedere determinate cose della mia vita che ora non riesco più a far combinare. Vedo nei modi che Silvia usa con Viktor gli stessi che usava con me. Improvvisamente mi sono reso conto che per anni sono stato il bambino della coppia e questa cosa mi ha fatto paura, mi ha fatto cambiare e mi ha messo di fronte a una consapevolezza nuova. Io non voglio più vivere come ho vissuto per anni, e questo naturalmente genera tensioni, discussioni e allontanamenti. Incomprensioni su cose che prima erano di ordinaria amministrazione. Tutto viene destabilizzato e la cosa forse più strana è che piu prima si viveva in simbiosi con l'altra persona e bastava che una respirasse per capire cosa volesse dire quel respiro, più ora risulta difficile da gestire e affrontare il nuovo stile di vita. Io sono sicuro che l'uomo sia meno pratico di una donna; ha bisogno di più certezze perché se anche una donna può sembrare fragile e spaventata difronte agli eventi, basta che si dia una chiave di lettura che ritiene corretta e via che va avanti come uno schiaccia sassi. A questo punto l'uomo o il "bambino" della coppia rimane fermo, indietro e per recuperare terreno fa fatica ed ecco allora che esce l'orgoglio misto a "cattiveria"; ci si chiude in se stessi, non ci si ascolta più e via che si parte a testa bassa cercando di dimostrare di essere all'altezza della situazione. Spesso si dice che un figlio unisce o divide. Non penso sia così. È il nostro vissuto di coppia che ci unisce o divide con l'arrivo o meno di un figlio. Ricordo i 5 anni passati a rincorrere nostro figlio, tutto quello che è successo che ancora è scritto nero su bianco sulle pagine del mio blog, la consapevolezza di avere un figlio che per legge è nostro figlio ma chissà in che parte del mondo si trova e chissà quali braccia lo stanno tenendo, ci ha uniti a tal punto da farci perdere di vista il fatto che la vita stava andando avanti. Viktor ha dato una scossa non indifferente a tutto e improvvisamente mi e ci ha catapultati in una realtà nuova che abbiamo cercato ma che forse io non ero ancora pronto ad affrontare nonostante tutto il tempo che avevo dedicato a lui prima che arrivasse. Cosa succede nella testa di un papà? Penso che a volte bisogna chiedersi cosa succede nella testa dell'uomo e della donna con l'arrivo di un figlio. Di certo cambiano i punti di vista e cambiano le priorità ed entrambi facciamo a modo nostro cercando di dare il massimo per nostro figlio e pensando che il nostro modo sia migliore dell'altro e ci dimentichiamo che entrambi abbiamo il nostro vissuto e basterebbe che fossimo noi stessi ad accettarlo. Si, è molto facile da dire e da fare se fossimo dei bambini ma da adulti amiamo complicarci la vita ;)"

lunedì 8 settembre 2014

In ginocchio...

... A fianco del tuo letto, tu che respiri pesantemente. Appoggio la mia mano sul tuo petto e la spalanco per avvolgere il tuo cuore e sentire il tuo respiro. Tutto che si "ferma"; lentamente ti metti su un fianco, infili il dito in bocca e torni a dormire serenamente...
Buon sonno piccolo Viktor

giovedì 4 settembre 2014

Lettera di papà


“Papà che cosa stai facendo?”
“Guardo il cielo”
“Posso guardare anche io?”
“Certo!”

“Papà mi fai toccare il cielo?”
“Si Viktor, ci proverò.”
“Grazie papà ti voglio tanto bene, sei il mio amore.”

Quante sere passate il mese di agosto a guardare il cielo con te in braccio, sia che fossimo in montagnma sia che fossimo al mare cercando delle risposte a dei perchè.
Quanto tempo trascorso con le lacrime che scendevano mentre il tuo respiro calmo mi faceva compagnia.
Quanto tempo che non ho più la forza di scrivere o quanto tempo ho passato a scrivere su pagini invisibili senza che nessuno leggesse e capisse.
Quanto tempo passato forse a perdere tempo.
Caro piccolo Viktor è passato ormai un anno da quando sono diventato tuo papà. Quante cose sono successe, quante ancora ne succederanno. In tutto questo molto è cambiato e poco è rimasto.
Ieri mattina sono entrato nella tua stanza per salutarti prima di andare al lavoro. Guardo nel letto e non ti vedo. Mi sono chiesto dove fossi finito. Guardo per terra, magari eri caduto dal letto, guardo verso la finestra e vicino alla tenda. Non volevo accendere la luce e rischiare di svegliarti ovunque tu fossi. Alla fine eccoti, ai piedi del letto, tutto rannicchiato contro l’armadio avvolto nella sua ombra e abbracciato al tuo peluches, che dormi serenamente. Quanta tenerezza!
Eri li dove nessuno poteva vederti, dove nessuno ti aveva messo, ma semplicemente dove avevi voglia di essere; ed è quello che vorrei fare io ora, essere dove nessuno mi vuole mettere, ma semplicemente dove vorrei essere e fare quello che avrei voglia di fare senza che nessuno mi obblighi a fare, semplicemente perchè non sono come altri vorrebbero.
Piccolo mio, cresci e continua ad essere sereno. Diventa grande ma rimani sempre semplice. Tieni sempre dentro il bambino che c’è in te, non perderlo per strada. Non aver paura di mostrarlo. 
Noi adulti spesso ci divertiamo a farci del male. Così, tanto perchè abbiamo paura di essere semplici, di essere noi stessi. Ci nascondiamo a volte dietro voi piccoli per paura di affrontare qualcosa che va fuori dai canoni della “nostra semplicità”. Crediamo in qualcosa ma per paura la rimandiamo indietro perchè pensiamo che tanto è giusto così. Pensiamo che il nostro passato sia più importante di quello che potrebbe essere il nostro futuro e perdiamo di vista anche il nostro presente.
Quando camminiamo insieme per strada o siamo comunque in giro, saluti tutti, chiedi a tutti il loro nome, cosa stanno facendo, e perchè fanno quella determinata cosa. Qualcuno ti risponde con entusiasmo coinvolgendoti, qualcun altro con freddezza e altri ti ignorano completamente; ma tu che sei un “tampinatore” come me non ti arrendi, vai avanti finchè ottieni quello che vuoi. Perchè non ti fai domande, perchè sei semplice.
Quanto ci rimani male se quando saluti un adulto o un bambino non ti salutano; mi guardi e mi chiedi: “papà perchè quel signore/bambino non mi saluta?”. Già perchè? Una domanda così banale che mette quasi in difficoltà. La risposta più stupida potrebbe essere “perchè non ha voglia di salutarti”, ma sappiamo entrambi che non è così. Non è colpa tua Viktor. Niente è colpa tua. Sei un grande piccolo uomo che ha tutta una vita da vivere. Tutti ti credono piccolo ma in realtà sei davvero grande e forse solo io lo sto capendo: “ma io ci sono già stato all’asilo con tanti bambini e non mi è piaciuto tanto”. Queste parole dette in macchina mentre tornavamo a casa dal mare mi hanno strappato un sorriso. Nessun stupore, nessuna paura; semplicemente consapevolezza che sei un bimbo fantastico. Sarà diverso questa volta piccolo mio. ti piacerà e ti divertirai.
Vivi sereno piccoli mio, io sarò con te. Vivrai gioie, amori, delusioni. Verrai giudicato semplicemente perchè hai parlato, perchè hai fatto... Verrai esaltato o allontanato. Vorrai vivere qualcosa che ti verrà negato. Ma io ci sarò. Farò di tutto per non farti sentire solo. A modo mio, perchè il mio modo di parlare d’amore è solo mio. Il mio modo di crescerti è solo mio. Sono semplicemente un piccolo uomo, un piccolo padre che forse deve imparare da te prima che insegnare a te. Non pensare mai di esserti meritato meno di quello che vorresti vivere. Non avere rimpianti perchè anche solo un rimpianto potrebbe segnarti per sempre.
Ciao piccolo grande uomo. Ti voglio bene anche io.
papà

martedì 21 gennaio 2014

4 mesi

Oggi sei a casa con noi da quattro mesi. A quest'ora stavamo quasi per atterrare a Malpensa.
Come cambiano le cose in un battito di ciglia.
Buon meseversario figlio mio.
Ti voglio bene.
Papà.

sabato 14 dicembre 2013

Il cubo di Rubik

Mi sveglio intorno alle 6, un po' più tardi rispetto alle ultime mattine quando il sonno se ne andava verso le 4.30. Mi dico che è già qualcosa ma appena passa questo pensiero, quattro parole mi si materializzano in testa: il cubo di Rubik.
Già... La mia vita negli ultimi anni è stata come le facce di questo cubo; tutte colorate e mescolate. Ho passato tanto di quel tempo a cercare di sistemarle, di girarle e rigirarle per trovare tutti i colori esatti sulla stessa faccia che non ho avuto tempo e modo di pensare a me stesso e a quello che avrebbe voluto dire diventare padre... Diventare famiglia.
Giovedì Viktor in casa correva ridendo come fa tutte le sere e io lo rincorrevo e lui rideva ancor di più. Quando corriamo insieme mi sembra di essere su un altro pianeta, in un altro mondo. È troppo divertente sentirlo ridere in quella maniera perché ha una risata contagiosa.
Ad un certo punto è inciampato e cadendo ha picchiato la testa contro la gamba del tavolo. Ha iniziato a piangere. Per la prima volta in due mesi e mezzo ho visto le sue lacrime. Mi sono catapultato su di lui e l'ho stretto a me. Lo riempivo di baci mentre con l'acqua fredda gli tamponavo la piccola botta che stava venendo fuori. Dopo poco mi guarda, smette di piangere e dice "bata pasato". Per circa 20 minuti siamo stati io e lui, abbracciati mentre lui tranquillo si faceva coccolare in braccio.
Ieri era il secondo giorno che non andava di corpo. A malincuore ho accettato che la mamma gli mettesse la supposta. Forse perché io ho il terrore delle supposte ero molto contrario alla cosa. Invece a lui niente, nessun problema, anzi ne voleva mettere altre dopo la prima. Ad un certo punto però si è messo a piangere, sono corso in bagno per farlo sedere mentre Silvia cercava di calmarlo. Mentre era seduto lo accarezzavo, ma lui mi allontanava e questo mi ha troppo mortificato. Poi ha iniziato a dire "giù" (voleva infatti essere lasciato libero di camminare). Così abbiamo fatto e lui ha smesso di piangere e naturalmente la supposta ha fatto immediatamente effetto.
Mi scervello ogni giorno per cercare di capire come comportarmi con lui, ma alla fine la cosa più semplice è assecondarlo nel limite del possibile. 
Come con il cubo di Rubik, prima o poi tutte le facce prendono il colore giusto. Le giro e rigiro, sbaglio e magari mi incavolo e perdo la pazienza, ma alla fine assecondando il movimento del colore arriverò alla soluzione.
Siamo solo all'inizio. Capiterà ancora che mi vorrà vicino e che mi allontanerà e magari non ne capirò il motivo; ma ci vuole solo calma e pazienza, cercando di capire come gira il colore...

lunedì 2 dicembre 2013

La tua mamma

Ciao piccolo Viktor,
sono più di due mesi che sei qui con noi, nella tua nuova casa, nella tua nuova famiglia, a vivere la tua nuova vita.
Non ho avuto il tempo di piangere per la gioia di averti finalmente qui con noi, perché nonostante i 5 anni di attesa pieni di angoscia e dolore, è successo tutto troppo in fretta. Stava per iniziare l'estate quando ci siamo conosciuti per la prima volta e ci siamo presi per mano lungo quella strada che ci avrebbe portato ad essere mamma e figlio; era appena iniziato l'autunno quando abbiamo varcato la soglia di quella vita che tanto desideravo e sicuramente desideravi anche tu.
Non c'è stato il tempo per le emozioni, solo un turbinio di preparativi per poterti finalmente accogliere.
Dopo il tuo arrivo, ho cercato, insieme al papà, di costruire per te quello che fino ad allora non avevi mai avuto, un affetto tale da sentirti amato e coccolato, ma sempre con la paura di sbagliare, di non sapere se anche il piccolo rimprovero ad una marachella fosse giusto e con il magone dopo avertelo fatto....
Ora, quando sembra che il legame tra di noi stia diventando sempre più forte, sono pronta ad urlare al mondo che non potevo desiderare di meglio, che sei un bambino meraviglioso, sempre sorridente e allegro.
È arrivato il tempi di piangere per la felicità di averti incontrato.
Ti voglio tanto bene piccolo mio, ti adoro!!!!

La tua mamma

venerdì 22 novembre 2013

21 novembre 2013


Il 21 novembre è arrivato e ha portato il primo vero freddo e tu sono due mesi che sei con noi. 
Non ho avuto nemmeno il tempo di accorgermi che le foglie hanno cambiato colore e in alcune zone i colori autunnali hanno lasciato spazio al bianco della neve, e tu in questi due mesi sei cambiato tantissimo. 
Sei tornato bambino, hai iniziato a ripetere le nostre parole, a parlare, a imitare i nostri movimenti; hai iniziato a voler essere imboccato per poi tornare a mangiare da solo; a stare seduto nel tuo seggiolino per poi chiedere di essere preso in braccio dalla mamma e mangiare in braccio a lei; a fare per la prima volta la pipì per terra e non più nel pannolino, per poi iniziare da ieri a farla nel bidet. Arriverà il momento in cui la farai anche nel water come arriveranno i giorni delle prime domande. 
E' arrivato il momento in cui batti la mano sul petto e dici "Ittor" e non più Ita.
E tanto ancora dovrà succedere.
E come non mi sono accorto dei cambiamenti climatici e del tempo che è passato, così molte altre cose che ti riguardano non le ho nemmeno viste o osservate. Troppo preso a rincorrere una perfezione che non esiste. A cercare di fare il papà doc, quello che vuole avere in mano la situazione. Quello che pretende che tu sia bravo quando c'è gente, che non faccia capricci, che non sia più un bimbo di 2 anni e 7 mesi ma un adulto.
Quante paure legate a quello che sarà il futuro. A quando andrai a scuola, a quando diventerai adolescente e poi uomo... e non mi godo nulla di quello che ho adesso tra le mani. Tu, figlio mio che hai solo bisogno di un sorriso, di un abbraccio, di avere uno sguardo che sia tutto per te, di avere un po' di attenzione per chi sei adesso e non per chi sarai domani.
E' arrivato il momento di smetterla di farsi domande, di tornare a rendersi conto che il tempo passa e di non vivere più nel pensiero del domani o nella paura del passato. Quello che conta è oggi. Solo come viviamo oggi ci aiuterà ad andare sempre più avanti domani.
E' arrivato il momento di fermarsi un po' per tornare a rendersi conto che il tempo passa che l'inverno che sta arrivando è l'inizio della fine di un altro anno. I nostri giorni nessuno mai me li ridarà. Non bastano foto che nemmeno ci sono, o ricordi che a volte sbiadiscono. Serve solo vivere oggi consapevole di quello che non avevo ieri e di quello che ora ho.
Buon nostro meseversario piccolo "Ittor"