Mi sveglio intorno alle 6, un po' più tardi rispetto alle ultime mattine quando il sonno se ne andava verso le 4.30. Mi dico che è già qualcosa ma appena passa questo pensiero, quattro parole mi si materializzano in testa: il cubo di Rubik.
Già... La mia vita negli ultimi anni è stata come le facce di questo cubo; tutte colorate e mescolate. Ho passato tanto di quel tempo a cercare di sistemarle, di girarle e rigirarle per trovare tutti i colori esatti sulla stessa faccia che non ho avuto tempo e modo di pensare a me stesso e a quello che avrebbe voluto dire diventare padre... Diventare famiglia.
Giovedì Viktor in casa correva ridendo come fa tutte le sere e io lo rincorrevo e lui rideva ancor di più. Quando corriamo insieme mi sembra di essere su un altro pianeta, in un altro mondo. È troppo divertente sentirlo ridere in quella maniera perché ha una risata contagiosa.
Ad un certo punto è inciampato e cadendo ha picchiato la testa contro la gamba del tavolo. Ha iniziato a piangere. Per la prima volta in due mesi e mezzo ho visto le sue lacrime. Mi sono catapultato su di lui e l'ho stretto a me. Lo riempivo di baci mentre con l'acqua fredda gli tamponavo la piccola botta che stava venendo fuori. Dopo poco mi guarda, smette di piangere e dice "bata pasato". Per circa 20 minuti siamo stati io e lui, abbracciati mentre lui tranquillo si faceva coccolare in braccio.
Ieri era il secondo giorno che non andava di corpo. A malincuore ho accettato che la mamma gli mettesse la supposta. Forse perché io ho il terrore delle supposte ero molto contrario alla cosa. Invece a lui niente, nessun problema, anzi ne voleva mettere altre dopo la prima. Ad un certo punto però si è messo a piangere, sono corso in bagno per farlo sedere mentre Silvia cercava di calmarlo. Mentre era seduto lo accarezzavo, ma lui mi allontanava e questo mi ha troppo mortificato. Poi ha iniziato a dire "giù" (voleva infatti essere lasciato libero di camminare). Così abbiamo fatto e lui ha smesso di piangere e naturalmente la supposta ha fatto immediatamente effetto.
Mi scervello ogni giorno per cercare di capire come comportarmi con lui, ma alla fine la cosa più semplice è assecondarlo nel limite del possibile.
Come con il cubo di Rubik, prima o poi tutte le facce prendono il colore giusto. Le giro e rigiro, sbaglio e magari mi incavolo e perdo la pazienza, ma alla fine assecondando il movimento del colore arriverò alla soluzione.
Siamo solo all'inizio. Capiterà ancora che mi vorrà vicino e che mi allontanerà e magari non ne capirò il motivo; ma ci vuole solo calma e pazienza, cercando di capire come gira il colore...
1 commento:
Marcello io so che tu ce la farai, lo so perchè leggo quello che mi scrivi e ti immagino come papà......non chiedere troppo a te stesso e il resto andrà da sè!
un abbraccio Famiglia
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