sabato 14 dicembre 2013

Il cubo di Rubik

Mi sveglio intorno alle 6, un po' più tardi rispetto alle ultime mattine quando il sonno se ne andava verso le 4.30. Mi dico che è già qualcosa ma appena passa questo pensiero, quattro parole mi si materializzano in testa: il cubo di Rubik.
Già... La mia vita negli ultimi anni è stata come le facce di questo cubo; tutte colorate e mescolate. Ho passato tanto di quel tempo a cercare di sistemarle, di girarle e rigirarle per trovare tutti i colori esatti sulla stessa faccia che non ho avuto tempo e modo di pensare a me stesso e a quello che avrebbe voluto dire diventare padre... Diventare famiglia.
Giovedì Viktor in casa correva ridendo come fa tutte le sere e io lo rincorrevo e lui rideva ancor di più. Quando corriamo insieme mi sembra di essere su un altro pianeta, in un altro mondo. È troppo divertente sentirlo ridere in quella maniera perché ha una risata contagiosa.
Ad un certo punto è inciampato e cadendo ha picchiato la testa contro la gamba del tavolo. Ha iniziato a piangere. Per la prima volta in due mesi e mezzo ho visto le sue lacrime. Mi sono catapultato su di lui e l'ho stretto a me. Lo riempivo di baci mentre con l'acqua fredda gli tamponavo la piccola botta che stava venendo fuori. Dopo poco mi guarda, smette di piangere e dice "bata pasato". Per circa 20 minuti siamo stati io e lui, abbracciati mentre lui tranquillo si faceva coccolare in braccio.
Ieri era il secondo giorno che non andava di corpo. A malincuore ho accettato che la mamma gli mettesse la supposta. Forse perché io ho il terrore delle supposte ero molto contrario alla cosa. Invece a lui niente, nessun problema, anzi ne voleva mettere altre dopo la prima. Ad un certo punto però si è messo a piangere, sono corso in bagno per farlo sedere mentre Silvia cercava di calmarlo. Mentre era seduto lo accarezzavo, ma lui mi allontanava e questo mi ha troppo mortificato. Poi ha iniziato a dire "giù" (voleva infatti essere lasciato libero di camminare). Così abbiamo fatto e lui ha smesso di piangere e naturalmente la supposta ha fatto immediatamente effetto.
Mi scervello ogni giorno per cercare di capire come comportarmi con lui, ma alla fine la cosa più semplice è assecondarlo nel limite del possibile. 
Come con il cubo di Rubik, prima o poi tutte le facce prendono il colore giusto. Le giro e rigiro, sbaglio e magari mi incavolo e perdo la pazienza, ma alla fine assecondando il movimento del colore arriverò alla soluzione.
Siamo solo all'inizio. Capiterà ancora che mi vorrà vicino e che mi allontanerà e magari non ne capirò il motivo; ma ci vuole solo calma e pazienza, cercando di capire come gira il colore...

1 commento:

Paola ha detto...

Marcello io so che tu ce la farai, lo so perchè leggo quello che mi scrivi e ti immagino come papà......non chiedere troppo a te stesso e il resto andrà da sè!
un abbraccio Famiglia