lunedì 23 maggio 2011

il mio diario dal 26/4/2011 al 30/4/2011

26/4/2011
Pasqua è appena trascorsa. Per la prima volta Silvia durante la messa, riesce a capire la predica del parroco: si parlava del SENSO DELLA VITA.
Mio padre è da poco uscito dall'ospedale. Mia madre si sta riprendendo da una piccola operazione al cuore subita tre settimane prima.
Siamo al lavoro e alle 9,00 mi suona il cellulare. E' Silvia:
"pronto ciao sono io: mi ha chiamato l'ente. Ha detto di presentarsi con una certa urgenza sabato mattina. C'è un paese che ha da poco riaperto con l'adozione internazionale. Se siamo d'accordo si preparano subito i documenti e si parte".
Non ci sto più dentro. Inizio a fare le capriole. Silvia è molto scettica invece. Ha paura. Troppe incognite, non sappiamo nulla. In sostanza mi smonta subito.
Passo e passiamo i giorni successivi nella più completa confusione mentale: cosa ci racconteranno, dove dovremo andare, cosa ci sarà da fare? I tempi, l'età del bambino, maschio, femmina?


30/4/2011
Alle ore 10,30 entriamo nella sede del nostro ente. C'erano già 4 coppie sedute in sala. Noi eravamo gli ultimi. Ci sediamo tutti in cerchio. Arrivano le responsabili di sede e il presidente inizia a esporci la cosa. Ci racconta un po' del paese, un po' di storia politica e geografica ed ecco che arriva la notizia: c'è bisogno di 5 coppie giovani che partano al più presto per questo paese. Ci sono bambini di pochi anni che devono essere mandati fuori in breve tempo. Primo viaggio previsto di 5 giorni per fine giugno, si torna in Italia per circa un mese e poi si ripartirà per un secondo viaggio di 10 giorni dal quale si tornerà con il bambino.
Ci guardiamo tutti in faccia... Si passa da uno stato di interrogazione a uno stato di euforia a uno stato di ansia comune pensando ai documenti. Il tutto in 30 secondi: il tempo di metabolizzare la cosa.
Già i documenti da preparare. Tutto in 10 giorni: certificati di matrimonio, residenza, copia conforme della relazione dei servizi sociali,  copia conforme del decreto di idoneità, certificato da parte di un architetto o ingegnere sull'effettiva abitabilità della casa per un bambino, curriculum personali, certificato di sana e robusta costituzione, certificato del reddito dal ministero delle entrate, passaporto, certificati del datore di lavoro... Il tutto in parte legalizzato dalla prefettura e in parte dalla procura. 
Guardo tutte le coppie ridere e parlare, quasi istericamente, felici. 
e poi guardo Silvia; lo sguardo perso. Pietrificata. La faccia tirata. Ha paura. Il suo incubo peggiore le sta togliendo la gioia del momento: l'aereo. La fobia per questo enorme "volatile" che potrebbe portarci da nostro/a figlio/a. 
Torniamo a casa. Per tutto il viaggio di ritorno ha pianto. In un attimo è stata bombardata da troppe emozioni. Io non sapevo cosa dire e cosa fare. Più cercavo di fare qualcosa più ottenevo l'effetto contrario. Se la lasciavo in pace, si sentiva abbandonata. Arriviamo in casa alle 14,00. Praticamente non mangiamo. Stiamo in casa tutto il pomeriggio a parlare, pensare, discutere, piangere e dormire.
Alla 1,30 mi alzo dal letto. Vado sul divano. Non riuscivo più a sentire lei piangere. Più che altro perchè mi sentivo impotente.
Alle 2 si addormenta e torno a letto, ma per tutta notte era un continuo girarsi nervosa, piangere e sospirare. Alle 6,30 mi dice che non voleva andare. Aveva troppa paura. Alle 7,30 dopo un'ora di sonno si sveglia, mi chiama e mi dice che ha deciso di andare. Perchè dall'altra parte del mondo c'è suo/a figlio/a che l'aspetta e non capisce perchè deve essere l'unica mamma che per una fobia stupida deve perdere la sua occasione.
Le dico che anche lui/lei avrà tanta paura. Lui/lei si troverà solo/a ad affrontare questa cosa. Noi saremo in due a farci forza e quindi chi è più naturale che abbia paura?

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