martedì 3 maggio 2011

Il mio diario dal 26/9/2008 a Maggio 2009

26/9/2008
Presentazione presso il Tribunale dei Minori di Milano della disponibilità per adozione nazionale ed internazionale

Febbraio 2009
Corso ASL

Marzo 2009
Iniziano i colloqui con gli operatori della ASL di Via Ricordi.
Il dialogo con l’assistente sociale procede in maniera abbastanza tranquilla, ma è l’incontro con la psicologa che ci destabilizza notevolmente. Non ci sentiamo a nostro agio e lei fa di tutto per farci stare sulle spine.
Gli incontri proseguono con assiduità, uno alla settimana, per otto volte, senza contare la visita domiciliare, dove soprattutto la psicologa, non manca di sottolineare particolari della nostra casa che a noi sembrano del tutto normali.

Maggio 2009
Colloquio di restituzione.
Le operatrici ci accolgono con gentilezza e sorridenti iniziano il discorso con la frase: “siete una bella coppia...”. I nostri occhi iniziano a brillare, inconsapevoli che un “MA” stava per incombere su di noi.
Tra le tante cose ci viene riferito che secondo loro, non eravamo pronti all’adozione oltre che per non aver partecipato ai corsi di preparazione presso alcune associazioni, anche perchè nella nostra vita non avevamo sofferto abbastanza, non avevamo avuto lutti che potessero renderci più vicini alle tragiche realtà (così come le definivano loro) dei bambini adottivi.
Un macigno ci era caduto addosso. Tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non era servito a niente.
E con la domanda: “ma siete sicuri di voler minare la vostra vita di coppia con l’arrivo di un bambino?” le persone che ci avevano seguito durante il cammino, si congedavano da noi consigliandoci di ritirare la domanda (non avevano neanche stilato la relazione), per poi ripresentarla quando veramente ci sentivamo pronti a capire quali erano i nostri limiti. Che frase ad effetto... direi uno slogan ricorrente nel percorso adottivo... I LIMITI...
Neanche loro sapevano quasi spiegare a cosa si riferissero.
Io avevo le lacrime agli occhi.
D’istinto avrei dato uno schiaffo ad ognuna delle nostre “giudicatrici” e poi me ne sarei andata.
Marcello invece rideva. Ha cercato di prendere in mano la situazione e grazie a lui sono ritornata in me.
La settimana successiva abbiamo comunicato alle due operatrici di aver deciso di ritirare la domanda, ma con la convinzione di ripresentarla subito.

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