lunedì 24 ottobre 2011

Lettera a una quasi mamma

"Ciao Silvia, come stai? Domanda superflua, lo so, ma le lettere solitamente si iniziano così.
E' un po' di giorni che ti osservo di nascosto, mentre lavi i piatti, mentre guardi la tv, mentre fai i mestieri, mentre cammini, mentre fai la spesa, mentre dormi.
Mi accorgo che ci sei con il corpo, ma la tua testa è altrove. Il tuo sguardo cerca altro, va al di la dei piatti, degli articoli sui banconi, delle immagini che corrono su uno video come più o meno anche la nostra vita sta facendo.
Sei presente, anche se in fin dei conti sei assente.
Vedo giorno dopo giorno un segno in più sulla tua pelle, dovuta non tanto alle regole del tempo ma alla stanchezza. Una stanchezza mentale più che fisica. Una stanchezza che neanche un bel sonno riesce a toglierti. E la dimostrazione è stata proprio sabato mattina che nonostante ti sia svegliata alle 10, il pomeriggio appena rientrata dai tuoi giri, eri di nuovo pronta per tornare a letto.
Ogni volta che ti guardo mi rendo conto di quanto tu sia forte. Trovi una strana forza dentro te che nonostante tutto quello che stai passando, ti permette in pubblico, di regalare un sorriso, una battuta, un gesto.
Ieri mi hai fatto morire quando hai detto che tutte le mattine, nonostante tutto, entri ancora in chiesa, ma anzichè pregare, domandi a Dio: "beh allora?!?!"
Conoscendo i tuoi toni, è ancora più spassosa da immaginare la scena.
Oppure quando mi hai detto che quanto sta succedendo è voluto, in maniera tale che quando dovrai salire sull'aereo, sarai talmente stremata che non ti sembrerà nemmeno di esserci sopra.
Mi fai morire quando parli alla sua foto o lo abbracci attraverso la foto, quando gli spieghi ciò che sta succedendo, quando prendi la foto in corrispondenza della sua mano e cammini per la casa "tenendolo per mano".
Ho sempre pensato che fossi una gran donna e non posso fare altro che ammirare il tuo carattere e la tua forza di volontà che ho sempre saputo ci fossero, ma erano nascoste. Dovevano solo essere stimolate.
Solo prendendoti la mano, solo abbracciandoti o solo accarezzando la tua testa mi rendo conto che però anche tu sei fragile. Solo quando mi rendo conto che le mie mani sono il doppio delle tue, o la tua testa mi sta in una mano o che con le mie braccia riesco a circondare il tuo corpo o che con le mie dite riesco a sentire attraverso la delicatezza della tua pelle, le ossa o le vene capisco che in fin dei conti una facciata non è altro che la controfigura di quanto tieni dentro. Ma sei brava a nascondere al mondo tutto quello che io non riesco a nascondere.
A parole è vero che sei una quasi mamma, ma in pratica penso tu lo sia a tutti gli effetti e penso che lo fossi ancor prima che iniziassimo questo cammino.
Penso che un domani con il nostro piccolo sarai un'ottima mamma, perchè saprai fin da subito regalargli un sorriso anche quando lui vorrà starti lontano, saprai trasmettergli certezze anche solo con lo sguardo o anche solo con una carezza.
Saprai dargli quello che ora nei momenti di bisogno riesci a dare a me.
Ti posso promettere che il nostro piccolo lo abbracceremo, non mi importa se dovrò aspettare ancora settimane o mesi, ma ti prometto che tra poco sarà a casa con noi e potrai donargli tutto quello di cui ha bisogno. TU!
ciao."

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