giovedì 20 ottobre 2011

Il vento è cambiato

Penso che oggi soffi da nord. E' freddo, penetra nelle ossa e nell'animo. Ho visto gli aerei sopra linate atterrare dalla parte opposta la solita. Sopra la mia testa volavano talmente bassi che sembrava di vedere la gente affacciata agli oblò.
Mi domando se in Kyrgyzstan faccia così, o più, freddo. Ho davanti agli occhi la foto di mio figlio in magliettina maniche corte, tipicamente estiva, con il suo taglio di capelli che in Italia in situazioni normali si definirebbe "taglio estivo" e mi domando se avrà qualcosa di più pesante da indossare.
Mi rendo conto però che lui, due autunni e mezzo in quel paese li ha già trascorsi, di cui quasi uno e mezzo nella sua attuale "casa".
Mi viene da sorridere quando Silvia mi dice: "copriti che fa freddo".
Oggi sono giù.
Ultimamente ho imparato a vedere l'aspetto positivo delle cose. Cerco sempre di guardare oltre. Oggi non ce la faccio.
Sono svuotato emotivamente. Vorrei aggrapparmi a qualcosa ma non trovo appigli. Mi sembra di essere al centro di una piazza deserta con delle vertigini e dei capogiri dovuti a chissà cosa. Cerco di aggrapparmi a qualcosa ma intorno non c'è nessuno e non c'è niente. Le pareti della case sono lontane, le piante lo sono ancora di più.
Mi immagino chi prima di noi ha fatto questo percorso. Provo a immaginare i loro pensieri, le loro emozioni, ma se devo essere sincero non riesco a trovarne beneficio.
Vedo la mamma sul tram con suo figlio. E' adottato non ci sono dubbi. Gli parla, lo tiene per mano, gli spiega che cosa sta facendo il tranviere e lui con i suoi occhi neri spalancati, che rimane senza parole. Vorrei essere in quel momento al suo posto. Già lo sono al suo posto, ma solo con una foto.
Provo tremenda insofferenza verso tutto e tutti: verso la signora anziana che sale sull'autobus con il carrellino della spesa, senza timbrare il biglietto si mette al centro del bus e quando dopo due fermate arriva a destinazione, mentre stanno salendo operai (extracomunitari) che tutto il giorno si sono spaccati la schiena a lavorare questa decide di muoversi, si mette davanti alla porta e dice in tono imperativo: "fatemi scendere!".
Uno di loro abbassando lo sguardo chiede scusa e scende per farla passare. Sarei sceso apposta per prenderla a calci.
Verso quella donna che è al bar a mangiare insieme al marito e ai due figli. Si vede che non è cosa e neanche guarda in faccia o ascolta i propri figli che cercano rifugio nel padre.
Verso quella persona a cui racconto la nostra "gravidanza" e questa non mi racconta della sua gravidanza per chi sa quale motivo. E lo vengo a sapere dopo da altre persone che lei è incinta. La consideravo una mezza amica mi rendo conto che non è mai stata neanche un decimo di quella mezza...
Verso chi mi dice che una coppia di amici sta partendo per la seconda adozione; "certo sono in ballo da un po' di tempo, qualche mese, però tra pochi mesi partono".
Verso i giornali e i tg che parlano in tutte le salse di Carla Bruni che è diventata mamma. Certo è un fatto incredibile, una notizia da prima pagina, una notizia di dominio internazionale...
A tutte queste cose ho sempre risposto: CHI SE NE FREGA!!! Oggi non riesco. Oggi sono insofferente.
Voglio volare ma come l'altro giorno, anche oggi mi rendo conto di essere un'aquila imprigionata nel corpo di un pollo. Mi sforzo e faccio piccoli brevi salti. Sbatto le ali ma non riesco a spiccare il volo.
Mi rimane una sola cosa da fare: mettere la testa sott'acqua e nuotare per non pensare e per cancellare i pensieri.
L'acqua purifica, l'acqua spazza via, l'acqua distrugge. Sembra impossibile, perché è semplicemente acqua ma anche le cose più impensabili hanno una forza straripante. Voglio uscire dalla piscina con questa forza, per ripartire domani mattina e magari già stasera con nuova vitalità.
Voglio che il vento soffi diversamente anche per me stasera. E voglio che presto il vento ci porti da nostro figlio.

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